Una decisione davvero particolare quella presa dalla Corte di Cassazione nei giorni scorsi. La Suprema Corte di Roma ha stabilito che il possesso di opere a fumetti ritraenti personaggi minori di età senza veli costituisce reato.
Con questa sentenza, gli Ermellini hanno esteso l’applicazione del reato di detenzione di materiale pedopornografico anche ai casi di pornografia virtuale, ossia quella che non ha ad oggetto minori in carne ed ossa, bensì personaggi di fantasia nati dalla penna di un autore.
Non è la prima volta che la giurisprudenza italiana decide di estendere i limiti del suddetto reato, la decisione della Cassazione, quindi, non crea una nuova corrente giurisprudenziale, ma si limita a rafforzarne una già esistente.
La “controversa” decisione della Cassazione
La sentenza che contiene la particolare decisione della Cassazione è la numero 47187/2023. Questa, come già anticipato nell’introduzione, estende i limiti del reato contenuto all’articolo 600 quater del codice penale, ossia la “detenzione o accesso a materiale pornografico” ritraente minore di anni 18.
L’articolo punisce con una pena non superiore a 3 anni di reclusione o con più di 1.549 Euro di multa chiunque “consapevolmente si procura o detiene materiale pornografico realizzato utilizzando minori degli anni diciotto”. È prevista un’aggravante se il soggetto possiede materiale pedopornografico in “ingente quantità”.
L’articolo 600 quater punisce anche l’accesso al materiale pedopornografico. Infatti, la disposizione di legge stabilisce che “chiunque, mediante l’utilizzo della rete internet o di altre reti o mezzi di comunicazione, accede intenzionalmente e senza giustificato motivo a materiale pornografico realizzato utilizzando minori degli anni diciotto è punito con la reclusione fino a due anni e con la multa non inferiore a euro 1.000”.
LEGGI ANCHE: Great Pretender razbliuto: Manga Productions compra i diritti della serie
La decisione presa dalla Suprema Corte di Roma ha ad oggetto la nozione di “materiale pornografico realizzato utilizzando minori degli anni diciotto”. Secondo i giudici della Cassazione, la frase indicherebbe non solo il materiale pedopornografico realizzato con minori in carne ed ossa, ma anche quello virtuale, ossia composto da personaggi di fantasia.
Perché non è possibile trovare la sentenza?
Sembra che l’esistenza stessa di questa decisione sia avvolta dal mistero. Più volte, infatti, la notizia è stata tacciata di falsità perché non è stato possibile ritrovare su internet prove tangibili della sua presenza.
In realtà, la sentenza è stata depositata presso la cancelleria della Corte di Cassazione lo scorso 24 novembre, ma non è ancora stata pubblicata (è infatti presente sui registri riservati a professionisti). Il motivo di questa discrepanza è presto detto: il personale della segreteria, prima di rendere pubblica la sentenza, deve procedere a censurare i dati identificativi delle persone soggette al processo, al fine di tutelare la loro privacy.