Ieri si è tenuto in Italia – per la precisione a Fasano, in provincia di Brindisi – il cinquantesimo vertice del G7, che ha visto non solo i primi ministri e i presidenti delle nazioni partecipanti ma anche diversi odpiti, tra cui Papa Francesco. Con questa sua partecipazione, Francesco è diventato il primo papa della storia a partecipare a un vertice annuale del gruppo composto da Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito e Stati Uniti.
Papa Francesco si espone sulle AI
Durante il vertice, Francesco ha parlato ai leader politici presenti di un argomento scottante in questo periodo storico: le intelligenze artificiali. Il papa ha parlato dei possibili rischi legati a queste nuove tecnologie, e ha invitato i leader di assicurarsi che le AI rimangano una tecnologia dipendente dalle scelte delle persone.
“Condanneremmo l’umanità a un futuro senza speranza se sottraessimo alle persone la capacità di decidere su loro stesse e sulla loro vita, condannandole a dipendere dalle scelte delle macchine” ha dichiarato Francesco, che ha chiesto anche di garantire uno spazio di controllo dell’essere umano sul processo di scelta delle AI, in quanto “ne va della stessa dignità umana“.
Il papa ha parlato anche di riconsiderare l’uso e lo sviluppo delle cosiddette armi letali autonome introducendo anche per esse un maggiore e concreto controllo umano perché “Nessuna macchina dovrebbe scegliere se togliere la vita a un essere umano“. Se ha detto questo davanti ai leader di molti paesi è perché sostiene che la politica debba impegnarsi per creare le condizioni in cui si possa fare buon uso delle AI.
Le parole del papa sembrano aver avuto un impatto sui leader mondiali presenti, e potrebbe portare davvero a un’azione concreta riguardante le politiche di salvaguardia dalle AI. Lo scienziato politico John Kirton ha commentato l’evento dicendo che il papa è un “tipo speciale di celebrità“, e che l’ultima volta che un vertice ha ospitato una potenza simile è stata nel 2005 a Gleneagles, in Scozia. Nel vertice di quell’anno i politici presenti decisero di cancellare i 40 miliardi di dollari di debiti dei 18 paesi più poveri al mondo.
