Le 5 morti più tristi nella storia dei videogiochi
“Ogni anno, il due novembre, c’è l’usanza per i defunti andare al cimitero…”
Così si apre la leggendaria Livella, poesia del Principe Antonio De Curtis, in arte Totò. Proprio come la leggendaria figura della comicità partenopea, anche noi vogliamo commemorare i defunti a modo nostro. Oggi ripercorreremo alcuni dei momenti più tristi della storia dei videogiochi di questa e della scorsa generazione, con le 5 morti che più ci hanno fatto commuovere e che tutt’oggi fanno sentire il loro segno nei cuori di migliaia di giocatori. Ci teniamo ad avvisarvi che, come è ovvio che sia, questa classifica contiene anticipazioni di notevoli proporzioni sulle opere citate di seguito. Dunque, preparate i fazzoletti perché vi risulterà difficile trattenere le lacrime non appena leggerete di queste tragiche scomparse, talvolta sceniche, talvolta più solenni e silenziose.
La morte di Dom in Gears of War 3
Partiamo subito con una delle saghe videoludiche più rivoluzionarie della settima generazione. Gears of War è definito da molti il third person shooter per eccellenza, soprattutto con la maturità nella maturità raggiunta dal terzo capitolo. Un titolo che concilia l’ottima formula di Epic Games a una narrativa mai banale e ricca di colpi di scena. Uno dei “plot twist” più importanti dell’intera saga – da Gears a Gears 4, passando per Judgement – è proprio la dipartita di Dom. Dominic Santiago era devoto al suo paese ed era un soldato di eccezionale valore, ma sopratutto un bravo padre e marito. Per lui la guerra contro l’Orda era tutto, e lottava spinto dal ricordo della moglie scomparsa, Maria Santiago, e per vendicare i figli uccisi dalle Locuste.
La sua morte nel terzo capitolo incarna perfettamente lo spirito di questo personaggio, che l’ha reso tanto amato dai giocatori attraverso dialoghi e documenti di gioco. Il suo sacrificio, il sacrificio di un solo uomo, ha permesso a tanti di vivere, tra i quali il tanto amato Marcus Fenix. Un martire della guerra contro l’Orda, al quale verrà resa giustizia in seguito dai suoi commilitoni. Ancora oggi i fan di Gears of War si sciolgono come burro dinanzi la triste scena del terzo capitolo, che vede Dom invocare il nome di sua moglie prima di farsi esplodere addosso a un gruppo di Splendenti.
La Morte di Soap in Modern Warfare 3
Modern Warfare è sicuramente la saga di first person shooter più famosa del franchise di Call of Duty, nonchè tra le più apprezzate dai videogiocatori di tutto il mondo. In particolare, il multiplayer del secondo capitolo è ad oggi considerato il migliore dell’intera produzione Activision. Anche la componente single-player non è da meno, infatti questa quarta posizione è occupata dalla caduta in battaglia del più coraggioso dei soldati. Conosciuto dai suoi commilitoni come Soap, John McTavish è uno dei protagonisti memorabili della celebre serie. Quest’ultimo gioca un ruolo fondamentale nella lotta per liberare il mondo dalla minaccia, in pieno stile americano, dei russi.
Grazie alle operazioni da lui condotte, si guadagna un grado sempre maggiore tra le fila dei ribelli, fino al giorno della sua triste morte. L’undici Ottobre del 2016 è il suo ultimo giorno di servizio, interrotto da un’esplosione causata da Makarov. Soap viene poi vendicato dai suoi compagni durante l’ultima missione del gioco, ambientata negli Emirati Arabi Uniti, che fa da conclusione alla storia della Task Force 141.
La morte di John Marston in Red Dead Redemption
Propio in questi giorni, Red Dead Redemption 2 ha fatto il suo glorioso debutto sul mercato. Eletto da molti come “il gioco dell’anno” da molti utenti, è riuscito a tenere alta la reputazione del precedente capitolo e del suo padre, Red Dead Revolver. Quando venne rilasciato, Red Dead Redemption, venne definito da IGN come “il terzo titolo più rivoluzionario del gaming moderno”. Un’epopea west degna del miglior film hollywoodiamo, la quale ha un protagonista degno di nota come ogni produzione che si rispetti. Questo è il caso di John Marston e della sua ancor più gloriosa morte, scenografica, cruda e senza pietà estetica. L’ex membro della banda di Dutch van der Linde, divenuto poi cacciatore di taglie, è sicuramente il protagonista più carismatico dei titoli Rockstar. La sua vita, alla continua ricerca della redenzione, della fuga dall’ombra della criminalità del west, finisce nel più glorioso dei modi, e tutti noi abbiamo ben impressa quella scena. John, dopo aver detto addio alla moglie e al figlio, senza indugiare affronta l’esercito e i federali con la sua fedele Colt, finendo però crivellato di colpi. Una morte eroica, a dir poco epica e pregna di significato. Una perfetta conclusione, anche se dal risvolto amaro, per la storia dell’eroe in cerca del riscatto. Marston viene poi vendicato dal figlio Jack, che rende giustizia al defunto padre seguendone i passi.
La morte di Joker in Batman Arkham City
Uno dei finali più iconici della scorsa generazione videoludica. Il climax ascendente di questa sequenza rappresenta perfettamente il pathos e l’angoscia che ogni giocatore ha provato quando ha visto la morte del Joker. La nemesi per eccellenza del Cavaliere Oscuro, il Clown più famoso della storia dei fumetti, cessa di esistere. Arkham City è il secondo capitolo della famosa serie di Rocksteady Studios dedicata all’eroe DC più celebre. Se è vero che Asylum è considerato il migliore per le meccaniche, City è considerato da molti il migliore per trama.
Il finale di questo titolo riassume perfettamente questa scuola di pensiero: Batman esce dal cinema nel quale Joker teneva prigioniera Talia, ed è proprio quest’ultima a liberarsi e trafiggere con la sua spada il Clown Folle. Batman, con una marcia solenne e una palese sofferenza in volto, esce dalla sala, circondato dalla polizia, col cadavere della sua nemesi tra le braccia. Una parte di lui cesserà per sempre di esistere. Questo causerà poi un conflitto interiore al povero Uomo Pipistrello, che vedremo poi approfondito in Arkham Knight. Complimenti a Rocksteady e speriamo tornino presto con il prossimo capitolo, come vociferato in questo articolo.
La morte di The Boss in Metal Gear Solid 3: Snake Eater
Siamo giunti alla prima posizione, la più drammatica, nonché iconiche dentro e fuori dal franchise di Metal Gear Solid. Chiunque troverebbe difficoltà nel trattenere le lacrime anche solo pensando a questo momento. Metal Gear Solid 3, e in particolare questa scena, sono l’apice qualitativo della Metal Gear Saga. La morte di The Boss è l’exploit dell’estro creativo e registico di Kojima-Sensensei: la madre mentore di Big Boss, uccisa dalla sua stessa creatura per il bene della patria. Una missione “virtuosa”, per giocare con la nomenclatura di questo capitolo, in cui la donna si sacrifica per salvare due nazioni ed impedire un conflitto nucleare.
L’Eredità dei Filosofi, al sicuro nelle sue mani, avrebbe potuto trovare nuovo rifugio tra le mani del suo allievo, John. La donna si accascia su un letto di fiori per essere poi uccisa da Naked Snake con la sua stessa arma, il Patriot. La sua volontà verrà per sempre portata avanti da quest’ultimo, lottando per creare il suo stato ideale. Con questa scena leggendaria, si conclude questa classifica commemorativa dei momenti più toccanti nei videogiochi. Avete mai sofferto per la scomparsa di un personaggio? Fatecelo sapere con un commento.
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