Facciamo un passo indietro e capiamo perché Elon Musk, l’eccentrico miliardario che conosciamo benissimo, abbia deciso di correggere il tiro riguardo alla monetizzazione di alcuni contenuti pubblicati su X. A giugno 2023, ha annunciato che sarebbe partito il nuovo programma di monetizzazione per i creator su X, i quali avrebbero potuto ricevere un contributo sulla base delle visualizzazioni dei messaggi pubblicitari inseriti nei commenti ai loro contenuti (articoli, video di approfondimento ecc…). Per ricevere il denaro, i creator dovevano essere “utenti verificati” dalla piattaforma.
Tutto bello, peccato però che questa decisione abbia portato Elon Musk ad essere accusato di alimentare fake news e disinformazione sul suo social. Per questo motivo, di recente l’imprenditore ha annunciato che i messaggi corretti dalla community non potranno più beneficiare del sistema di monetizzazione che premia i contenuti più virali.
Elon Musk e la disinformazione sul suo social
“Leggera modifica al programma di monetizzazione: qualsiasi post corretto dai rating della community diventa non idoneo per il programma di compartecipazione alle entrate. L’idea è di massimizzare l’incentivo per l’accuratezza piuttosto che per il sensazionalismo“, ha postato il miliardario.
Per evitare un potenziale effetto perverso della sua nuova strategia, Elon Musk ha continuato in un secondo messaggio: “È importante notare che qualsiasi tentativo di utilizzare i rating della comunità come arma per demonetizzare le persone verrà immediatamente evidenziato, perchè tutto il codice e i dati sono fonte aperta“. In altre parole, il suo sistema sarà in grado di identificare le correzioni non legittime.
Una mossa necessaria quella di Musk, dal momento che è da mesi che è accusato di non badare all’ingente flusso di fake news che popola X, soprattutto da quando ha ridotto drasticamente i team di moderazione e ha permesso di acquistare la spunta blu. Questo ha portato alla perdita del concetto di “utente verificato”, da un lato, e dall’altro ha permesso a chiunque – pagando – di dire la propria (sbagliata e a volte pericolosa) opinione, coraggiosi di avere un’immotivata spunta rispetto agli altri.
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Pensiero avvalorato dagli esperti, secondo cui queste modifiche non hanno fatto altro che – tra le altre cose – accentuare il torrente di false informazioni che circolano sul conflitto tra Israele e Hamas.
Un’analisi della piattaforma internazionale contro la disinformazione NewsGuard indica che la certificazione a pagamento “si è rivelata un vantaggio per i malintenzionati che condividono disinformazione: godono della credibilità associata alla spunta blu, prestigiosa sotto il vecchio sistema, e possono raggiungere un pubblico più ampio“.