Kanye West, o meglio Ye, continua la sua discesa inarrestabile nel caos mediatico. L’ultima trovata del rapper è durata meno di dieci minuti: bannato da Twitch dopo soli sette minuti di streaming, un nuovo record negativo che si aggiunge alla lunga serie di espulsioni dalle principali piattaforme. Durante questa breve apparizione, Ye ha indossato una giacca nera e occhiali Prada, presentandosi al pubblico con un monologo farcito di insulti contro le comunità ebraiche e LGBT+, culminato con un saluto nazista e l’esclamazione “Heil Hitler”, come visibile anche nella condivisione della nostra fonte TheDailyBeast o nell’immagine sottostante che ripubblichiamo semplicemente ai fini della notizia.
Twitch, in risposta, ha agito senza esitazione, sospendendo immediatamente il canale prima ancora che raggiungesse i 220 follower. Una mossa che riflette la crescente intransigenza delle piattaforme contro la diffusione di messaggi d’odio. L’episodio conferma come Kanye West, un tempo innovatore musicale e simbolo culturale globale, abbia ormai scelto di abbracciare posizioni estremiste e provocatorie senza alcun filtro, utilizzando ogni occasione pubblica per rilanciare messaggi discriminatori.
Non è un caso isolato: solo poche settimane fa, il rapper era apparso in un video successivamente rimosso, sfoggiando una collana decorata con simboli nazisti accanto a Nick Fuentes, noto suprematista bianco, con cui aveva già condiviso una cena controversa con Donald Trump nel 2022 a Mar-a-Lago. Quel gesto aveva già scatenato una tempesta di critiche, evidenziando la pericolosa deriva che l’artista ha intrapreso, trasformandosi da innovatore a megafono di teorie cospirazioniste.

Tra boicottaggi e richieste di censura per Kanye West
Le reazioni all’ennesima provocazione non si sono fatte attendere. David Schwimmer, l’attore di Friends, si è esposto pubblicamente, sollecitando Elon Musk a bandire Kanye West dalla piattaforma X, ex Twitter. Schwimmer ha citato esplicitamente alcune delle frasi più scioccanti pubblicate da Ye, come “Sono un nazista” e “Non mi piacciono e non mi fido delle persone ebree“, evidenziando la gravità dei contenuti diffusi.
Il dibattito su quanto le piattaforme digitali debbano intervenire per arginare l’odio online si riaccende ogni volta che una figura così prominente sfrutta la propria visibilità per diffondere idee tossiche. Schwimmer stesso ha sottolineato: “Non possiamo fermare un fanatico squilibrato dallo spargere bile piena di odio e ignoranza, ma possiamo evitare di dargli un megafono“. La traiettoria di West sembra ormai irreversibile. Nonostante le sanzioni, i ban e l’indignazione pubblica, il rapper continua a trovare nuovi canali per propagare la propria retorica.
Nel frattempo, il suo impatto culturale si riduce a una serie di controversie che, piuttosto che alimentare dibattiti artistici, rivelano una progressiva emarginazione da quel mondo della cultura popolare che lui stesso aveva contribuito a plasmare. Il caso Kanye West solleva interrogativi più ampi: fino a che punto la libertà di espressione può essere protetta quando diventa veicolo di odio? E quale responsabilità dovrebbero assumersi le piattaforme nel limitare il danno sociale causato da certe figure pubbliche?
