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Google vuole il ritorno al lavoro ibrido entro 2 mesi: ultimatum ai dipendenti full-remote

La pandemia di Coronavirus ha portato anche a cose positive, come l’introduzione del lavoro da remoto, molto apprezzata dai dipendenti di numerose aziende. Anzi, ora sono in molte le persone che chiedono espressamente di avere la possibilità di lavorare comodamente da casa, sia per proteggere il proprio spazio personale che per evitare di doversi trasferire a centinaia (se non migliaia) di chilometri dalla propria città natale. Non tutte le aziende sono però così fan di questo tipo di lavoro, tanto che pure big tech come Amazon hanno iniziato a ritrattarlo.

Il colosso dell’e-commerce ha costretto i propri dipendenti a tornare completamente in ufficio 5 giorni a settimana perché i dirigenti erano dell’idea che in questo modo si sarebbe potuto aumentare la produttività e la complicità tra i dipendenti, valori visti come essenziali in un periodo di corsa verso la prossima evoluzione tecnologica. I dipendenti, ovviamente, non l’hanno presa benissimo, ma purtroppo diverse aziende hanno seguito a ruota l’esempio dell’azienda. E ora anche Google pretende che i suoi dipendenti tornino in ufficio, anche se non dice completamente di no al lavoro da remoto (almeno per il momento).

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Google pretende il ritorno in ufficio dei dipendenti full-remote: 3 giorni in presenza o licenziamento

L’azienda di Mountain View infatti non pretende che i dipendenti tornino in ufficio tutti e 5 i giorni lavorativi, ma che piuttosto tornino a lavorare in maniera ibrida, con 3 giorni in ufficio e 2 in remoto. Google era già tornata a un modello ibrido mesi fa, concedendo solo alcune eccezioni in full remote, ma ora ha inviato ai dipendenti un ultimatum ad accettare il modello ibrido o a stare a casa… Ma da disoccupati.

Stando a quanto riportato dalla CNBC, ai dipendenti da remoto dei reparti Google Technical Service e People Operations sarebbe stata inoltrata una mail in cui vengono intimati ad accettare il ritorno in ufficio per almeno 3 giorni a settimana o di uscire volontariamente dall’azienda. Ai dipendenti che abitano lontano dagli uffici verrebbero concessi dei risarcimenti una tantum per aiutarli a trasferirsi entro 80 km da essi, mentre chi abita in quel raggio ha tempo fino a giugno per tornare in presenza.

Google

Per Sergey Brin, uno dei co-fondatori di Google, 60 ore di lavoro in ufficio sono cruciali per consentire all’azienda di primeggiare nella sempre più competitiva corsa alle intelligenze artificiali. E ora è lecito preoccuparsi per il futuro: tra qualche anno tutti diminuiranno pesantemente lo smart working decidendo di mettere al primo posto i profitti più che la salute dei dipendenti, oppure non tutte le aziende seguiranno gli esempi delle big tech?

Leggi anche Google sotto pressione: il DOJ punta a smantellare il monopolio di Chrome.

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Yoel Carlos Schincaglia

Yoel Carlos Schincaglia

Nato il 14 febbraio 1997 a Bentivoglio, in provincia di Bologna. Grande appassionato principalmente di anime, poi anche di videogiochi e manga. Credo nella canzone che ho nel cuore!

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