Hazelight Studios non ha certo bisogno di presentazioni; la software house creata da Josef Fares dopo il successo del suo Brothers: a Tale of Two Sons, nonostante la sua giovane età, ha saputo già ritagliarsi un enorme spazio all’interno dell’industria videoludica. Basti pensare al grande successo riscosso dalla loro prima opera, A Way Out, o all’incredibile qualità di quella che fino a qualche giorno fa era la loro opera magna, It Takes Two, capace addirittura di aggiudicarsi in maniera assolutamente meritata il titolo di Game of the Year dell’ormai lontano 2021.
Con It Takes Two, Fares ed il suo team avevano creato un prodotto difficilmente migliorabile e/o replicabile, in grado di mettere in campo una serie infinita di idee diverse tutte estremamente ben contestualizzate all’interno di un impianto ludico capace di sorprendere i giocatori minuto dopo minuto. Nonostante infatti gli sviluppatori avessero deciso di inserire diversi tipi di gameplay, totalmente eterogenei e di difficile commistione, il gioco con protagonisti gli ormai indimenticabili Cody e May riusciva ad approfondire a dovere ogni idea buttata nel calderone dal team svedese, senza mai risultare confusionario.

Split Fiction, il nuovo capolavoro di Hazelight
La magia della formula vista in It Takes Two dunque sembrava essere un unicum nel panorama videoludico, che neanche Hazelight stessa avrebbe potuto migliorare; questo almeno era il pensiero – unito ad una spasmodica curiosità – dei tantissimi videogiocatori che durante gli ultimi TGA hanno assistito alla presentazione di Split Fiction, un nuovo gioco cooperativo che prometteva sin dal trailer di essere ancora più creativo e folle del suo predecessore ma che, allo stesso tempo, avrebbe dovuto portare sulle spalle un’eredità pesantissima, che se non gestita a dovere avrebbe inevitabilmente finito per schiacciare il prodotto stesso insieme al peso delle aspettative di una platea estremamente coinvolta all’interno di ogni nuovo progetto a firma Josef Fares.
Il vero pericolo legato a Split Fiction infatti era proprio questo: non riuscire a reggere il confronto con un titolo che a suo modo ha fatto la storia recente del medium videoludico. Fares tuttavia, che si è confermato come uno dei migliori game director attualmente in vita e che sin dall’annuncio si è posto nei confronti del pubblico in maniera estremamente sfrontata, ben convinto dei propri mezzi è riuscito a confezionare un altro prodotto che entra di diritto nel novero di quelli che senza dubbio alcuno sono definibili quali capolavori.
Abbiamo infatti avuto modo di provare e giocare a dovere Split Fiction, e dopo la quindicina di ore passate in compagnia delle due protagoniste, siamo pronti a dirvi perché il nuovo titolo targato Hazelight è – quantomeno per chi vi scrive – un vero e proprio capolavoro, capace di elevare ancor di più la già splendida formula vista in It Takes Two, ed in grado di incarnare alla perfezione lo spirito creativo di Fares e del suo team, che mai come in questo caso hanno dato sfoggio di tutta la loro enorme inventiva.
Siamo dunque pronti a darvi il nostro giudizio, ed a dirvi per quale motivo Split Fiction è, ancora una volta, un serissimo candidato al titolo di Game of the Year.

La narrativa di Split Fiction
Dal punto di vista narrativo, Split Fiction è basato su delle premesse piuttosto classiche, rielaborate tuttavia in una chiave piuttosto innovativa e per questo capace di risultare comunque non banale e mai noiosa per i giocatori. Il titolo prende il via nel momento in cui le due protagoniste, Zoe e Mio, perfette sconosciute e squattrinate scrittrici in erba, si recano presso la Rader Publishing, una casa editrice piuttosto singolare, che ha convocato loro ed altri autori per un colloquio.
L’azienda, che prometteva di pubblicare i manoscritti dei creativi, in realtà aveva altre e più losche mire: rubare le idee dei vari autori, tra cui le due protagoniste, grazie ad una enorme macchina capace di trasportare gli stessi all’interno dei mondi da loro creati.
Zoe, imbonita dalle parole di Rader, CEO dell’azienda, accetta di buon grado l’opportunità di vivere nel proprio immaginario, seppur per qualche ora, mentre la più testarda Mio, subodorando qualcosa di losco, rifiuta categoricamente la possibilità. L’atteggiamento della giovane fa scaturire una colluttazione che la porta ad entrare inavvertitamente nella “bolla” creata per Zoe; da quel momento, le due ragazze si ritroveranno a viaggiare alternativamente tra i mondi fantasy ideati da Zoe e quelli sci-fi creati invece da Mio, intrappolate nella loro fantasia e nei loro più oscuri ricordi ed impegnate a trovare una via di fuga.

Stando a queste premesse, il comparto narrativo di Split Fiction potrebbe sembrare piuttosto “anonimo”; tale affermazione potrebbe essere anche vera, in quanto l’intreccio che fa da sfondo al titolo non offre particolari guizzi, e sembra più una “furbata” di Fares utile a creare un contenitore in cui inserire le tantissime idee sue e del suo team; tuttavia la caratterizzazione di Zoe e Mio, le loro storie, i loro drammi, i loro lati oscuri ed il loro passato rendono l’affermazione di qualche riga fa praticamente nulla.
Il vero fulcro narrativo di Split Fiction infatti sta nelle due protagoniste, le quali, a poco a poco, disveleranno tutte le loro fragilità più nascoste, rendendo il viaggio nel loro immaginario qualcosa di più di una semplice gimmick al servizio del gameplay.

Ognuno dei mondi che le due si ritroveranno a visitare infatti disvelerà qualcosa in più sul loro carattere, sulle motivazioni che le hanno portate a voler intraprendere la difficilissima carriera di autrici, e più in profondità sul loro vissuto, che si interseca come spesso accade a doppio filo con il loro immaginario. Nel nuovo titolo di Hazelight infatti a farla da padrone è proprio questo concetto: è impossibile o quasi scindere l’immaginario di un individuo dalla propria storia di vita vissuta, che inevitabilmente, soprattutto nei momenti più difficili, lascia segni indelebili nella psiche di ognuno.
Il suddetto concetto dunque permea l’intero impianto narrativo, donando ad esso una profondità estremamente elevata, che sovrasta non poco le non estremamente emozionanti vicende narrate nelle premesse; ciò permette a Split Fiction di elevarsi, quantomeno dal punto di vista della sceneggiatura, ai livelli altissimi già toccati da It Takes Two, proponendo al pubblico un prodotto estremamente maturo che siamo sicuri saprà toccare i cuori di moltissimi giocatori che, per un motivo o per un altro, si ritroveranno a condividere le emozioni ed i drammi vissuti da Zoe e Mio.
Il gameplay intelligente, mai banale e soprattutto divertente di Split Fiction
Come già anticipato in precedenza, in Split Fiction a farla da padrone sono le tantissime e bellissime idee del team di sviluppo, che sono in grado di portare al pubblico un titolo che racchiude l’essenza stessa della parola videogioco. Come già visto in It Takes Two, ognuno dei capitoli del nuovo titolo Hazelight ha infatti un leit motiv di fondo, rappresentato da una meccanica di gameplay “ricorrente” che si evolverà per due o tre volte nel proseguimento del macro livello, entro cui si innestano una serie di dinamiche ludiche sempre nuove, diverse, intelligentissime e mai banali.

Le ottime idee già viste nel predecessore di Split Fiction infatti vengono portate, quantomeno dal punto di vista strettamente ludico, ad un livello superiore sia per realizzazione che per implementazione. Se infatti in It Takes Two si aveva una sensazione di “mordi e fuggi” consistente nell’abbandonare una meccanica di gioco nel momento stesso in cui si credeva di averla padroneggiata, nell’ultima opera di Fares ciò non avviene, in quanto la stessa meccanica viene ogni volta utilizzata in maniera nuova e stimolante, fino al punto in cui la stessa verrà sostituita da un’altra altrettanto geniale. Durante la nostra prova abbiamo notato come la sensazione di spezzettamento del gameplay fosse meno percepibile e soprattutto molto più contestualizzata.
Come vi dicevamo, le idee che il team di sviluppo ha riversato in Split Fiction sono molteplici; durante l’intera durata del titolo infatti si toccano praticamente tutti i generi videoludici attualmente esistenti o quasi. Non è raro infatti passare da un momento puramente platform ad uno uscito direttamente da un TPS, fino ad arrivare addirittura ai racing game, ai vecchi side scroller alla Contra, o addirittura ad… un flipper.
Molti potrebbero pensare che questa dinamica rappresenti quasi una forzatura, che in qualche modo vada a minare le fondamenta ludiche di Split Fiction, rendendole null’altro che un ammasso di altre robe già viste; possiamo assicurarvi che così non è, in quanto la grandezza del nuovo titolo Hazelight sta proprio nella logica che sta alla base di questa sapiente commistione, che non risulta essere mai esagerata e che anzi, travolge il giocatore con tantissime novità ben approfondite e capaci di donare ore ed ore di divertimento.

Sarebbe superfluo poi parlare delle cosiddette storie secondarie, presenti in ogni mondo di gioco; in queste infatti gli sviluppatori hanno ben pensato, tramite un espediente narrativo, di creare dei mondi assolutamente folli, in cui le nostre protagoniste interpreteranno due maiali con poteri particolari, due… denti, o si ritroveranno nel bel mezzo dell’esplosione di una supernova o di una gara di snowboard. Tale espediente ha permesso al team di sviluppo di variare ulteriormente il gameplay, inframezzando i capitoli della main quest con divertentissimi e folli spezzoni in grado di donare tantissimo sia dal punto di vista del divertimento sia dal punto di vista strettamente ludico.
Divertimento. È questa la base del gameplay della nuova opera di Fares, un divertimento sano e nostalgico, in grado di catturare giocatori esperti e non nella maniera più semplice e geniale possibile. Per questo motivo non possiamo fare altro che promuovere a pieni voti ancora una volta il comparto ludico di Split Fiction, nella speranza che in futuro Hazelight sappia superarsi ancora una volta.

Un comparto tecnico davvero curato
Dal punto di vista artistico e tecnico, Split Fiction risulta essere un titolo estremamente curato. Il titolo infatti, giocato da chi vi scrive interamente in coop online, non soffre di alcun tipo di rallentamento e nonostante un colpo d’occhio non particolarmente impattante, riesce tranquillamente a reggere i 4K – 60 FPS anche nei momenti più concitati dell’avventura. Ottimo il doppiaggio in italiano, che vede alcuni volti noti nei panni di Zoe, Mio e Rader, così come ottima è risultata la colonna sonora, ricca di composizioni estremamente belle ed in grado di restituire l’epicità di ciò che accade a schermo.
Il vero fiore all’occhiello della produzione sotto questo punto di vista è senza dubbio alcuno la direzione artistica: Split Fiction infatti riesce a sorprendere continuamente il giocatore grazie ad ambientazioni semplicemente perfette, ispirate a numerosi classici che hanno fatto la storia del videogioco e del cinema, ma capaci di avere una propria e fortissima personalità in grado di ammaliare praticamente chiunque.
A dirla tutta abbiamo preferito, anche piuttosto nettamente, le ambientazioni fantasy frutto dell’immaginario di Zoe, che ci son sembrate molto più nelle corde degli artisti che hanno lavorato al titolo. Ci sarebbero tanti ulteriori esempi da fare per lodare la direzione artistica di Hazelight, tuttavia lasceremo a voi il piacere della scoperta.

Conclusioni
Aprendo il dizionario, sotto la parola “videogioco” troverete, prima o poi, il nome di Hazelight e di Split Fiction. Il nuovo titolo pubblicato da EA rappresenta l’essenza di tutto ciò che un videogioco dovrebbe essere, e soprattutto di ciò che dovrebbe trasferire al pubblico: la possibilità di creare ricordi piacevoli insieme ad un amico, al proprio partner, o ad una persona cara grazie ad un quantitativo praticamente sterminato di idee tanto geniali quanto semplici, capaci di stupire minuto dopo minuto. Perchè molto spesso lo dimentichiamo, ma un videogioco è anche e soprattutto questo: semplicità e soprattutto divertimento.

Split Fiction
Voto - 10
10
Split Fiction è il nuovo, meraviglioso gioco di Hazelight.