Acqua, terra e aria Made in USA con The Crew 2
Dopo ben quattro anni, The Crew torna sulla scena videoludica con un seguito che vuole migliorare l’offerta precedente. Il sequel del racing game targato Ubisoft, mira ad ampliare considerevolmente l’offerta degli Stati Uniti su ruote di Ivory Tower. Le premesse sono le stesse del duemila e quattordici: partecipare a eventi disseminati per la mappa di gioco, che ripropone l’intera area degli Stati Uniti. L’idea all’epoca stuzzicò le fantasie di molti, ma si concretizzò con dei compromessi. Nonostante i problemi iniziali, il titolo Ubisoft ha continuato la sua corsa ampliando sempre di più i contenuti, esigui al lancio.
Tuttavia, l’esperienza MMO su quattro ruote non è stata capace di creare l’engagement sufficiente affinché si creasse una community a livello endogeno. Per alcuni giocatori è stata una bella esperienza, per altri un’occasione sprecata. Questa volta Ubisoft ci riprova, portando più varietà in termini ludici. Infatti, ci troveremo alla guida di molti più tipi di veicoli, rispetto alle sole automobili del primo capitolo, con l’obiettivo di padroneggiare ogni disciplina. The Crew 2 sarà dunque riuscito a migliorare la formula utilizzata in passato? Queste le premesse per raccontarvi dell’intesa creatasi con il racing game di Ivory Tower.
“I wanna be the very best”
In ambito narrativo, non ci sbilanciamo oltre al dire che la trama è fine a se stessa – tradizione difficilmente tradita nel genere. Quest’ultima è utile a dare un senso alla totalità dell’opera e a tenere insieme le parti che compongono il gameplay. Siamo narrativamente guidati nella progressione della carriera, conquistando un gran numero di followers portando a termine le gare. I followers sono in realtà la trasfigurazione contestuale dei punti esperienza accumulati dal giocatore, i quali vanno a costituire il livello del proprio profilo. In ciò si individuano reminiscenze classiche, rintracciabili in capisaldi del racing arcade come Burnout Paradise e, seppur in altri termini, Forza Horizon.
L’offerta complessiva è chiara dopo poche ore
Gli USA si trasformano in un gigantesco parco giochi a tema motorsport, che offre una miriade di eventi a cui partecipare, sbloccabili tramite sistema progressivo. Progredendo e accumulando soldi dagli eventi, si ha accesso ad un numero sempre maggiori di competizioni e veicoli con i quali partecipare. Tuttavia, questa formula alla lunga può risultare ripetitiva, seppur divertente. Essenzialmente, dopo circa 10 ore si ottiene una panoramica completa di ciò che il gioco ha da offrire. Durante l’avanzamento, si incontrano personaggi abbastanza scialbi e stereotipati, che introducono il giocatore alle nuove sfide proposte. I classici veterani che puntano ciecamente sulla nostra vittoria, offrendoci la possibilità di acquistare veicoli sempre più prestanti che vanno a comporre il garage per le competizioni future.
Questo tipo di impianto funziona per le prime ore di gioco, ma non appena si tocca la sponda dell’endgame, si inizia a percepire la carenza di contenuti sostanziosi che spronino il giocatore a continuare nel grinding dei livelli. Una volta affrontate tutte le competizioni principali, rimangono solo delle piccole attività secondarie, le quali non bastano a tenere in piedi il gigantesco open world del gioco. Ubisoft rilascerà degli aggiornamenti gratuiti nei mesi a venire, al fine di sopperire alla pochezza generale dell’offerta.
Si corre o no?
Rispetto al passato dunque, abbiamo molte tipologie di veicoli a disposizione; spaziando dai classici veicoli di terra, da due o quattro ruote, fino ad arrivare alle imbarcazioni e i velivoli. Mentre ci troviamo in free roaming possiamo scambiare tra essi a piacimento, con la semplice pressione di un tasto. Viene data così un’ottima continuità all’esplorazione, la quale rappresenta uno degli aspetti che più ci hanno appassionato. Nonostante questo, anche la componente esplorativa è fine a sé stessa, in quanto offre al giocatore un ampio spazio aperto ma senza attività degne di nota.
Gli unici eventi proposti sono le classiche gare di vario genere, delle quali il completamento riveste la maggior parte della durata del gioco. Queste ultime sono distribuite geograficamente quasi sempre negli stessi punti, comportando del notevole backtracking – che altri possono chiamare “spinta” all’esplorazione, fondamentalmente inefficace. The Crew 2 offre inoltre delle piccole attività secondarie da svolgere, come battere dei record o scattare delle foto in precisi istanti, lasciando però gran parte della mappa spoglia, senza un valido motivo per cui recarcisi se non per curiosità nell’esplorare.
Il sistema di guida arcade eccede anche in quel solco
Il sistema di guida, prettamente arcade, diverte ma è decisamente troppo irrealistico per chi cerca il giusto compromesso – quello visto in giochi come Forza Horizon. Le automobili, in tal senso, non sbandano quasi mai se non è il giocatore a volerlo. Di contro invece, negli eventi drift l’ingresso in derapata è fin troppo sensibile: basta un lieve movimento della levetta. Dunque, il modello di guida risulta molto semplice e diretto, non impegnativo ma godibile se non si hanno pretese simulative.
Diverso è il discorso che riguarda la fisica: piatta e molto essenziale, con un sistema di impatti che non convince. Nota di merito invece per il comparto sonoro, il quale non tradisce mai la natura delle vetture e rimane fedele alle situazioni proposte. Il sound di ogni veicolo è riproposto fedelmente, e la nostra ascesa è accompagnata da una selezione di brani molto variabile e accattivante.
MMO di corse
The Crew 2 cerca di raccogliere il mondo delle competizioni a bordo di veicoli in un opera totalizzante, ma ci riesce solo concettualmente. Infatti, si ha la sensazione costante che la componente automobilistica sia la parte del titolo che è rimasta più approfondita nel complesso – soprattutto a livello di modifiche estetiche e prestazionali dei veicoli, merito anche delle numerose licenze presenti nel gioco.
Ovviamente, non si poteva scartare tutto il buon lavoro fatto con il primo capitolo, anche se questa scelta tende a oscurare le altre discipline. Nonostante il gioco cerchi di proporle alla pari delle quattro ruote sulla carta, concretamente risultano quasi in secondo piano. Tralasciando l’indubbia supremazia delle gare su strada, le altre discipline offrono competizioni off road, freestyle aereo e gare nautiche che sanno intrattenere.
La sensazione di velocità e l’effetto elastico
Da buon arcade di guida, la sensazione di velocità non manca: dei buoni effetti visivi propongono diverse situazioni al cardiopalma. Nello specifico, le competizioni drag offrono la miglior esperienza in questo senso. Nel complesso, correre tra le strade delle più grandi metropoli americane, o sfrecciare per gli aridi deserti che collegano le due coste, passando per montagne innevate, boschi e fiumi noti, è un’esperienza piacevole che gli amanti del free roaming apprezzeranno sicuramente – specialmente nei momenti morti della carriera.
Durante la nostra prova non abbiamo potuto far a meno di notare un fastidioso “effetto elastico” durante le gare, che molto spesso crea frustrazione dove non ce ne sarebbe bisogno. Infatti, l’intelligenza artificiale tende ad aggredire maggiormente quando ci manteniamo in prima posizione. Il sorpasso tende ad essere forzato nelle ultime curve, e si avverte il tentativo artificioso di farci piazzare in tutti i modi secondi.
Questo problema vanifica leggermente il sistema di elaborazioni dei veicoli, strutturato con l’impianto tipico degli MMO. Questo impianto riguarda le parti di ricambio con rarità variabile, ottenibili al termine di ogni competizione e specifiche per ogni veicolo. Ogni ricambio che installiamo sui veicoli va ad incrementare le prestazioni e il livello extreme del mezzo – termine che riguarda la sua valutazione complessiva. Non manca all’appello la tanto amata personalizzazione estetica dei veicoli, con numerose componenti di ricambio e livree modificabili.
L’ottimizzazione è un risotto “mari e monti”
Tecnicamente parlando, il titolo non eccelle per ottimizzazione. Nonostante i caricamenti siano molto spesso indolori e il frame rate sia ancorato sui 30 frame – eccezion fatta per le situazioni più concitate – gli input non sono sempre precisi e reattivi, lasciando al giocatore un senso di lentezza di fondo. Il comparto grafico tende a rimanere sottotono rispetto alle produzioni attuali dello stesso genere. Le texture di base sono piatte e il livello di dettaglio complessivo è medio-basso.
Per offrire una mappa così vasta, sono stati fatti sacrifici in termini di pulizia generale e costruzione poligonale, che risulta piatta ed essenziale. Nonostante questo, la resa dei paesaggi sulla lunga distanza risulta piacevole e il colpo d’occhio – senza soffermarsi sui dettagli – non è affatto male. Se consideriamo la suggestiva transizione giorno-notte con condizioni meteo variabili e impostabili, non possiamo non lodare l’ottimo lavoro svolto in questo campo. Migliora considerevolmente la resa grafica con la modalità foto: sbizzarrendosi, si possono ottenere ottimi risultati.
L’ambientazione è realizzata con cura
Dove The Crew 2 riesce particolarmente bene, è nella caratterizzazione ambientale: ogni luogo degli Stati Uniti ha un identità e un proprio clima. Sono infatti le gare coast to coast a stupire maggiormente, le quali permettono di attraversare il continente da una parte all’altra sfrecciando a gran velocità e ammirando il cambiamento del bioma. Fiumi, canyon, campagne e città sono tutte caratterizzate con una propria personalità distintiva.
Durante la nostra prova ci siamo imbattuti in un modesto numero di bug, che riguardano principalmente gli elementi della mappa di gioco. Parliamo di persone, rocce e alberi fluttuanti, accompagnati da pop-up che infastidiscono la scena generale anche se non troppo frequenti. Tutto questo ci porta a definire The Crew 2 come un tentativo di alchimia mancata e non completa. La formula attende cura, ampliamento e rifinitura per offrire un’esperienza migliore.
In conclusione, The Crew 2 passa il test?
The Crew 2 è un titolo che si lascia giocare senza problemi, al netto di una campagna banale che funge da collante per tutte le funzionalità che il gioco ha da offrire. Il gioco è godibile, ma si presenta sul mercato con un offerta tutt’altro che completa. Quest’ultima verrà ampliata con molti aggiornamenti gratuiti in arrivo nei prossimi mesi – inclusa la modalità PVP che per ora risulta assente. Le sessioni di gioco non sono particolarmente impegnative, dunque il gioco ha il potenziale per attirare a sé chiunque abbia un pizzico di interesse per i motori.
Giocato in compagnia e con una community a sostegno, The Crew 2 potrebbe diventare un ottimo luogo di ritrovo per i fanatici della guida arcade. Purtroppo, con il prodotto attuale, siamo di fronte ad un ennesimo lancio da “starter pack“: un prodotto che necessita di cura e aggiornamento costante se vuole imporsi sul mercato. Con un imponente Forza Horizon 4 alle porte, Ubisoft non può permettersi passi falsi.
Se cercate un’alternativa più libera e scanzonata ai classici racing game e volete credere nel progetto dei ragazzi di Ivory Tower, sappiate che The Crew 2 potrebbe intrattenervi per molte ore. Soprattutto in caso decideste di passarle in compagnia di amici, con lo scopo di formare una vera e propria crew che possa scorrazzare e dominare ogni percorso degli USA. Perché chiamarsi The Crew altrimenti? Potete acquistarlo qui per PS4 e Xbox One a questi link!
Versione testata: PS4 Standard
Per rimanere informati sul mondo nerd, continuate a seguirci sul nostro sito DrCommodore.it e su Facebook, Instagram, Telegram, YouTube, Discord e Twitch.