X, precedentemente noto come Twitter, è nuovamente al centro della bufera. Dopo le dichiarazioni di Elon Musk su alcuni recenti eventi della politica italiana e la conseguente risposta del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, e le polemiche degli scorsi mesi dovute alla libertà di stampa, alla censura e, ovviamente, alla situazione relativa al ban di Donald Trump stesso, qualcosa sembra muoversi e non per il meglio per il social network.
Il The Guardian, una delle più importanti restate giornalistiche in America, ha infatti dichiarato che smetterà di postare e condividere i propri articoli sulla piattaforma. Tramite un articolo sul loro sito la testata ha spiegato le motivazioni di tale decisione e non è affatto difficile intuire che la causa profonda sia proprio il suo fondatore, Elon Musk.
Il The Guardian lascia X: le dichiarazioni
Nell’articolo pubblicato sul loro sito la redazione ha spiegato il motivo di tale decisione, affermando che i benefici dello stare su X ora come ora sono molto minori rispetto ai lati negativi e che secondo loro è possibile promuovere meglio il loro modo di fare giornalismo altrove.
“Si tratta di qualcosa che stavamo considerando da un po’ visti i contenuti che vengono pubblicizzati o trovati su questa piattaforma, come teorie cospiratorie e razzismo. Le la campagna per le elezioni presidenziali negli USA è servita solo per evidenziare ciò che pensavamo da un po’ di tempo: X è una piattaforma tossica e il suo proprietario, Elon Mask, ha usato la sua influenza per plasmare l’opinione pubblica sulla politica.“
Si tratta di dichiarazioni molto gravi in seguito alle quali, però, il The Guardian ha precisato che sarà ancora possibile per i lettori condividere su X i loro articoli. In coda all’articolo, inoltre, è presente una sorta di manifesto contenente una lista di cose contro le quali la redazione del The Guardian si scaglia:
“Ecco le cose contro le quali siamo contro:
Un ecosistema mediatico dominato da una manciata di milionari suoi proprietari.
Cattivi attori che diffondono disinformazione online per alimentare l’intolleranza.
Gruppi di avvocati dei più ricchi e potenti che cercano di fermarci dal pubblicare storie che non vogliono che voi vediate.
Lobby determinate a screditare fatti riguardanti l’emergenza climatica e altri fatti scientifici.
Stati autoritari senza il minimo rispetto per la libertà di stampa.”