Nella storia dei JRPG esiste un prima e un dopo Suikoden e, soprattutto, Suikoden II. La creazione di Yoshitaka Murayama ha dato tanto. Per i temi trattati, per come li ha trattati e per l’incredbile capacità di rendere vivo ogni singolo personaggio di un cast spropositato. Con un’eredità così non dovrebbe quindi sorprendere che Eiyuden Chronicle: Hundred Heroes sia stato il progetto più finanziato dell’anno su Kickstarter quando venne lanciata la campagna.
Il team di Rabbit & Bear Studios ha lavorato a lungo su questo progetto, facendo uscire anche un primo capitolo di “prologo” due anni fa, Eiyuden Chronicle: Rising. Un progetto che fin da subito ha reso chiara la sua identità di omaggio assoluto ai JRPG di una volta, orgogliosamente allontandosi da certe modernità del genere.
Sfortunatamente il destino sa essere crudele e Murayama ci ha lasciato poche settimane prima del rilascio di Hundred Heroes. Prima di poter vedere la reazione del pubblico a questo nuovo titolo.
Noi abbiamo potuto provare a fondo Eiyuden Chronicle: Hundred Heroes, pubblicato da 505 Games, e siamo pronti per parlarvene. Un gioco esteso e pieno di contenuto, che in certi casi mette a dura prova la pazienza del giocatore moderno o di coloro che non sono esattamente navigati nel genere. Ma senza dire altro, diamo il via a questa nostra analisi.
Eroi, guerra e legami
Eiyuden Chronicle: Hundred Heroes mette in scena una storia fortemente politica. Contrapposte ci sono le forze dell’Impero Galdeano, che guidate dal Duca Aldric puntano a espandere i propri confini, e quelle della Lega delle Nazioni. La nostra storia si apre a dire il vero con una collaborazione tra le due fazioni, volta a recuperare una Lente Runica grezza, una versione più potente delle comuni lenti usate dagli umani per usare la magia. In questa prima missione facciamo la conoscenza di due dei protagonisti principali di questa storia: Nowa, novello membro della Guardia (la milizia della Lega), e Seign, rampollo di una delle famiglie imperiali più in vista. I due legheranno particolarmente durante questa missione. Un legame che, come potete immaginare dai risvolti di guerra, sarà un punto focale della narrazione.
La narrativa di Eiyuden Chronicle: Hundred Heroes non è originale. Lo è ancora di meno se avete grande esperienza con i JRPG, in particolare proprio con i Suikoden. Eppure tocca sempre le corde giuste del giocatore, tenendolo interessato e coinvolto per quasi tutte le oltre cinquanta ore di gioco. Salvo una parte centrale che rallenta per la necessità di costruire la nostra Alleanza, il gioco è ricco di momenti. E la cosa che più abbiamo apprezzato è stata la capacità di bilanciare leggerezza, epicità e dramma. E raramente abbiamo visto una narrazione della guerra (fantasy) fatta così bene in un gioco. Spesso nei JRPG si vedono conflitti a livello mondiale risolti dalle azioni di un gruppo di quattro o cinque eroi. In Eiyuden Chronicle: Hundred Heroes invece si ha un senso di unione fortissimo e la sensazione è veramente di combattere con un esercito. Qui si racconta una storia che celebra sia le battaglie dei singoli che quelle degli eserciti.
Ci ha sorpreso come si sia riusciti a caratterizzare bene buona parte dei 120 personaggi reclutabili. Chiaramente non parliamo di chissà quale profondità e alcuni dimenticabili ci sono assolutamente. Ma vi assicuriamo che sono nettamente in minoranza.
Una caratterizzazione regalataci da un’ottima scrittura dei dialoghi e da un grande doppiaggio sia giapponese che inglese.
Oltre alla non grande originalità già discussa, una nota negativa cade su Nowa. Lui, Seign e Marisa, la terza protagonista proveniente dai boschi, sono tutti e tre personaggi interessanti. Nowa soffre però il suo essere ancora più “protagonista”. Lui è il guerriero scelto per guidare l’Alleanza, tutti gli ripetono più volte quanto sia bravo e moralmente giusto. Non è un brutto personaggio, però è un po’ vittima di una maschera troppo stereotipata.
Azione tra battaglie a turni, duelli e guerre
Il senso di progressione che si ha giocando a Eiyuden Chronicle: Hundred Heroes è davvero peculiare poiché deriva da diversi elementi. Il primo senza dubbio sono gli eroi. Reclutare nuovi compagni per l’Alleanza è un processo che ci accompagnerà per tutto il gioco e ci richiederà tanta dedizione. Per scovare tutti i personaggi sarà necessario guardare in ogni angolo del mondo e rivisitare anche luoghi già visti. Alcuni di loro si uniranno a noi appena incontrati, altri potrebbero richiederci di svolgere una missione e altri ancora si sbloccheranno solo una volta ottenuti altri eroi. Insomma, ogni nuovo compagno lo vivremo davvero come una conquista.
Ciò che si nota subito con ogni personaggio è che il suo ruolo in combattimento è ben definito. Quando incontrerete un nuovo personaggio capirete subito se va usato come combattente, come tank o come mago. La versatilità nella costruzione del team non è data tanto dall’equipaggiamento scelto per il singolo personaggio, ma dalla composizione stessa della squadra. Il nostro gruppo sarà infatti formato da sei eroi, disposti in terzine su una fila avanzata e una arretrata. Ogni eroe a seconda della sua arma avrà un raggio d’attacco corto, medio o lungo. Dato che anche i gruppi nemici saranno schierati in più file, ciò determinerà fino a dove ciascun eroe riesce ad attaccare.
Le battaglie si svolgono a turni, e il giocatore dovrà impartire le azioni di tutti i sei personaggi prima del turno, cosa che richiede un’attenta strategia nella scelta delle mosse, in particolare con i tempismi delle cure. In generale Eiyuden Chronicle: Hundred Heroes ha una difficoltà non elevatissima, ma è abbastanza punitivo. Anche negli incontri casuali sarà necessario scegliere con cura le proprie mosse, perché si potrebbe andare al tappeto abbastanza facilmente. Volendo potrete però “delegare“ questa battaglie. Il gioco ha un sistema di auto-battle ben strutturato, che ci permetterà di impostare dei comandi e delle indicazioni per i nostri eroi, in modo simile a quanto avviene nel recentissimo Unicorn Overlord.
Contro i boss, invece, dovremo stare sull’attenti a ogni turno. Le boss fight ci sono piaciute molto, facendo sentire davvero il senso di sfida e il momento narrativo. Allo stesso tempo le abbiamo però trovate davvero troppo lunghe. I boss sono delle vere e proprie spugne di punti vita e lo scontro può durare per diversi minuti.
Abbiamo però apprezzato la meccanica degli espedienti. Questi espedienti sono azioni aggiuntive che potremo far eseguire a un nostro eroe durante la battaglia, come attivare un meccanismo per danneggiare il boss o proteggerci dietro un riparo quando il nemico prepara il suo attacco più potente. Una variazione alla strategia di battaglia non sempre riuscita ma molto interessante.
Per evitarlo dovremo usare quindi ogni mezzo a nostra disposizione. Oltre ai normali attacchi melee, ogni personaggio potrà usare i propri PM o i punti SP per attivare le abilità delle lenti runiche equipaggiate. I primi sono una riserva finita e da gestire con cura, mentre dei secondi ne guadagneremo un’unità ogni turno. Ogni personaggio avrà degli slot per le lenti limitati e specifici, costringendoci quindi a scegliere con cura quali abilità fornirgli.
Ogni eroe ha poi un’azione specifica, dalla più semplice Difesa ad azioni più peculiari come la Carica che permette di caricarsi per un turno per rilasciare un attacco più potente il successivo. E ultime, ma non per importanza, ci sono le Combo eroe. Alcuni eroi con un legame particolare tra loro, possono accedere a queste mosse speciali, grazie alle quali lanceremo un attacco combinato molto potente.
Per quanto queste abilità sono sceniche e ben realizzate, non sono abbastanza potenti. In certe situazioni ci siamo ritrovati a fare più danno agendo con i personaggi separati che usando la loro combo. Restano un’opzione utile in combattimento, ma avremmo preferito fossero più incisive.
Con così tanti eroi a disposizione del giocatore era fondamentale favorire il ricambio di eroi all’interno del party. Ma il sistema d’esperienza è stato pensato proprio in questa direzione. Quando recluteremo un nuovo eroe avrà un livello in linea con il nostro party del momento. Se dovessimo però lasciarlo “in panchina” per riprenderlo solo molte ore di gioco dopo il suo livello sarà invariato. Fortunatamente, però, i nemici danno una quantità di esperienza in proporzione alla differenza tra il loro livello e il nostro. Questo significa che basteranno veramente pochissimi scontri per portare a livello del team il nuovo eroe, visto che la differenza di esperienza guadagnata sarà anche di dieci volte in favore del personaggio sottolivellato.
Meno strategia e più emotività richiedono invece i duelli. In questi scontri il giocatore controllerà un singolo eroe contro un nemico. Ogni turno potremo scegliere se attaccare o difenderci. L’obiettivo è rompere la “postura” del nemico per far attivare il comando Break e infliggere molti danni al nemico.
Questi duelli lato gameplay in realtà non sono assolutamente complessi, ma sono comunque dei momenti preziosissimi. Tra scambi di colpi rapidissimi in pieno stile shonen, musiche epiche e dialoghi tra i duellanti, i duelli sono un momento narrativo attivo carico di epicità ed emozioni. Non metteranno alla prova il giocatore, ma senza dubbio lo faranno immergere ancora di più.
Meno riuscite sono invece le guerre. Se narrativamente abbiamo celebrato la capacità di farci vivere l’ampio respiro dello scontro tra eserciti, quando si tratta di tradurre il tutto in gameplay si fa più fatica. Le guerre si combattono in una modalità strategica a turni, posizionando le nostre legioni su una griglia. Ogni legione sarà guidata da uno dei nostri eroi, il quale avrà una propria abilità utile a rafforzare le truppe. Non è una modalità realizzata male, ma l’abbiamo trovata troppo semplice sia sul piano strategico che visivo.
Un contorno di secondarie (e non) degno di un JRPG
Gli scontri non sono assolutamente l’unica cosa che ci offre il gioco. La ricostruzione della nostra città è l’altra grande anima di Eiyuden Chronicle: Hundred Heroes. Infatti, il reclutare eroi non è un’azione volta solo al combattimento. Dei 120 eroi reclutabili, solo 70-80 di loro sono utilizzabili in combattimento. Gli altri personaggi avranno un ruolo di supporto duplice. Il primo è quello appunto di ricostruire la nostra città. Attraverso un hub centrale, il giocatore potrà scegliere di far costruire diverse strutture all’interno della città. Queste strutture avranno bisogno di risorse ed eroi pronti a gestirle e ci sbloccheranno nuove funzionalità, utili sia a prepararci agli scontri che a scoprire qualcosa di più sul mondo di gioco.
Questi eroi di supporto avranno però anche un’utilità di gameplay passiva. Quando si accede al menù per costruire il nostro team, infatti, oltre alle due linee di combattimento avremo accesso ad altre due tipologie di eroi: tre slot riserva e uno slot aiuto. I primi servono per inserire quesi personaggi obbligatori per narrativa, ma che non vogliamo usare negli scontri. Lo slot aiuto invece, permette di sfruttare le abilità degli eroi non pensati per lottare. Queste abilità sono passive molto varie, che passano dalla possibilità di ottenere più risorse in un punto di raccolta allo sbloccare vere e proprie meccaniche di gioco. Sì, avete capito bene. Ad esempio, il viaggio rapido tra i luoghi già visitati è una abilità di un personaggio aiutante. O ancora c’è un personaggio che vi permette di muovervi più velocemente durante l’esplorazione. Il fatto di relegare alcune funzionalità di quality of life a una passiva di un personaggio, è una scelta senza dubbio particolare. Però perfettamente in linea con quello che vuole essere Eiyuden Chronicle: Hundred Heroes: un JRPG classico fino al midollo.
E quindi non mancano di certo i minigiochi, parte fondamentale di ogni JRPG che si rispetti. Il gioco ne propone diversi, dobbiamo dire tutti diversi e divertenti. Dal più classico minigioco di pesca, passando per le gare di corsa (non vi diciamo con cosa), fino ad arrivare alle sfide con trottole in pieno stile Bayblade.
Concludiamo affrontando il discorso tecnico. Il gioco, realizzato in Unity, presenta spesso texture di bassa qualità e modelli poligonali di qualità non eccelsa. Gli ambienti di gioco sono realizzati completamente in 3D e spesso mancano di dettagli e “ricchezza”, come dimostrano in particolare gli interni spesso spogli (e raramente esplorabili). Fortunatamente il gioco è però stabile e privo di bug importanti, soprattutto dopo le primissime patch post lancio.
Le mancanze tecniche della produzione sono in molti casi compensate da una eccellente direzione artistica. La pixel-art degli eroi è veramente ben fatta, così come le loro animazioni durante gli scontri. Inoltre, grazie a dei movimento di camera molto dinamici (seppur non sempre perfetti) gli scontri risultano molto cinematografici e frenetici.
Gli ambienti peccano come detto sul piano tecnico ma sono artisticamente bellissimi e variegati, con diversi “biomi” a caratterizzare le zone del mondo.
Non mancano alcuni difetti anche in questo campo però. I nemici sono realizzati in 2D piuttosto che in pixel-art come gli eroi, creando uno stacco strano durante gli scontri. Sono invece pochissimi gli sprite degli NPC che popolano le città, tanto che ci è capitato di averne due identici nella stessa inquadratura.
A non deluderci mai sono state le musiche. La colonna sonora si assesta su livelli davvero alti. Nel corso di tutta l’avventura ha accompagnato la nostra partita in modo sublime e in certi casi ha toccato vette davvero eccezionali.
Una nota finale e dovuta sull’adattamento italiano. In un epoca in cui grandi produzioni spesso non localizzano neanche i testi nella nostra lingua, abbiamo assolutamente apprezzato vedere il gioco tradotto nella nostra lingua. Non possiamo però non segnalare alcuni difetti nella traduzione. Se l’adattamento dei dialoghi è stata realizzato davvero con grande cura, un po’ meno alcuni testi delle abilità. In alcuni casi per essere sicuri di aver compreso bene l’effetto abbiamo cambiato la lingua con l’inglese. Sono pochi casi, ma speriamo possano essere sistemati con una semplice patch.
Conclusioni
Se titoli recenti come Sea of Stars o Chained Echoes sono una rivisitazione moderna dei JRPG classici, Eiyuden Chronicles: Hundred Heroes è un JRPG classico realizzato oggi. E lo è in ogni suo aspetto, dalla narrativa alle rigidità in certi aspetti del suo gameplay. Rabbit & Bear Studios non è voluta scendere a compromessi, andando retta per la propria strada nel voler creare un’esperienza dedicata ai fan dei JRPG e ai JRPG stessi. Eiyuden Chronicles: Hundred Heroes è la lettera d’amore per eccellenza al genere. Un acquisto obbligato per qualsiasi fan e un gioco che consigliamo in generale a qualsiasi amante dei giochi di ruolo. Forse fin troppo figlio dei Suikoden e troppo spesso mancante di originalità, è un gioco che riesce comunque a farsi amare e apprezzare. Speriamo che Rabbit and Bear Studios possa sfornare altri titoli di Eiyuden e regalarci un’evoluzione di questo mondo. Sfortunatamente senza Yoshitaka Murayama, che ringraziamo dal profondo del cuore per quanto ha fatto per i JRPG e per questa ultima avventura.
Eiyuden Chronicle: Hundred Heroes
Voto - 7.8
7.8
VOTO
Eiyuden Chronicle: Hundred Heroes è la lettera d'amore ai JRPG per eccellenza. Ne riprende lo stile in tutto, nel bene e nel male.