Fondata nel 2006 come piattaforma di streaming per anime, Crunchyroll si è trasformata in un colosso globale, attirando milioni di abbonati e affermandosi come punto di riferimento per gli amanti dell’animazione giapponese. Prima dell’acquisizione da parte di Sony nel 2021, la piattaforma rappresentava un ambiente di lavoro unico, dove i dipendenti si sentivano ascoltati e parte di una comunità che metteva i fan degli anime al centro. L’atmosfera era positiva, con uno spirito di squadra che spesso si manifestava in battute verso Funimation, il rivale di allora. Tuttavia, con l’acquisizione, l’armonia è stata rapidamente sostituita da tensioni interne e malcontento.
Stando a un nuovo report di Bloomberg, durante la riunione per annunciare l’accordo, alcuni dipendenti di Funimation hanno accusato Crunchyroll di essere dei “pirati”, riferendosi alle origini del sito, nato come piattaforma non legale. Questa frattura ha segnato l’inizio di un difficile processo di integrazione tra le due realtà. Attuali ed ex dipendenti hanno descritto la nuova gestione, formata principalmente da dirigenti Funimation, come distante sia dal personale che dai fan, portando a una crisi di identità per l’azienda.
In seguito, Crunchyroll avrebbe affrontato almeno tre ondate di licenziamenti. Molti dipendenti lamentano una mancanza di chiarezza strategica: solo il 39% degli intervistati in un sondaggio interno si è detto motivato dalla visione dell’azienda. A peggiorare la situazione, la gestione del marketing, guidata da Markus Gerdemann, è stata criticata per mancanza di esperienza nel settore degli anime e comportamenti che hanno influito negativamente sul morale del team. Gli errori strategici non sono mancati: il mancato coinvolgimento del pubblico durante un concerto di One Piece e la decisione di non promuovere Dandadan, una delle uscite più attese, hanno danneggiato le relazioni con produttori chiave come Toei e Toho.
Obiettivi irrealistici e strategie sotto pressione
Crunchyroll punta ad avere 25 milioni di abbonati entro il 2025, ma questo obiettivo sembra lontano dalla realtà. Fonti interne affermano che il target non è basato su analisi di mercato, ma su numeri “accattivanti” per impressionare investitori e partner. Per raggiungere il traguardo, l’azienda punta a triplicare gli abbonamenti in mercati emergenti come l’India e il Sud-Est asiatico, offrendo tariffe di 1 dollaro al mese e ampliando i doppiaggi in lingue locali come hindi, tamil e telugu. Tuttavia, queste iniziative non generano profitti, non sono sostenibili nel lungo periodo e non stanno portando i risultati sperati, considerando anche il tasso di abbandono degli utenti che supera l’8,5%, ben oltre la media del settore.
Nel frattempo, la concorrenza di Netflix, Disney+ e Amazon Prime Video si fa sempre più agguerrita. Licenze di anime popolari come JoJo’s Bizarre Adventure e Tokyo Revengers sono passate a piattaforme rivali, mentre il costo delle licenze stesse è aumentato a causa della competizione. I citati Toei e Toho ora puntano su piattaforme con una portata più ampia, come Netflix, per raggiungere un pubblico globale. Gli sforzi per diversificare le entrate con videogiochi e merchandising non hanno dato i risultati sperati. Anche il business del merchandise ha subito battute d’arresto: editori giapponesi come Shogakukan e Kodansha hanno criticato Crunchyroll per l’utilizzo non approvato dei loro personaggi, alimentando tensioni.
Infine, i dati di Crunchyroll sulla condivisione dei ricavi sono stati messi in dubbio da alcuni dipendenti dell’industria anime giapponese, alimentando un clima di sfiducia. Con Sony che ha recentemente acquisito il 10% di Kadokawa, un importante produttore di anime, il futuro di Crunchyroll appare incerto. La piattaforma rimane un punto di riferimento per milioni di appassionati e gode del supporto di Sony, ma così come questa alleanza strategica potrebbe offrire nuove opportunità e rafforzare la propria posizione come distributore globale, essa potrebbe anche spingere altri studi giapponesi a cercare partner alternativi. C’è bisogno di un cambio di rotta per recuperare fiducia tra dipendenti, partner e utenti.