Sempre più persone parlano più di una lingua. Sono moltissimi infatti gli studi che affermano che il numero degli individui plurilingue – ovvero capaci di parlare più di una lingua – supera quello dei monolingue, e anche le famiglie in cui si parla più di una lingua sono sempre più diffuse. Per andare incontro alle esigenze particolari scaturite da questi fenomeni, Google ha annunciato durante IFA 2018 che Google Assistant sarà ora in grado di comprendere e rispondere in due lingue contemporaneamente. Le lingue disponibili per ora sono inglese, tedesco, francese, spagnolo, italiano e giapponese. Un traguardo importante per l’assistente Google, che si dimostra sempre più versatile e in grado di adattarsi ai contesti più disparati. Oltre alla nuova funzionalità bilingue, Google ha infatti annunciato l’arrivo di una nuova serie di dispositivi che collaborano con Google Assistant.
Come Google Assistant è diventato bilingue
Grazie alla nuova funzionalità, gli utenti potranno parlare ad Assistant in lingue diverse senza dover cambiare le impostazioni del proprio dispositivo, e l’assistente sarà in grado di rispondere alla richiesta nella stessa lingua in cui è stata formulata. Ma come ci riesce?
A differenza del settaggio monolingue, quello multilingue richiede che si svolgano diversi processi parallelamente: Assistant deve infatti capire quale lingua è usata, compararla con quelle scelte dagli utenti e poi convertirla in un’azione, il tutto in pochi millisecondi. Per farlo al meglio, Assistant si concentra sulla prima parte della domanda, facendo ipotesi preliminari sulla lingua utilizzata. Successivamente, appena è sicuro della lingua utilizzata, passa in modalità monolingua e continua il suo normale funzionamento.
Più difficile di quello che sembra
Detto così sembra molto semplice, ma la questione è in realtà molto più complicata. Il riconoscimento della lingua infatti avviene solamente grazie a una tecnologia per il riconoscimento della lingua parlata su cui Google ha iniziato ha lavorare nel 2013, chiamata LangID. Basata su reti neurali ricorrenti, ovvero che si aggiornano di volta in volta in base ai nuovi dati ottenuti, questa tecnologia è in grado rilevare la voce e distinguere coppie di lingue in oltre 2000 combinazioni. Una volta compresa la lingua e la richiesta, Assistant deve poi trasformare la domanda in un comando azionabile (come per esempio aprire l’app dell’orologio quando l’utente chiede di impostare la sveglia). Data la complessità delle operazioni richieste, è possibile scegliere solamente tra due lingue utilizzate in parallelo. Google però è a lavoro per migliorarsi, e promette che in futuro Assistant sarà in grado di parlarne tre.
Una piccola riflessione sulle lingue
Ciò che sta facendo Google è straordinario sotto molteplici punti di vista. Non si tratta infatti di tradurre o di trascrivere un testo in base alla dettatura vocale, ma di comprendere e interagire in diverse lingue. Un’operazione decisamente più complessa dell’identificazione testuale, in cui i dizionari possono essere utili alleati per la decifrazione. Google Assistant deve essere in grado innanzitutto di riconoscere e delimitare le parole nel flusso vocale, operazione potenzialmente complicata dall’intonazione, dalla velocità del parlato e da possibili rumori di sottofondo. Tutti elementi che spesso rendono difficile la comprensione anche per un essere umano.
Far parlare Google in più lingue, però, vuol dire riconoscere un fenomeno estremamente importante della nostra società, ovvero quello del plurilinguismo. Conoscere e parlare più lingue ha un’importanza non solo a livello sociale, ma anche a livello mentale. La conoscenza delle varie lingue non è infatti divisa in “scompartimenti” autonomi. Tutte le lingue conosciute contribuiscono alla competenza linguistica, e vanno a migliorare l’uso globale delle singole lingue. Inoltre, non dover più scegliere quale lingua utilizzare per svolgere compiti quotidiani conferisce pari valore e dignità alle lingue conosciute. Ciò ha dei risvolti anche sull’identità dell’individuo, profondamente legata alla lingua ,che è poi legata a sua volta a una cultura specifica.
I nuovi dispositivi
Google Assistant arriverà su numerosissimi dispositivi, anche se non tutti saranno disponibili fin da subito in Italia. Visto che risulta particolarmente comodo per ascoltare la musica, l’assistente sarà supportato da tantissimi nuovi speraker come Bang & Olufsen’s Beosound 1 e Beosound 2. Sempre per la casa, una novità molto interessante sono gli Smart Display JBL’s Link View e LG XBOOM AI ThinQ WK9, creati in collaborazione con Lenovo. Gli Smart Display sono perfetti in cucina, utili per seguire una ricetta e facilmente controllabili a voce se si hanno le mani in pasta. Sarà ovviamente possibile utilizzarli anche per visualizzare video su Youtube o fare chiamate con Google Duo. E grazie alla collaborazione con nuovi partner, accendere le luci o il riscaldamento tramite smartphone sarà ancora più facile. Google sta inoltre lavorando per rendere Assistant più facilmente accessibile su dispositivi mobili come smartphone e cuffie.
Su smartphone come LG G7 One e Vivo NEX S, per esempio, sono presenti tasti fisici per attivarlo velocemente, ma non solo: gli shortcuts saranno presenti anche su alcune cuffie in arrivo come JBL Everest GA ed Earin M-2. Grazie al supporto di Google Assistant, gli utenti potranno gestire la musica o scrivere un SMS semplicemente usando la voce.
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