La crescita dell’azienda è più importante della sicurezza. Sono queste le accuse che hanno lanciato alcuni impiegati di YouTube, presenti e passati, riguardo la presenza di contenuti controversi sulla piattaforma. Secondo i testimoni YouTube, sebbene fosse consapevole del materiale presente sul suo sito, non avrebbe mai fatto nulla per combatterlo – nonostante i tentativi degli stessi impiegati -, e avrebbe anzi invitato gli impiegati stessi a ignorarlo.
È noto da tempo, ormai, che su YouTube siano presenti video dagli argomenti decisamente discutibili. Oltre a video relativamente innocenti e sfide tra youtubers così avvincenti da diventare videogiochi, si aggirano sulla piattaforma numerosi contenuti che promuovono la disinformazione in ogni sua forma. Il movimento antivaccinista, così come altre teorie della cospirazione, ha tratto dal sito un enorme beneficio: il sensazionalismo di questo tipo di contenuti infatti fa schizzare i video in cima alla lista dei raccomandati, venendo spesso promossi da quegli stessi algoritmi che dovrebbero invece limitare la loro portata.
Una situazione che non è di certo passata inosservata alle persone all’interno di Youtube, e che negli anni hanno proposto soluzioni per prendere posizione contro la massa di contenuti falsi, allarmisti e nocivi presenti sulla piattaforma di streaming video più grande del mondo. Ma ogni volta, YouTube ha stroncato le proposte sul nascere.
Più scandali, più views
A contribuire al clima di omertà probabilmente è stato l’obiettivo di “Engagement”, o partecipazione, che YouTube si era prefissato. E per raggiungere quindi più visualizzazioni, più tempo trascorso e più interazioni sui video online, ogni altro problema è stato volontariamente ignorato. Soprattutto perché quello stesso problema era, in realtà, ciò che attirava i visitatori sul sito: lo scandalo.
Già nel 2012 YouTube aveva capito che più visualizzazioni corrispondevano a più pubblicità. Così la piattaforma si impegnò in ogni modo per mantenere l’attenzione dell’utente sul sito, raccomandando video uno dietro l’altro e ponendosi l’obiettivo di raggiungere il miliardo di ore di visualizzazioni al giorno, raggiunto nell’ottobre del 2016. E quale modo migliore per farlo, se non sfruttando contenuti sensazionalistici?
Susan Wojcicki, CEO di Youtube dal 2014, si sarebbe mostrata indifferente alla questione. Secondo quanto dichiarato da un testimone a Bloomberg, la CEO avrebbe infatti detto che non si sarebbe mai intromessa per indagare a fondo la questione, in quanto il suo lavoro era di “dirigere l’azienda, e non di avere a che fare con queste questioni”.
Le proposte degli impiegati
Ma non tutti erano d’accordo con quanto stava succedendo. Un ex ingegnere di Google suggerì allo staff di mantenere i video che erano ai limiti di ciò che le policy concedevano, ma di rimuoverli da quelli raccomandati. La sua proposta, però, fu rifiutata.
Ma YouTube non si è limitato a questo, e ha anzi invitato il suo staff a essere meno attivo. Gli avvocati avrebbero infatti avvisato gli impiegati non addetti alla moderazione di evitare di fare ricerche per conto loro su video “discutibili”, perché essere a conoscenza di quei video rendeva l’azienda più esposta ad azioni legali.
Gli interventi di YouTube
Un portavoce di YouTube avrebbe contestato la dichiarazione su Wojcicki e sulla priorità dell’Engagement. Secondo quanto dichiarato, YouTube negli ultimi anni si sarebbe impegnata per combattere la presenza di contenuti controversi.
Innanzitutto, i video raccomandati sarebbero scelti anche prendendo in considerazione sondaggi di soddisfazione mostrati dopo i video, da cui YouTube milioni di risposte ogni settimana.
La piattaforma ha inoltre inserito dei riquadri di testo da siti come Wikipedia in tutti quei video che mettono in discussioni fatti certi, come l’allunaggio, e che sarebbero mostrati “decine di milioni di volte a settimana”. E più recentemente, la piattaforma avrebbe integrato link a Google Notizie all’interno della ricerca di YouTube, oltre ad aver incentivato le testate giornalistiche a creare video e aver demonetizzato quelli che promuovono la disinformazione.
Le conseguenze sulla società
Tutto ciò, però, non è bastato a prevenire che i contenuti controversi raggiungessero la portata che hanno effettivamente raggiunto.
Quasi venti canali responsabili della diffusione di falsità ed estremismi hanno più di 170 milioni di views, spesso raccomandandosi l’un l’altro.
Ma tutto ciò non riguarda solo la disinformazione. Nella questione si inserisce anche il recente scandalo dei video indirizzati ai bambini – che spesso contenevano materiale non adatto a loro – e su cui YouTube è intervenuta solo dopo l’esplosione del caso mediatico. Spesso i canali incriminati, prima di essere rimossi, contavano milioni di iscritti, e i loro video apparivano spesso tra i 1oo più visti. Davvero YouTube non ne era a conoscenza?
Nel 2018, dopo la sparatoria di Parkland, divenne virale un video in cui si cospirava che le vittime dell’attentato fossero degli attori. Il video arrivò ovviamente nella pagina delle tendenze, e nonostante in molti chiesero di limitare la sua visibilità, non fu preso alcun provvedimento.
E nonostante tutte le precauzioni prese, il sito rimane ancora pieno di contenuti nocivi.
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