L’azienda automobilista americana Ford ha fatto la storia dell’industria automobilistica come poche altre, ma in un periodo storico come quello attuale, dove le aziende cinesi stanno sempre più conquistando il mercato, è normale che le concorrenti vengano superate. E infatti anche Ford sta per essere superata nelle vendite annuali dalla cinese BYD, il colosso asiatico delle auto elettriche.
BYD sta per superare Ford nelle vendite annuali
Con quattro milioni di auto vendute in tutto il mondo nel corso del 2024, BYD è salita in ottava posizione della top 10 dei migliori produttori di auto in tutto il mondo. BYD ne ha comunque di strada da fare per superare altri colossi americani, giapponesi ed europei dell’industria, come General Motors, Honda e Stellantis, anche se molti di questi hanno registrato una drammatica diminuzione delle vendite rispetto agli anni precedenti.
Stando alla classifica ufficiale, BYD e Ford sono due delle poche aziende in top 10 ad aver registrato un aumento generale delle vendite. Nei primi nove mesi dell’anno, Ford e BYD hanno registrato vendite pari a 3,30 e 3,25 milioni di dollari. Entrambe le aziende stanno andando abbastanza bene: Ford si sta sorreggendo grazie alle vendite dei suoi modelli ibridi e plug-in, ma sta avendo difficoltà con le elettriche, BYD sta invece registrando una crescita smisurata.
Ma a cosa è dovuta la forza del marchio cinese? BYD può vantare su un catalogo di auto davvero ottimo e variegato che conta più di una sessantina di modelli tra city car, sportive e tante altre a prezzi anche abbordabili rispetto a tanti concorrenti. Negli ultimi mesi la sua produzione ha visto un incremento impressionante che gli ha fatto assumere più di 200 mila persone tra agosto e ottobre.
E nonostante i dazi europei e statunitensi, l’azienda punta a conquistare sempre di più il mercato occidentale, facendo anche da sponsor a diversi eventi importanti. La scorsa estate, ad esempio, è stata una dei principali partner degli Europei di Calcio. Mesi fa persino il Governo Meloni ha tentato di approcciare l’azienda per farle costruire uno stabilimento in Italia, anche se poi ha stretto un accordo con la Turchia.