La recente pandemia ci ha inevitabilmente spinto a ripensare in maniera radicale molti aspetti della nostra vita e, tra questi, uno degli ambiti che ha subito i maggiori cambiamenti è quello del mondo del lavoro. Molte aziende, per continuare a funzionare anche durante questi momenti di crisi, sono state infatti costrette a introdurre lo smart working come modalità principale di lavoro, spingendole a mettere in atto definitivamente un cambiamento che, in realtà, era già in atto da diversi anni.
Molte compagnie infatti, anche dopo la conclusione della pandemia, hanno deciso di mantenere un modello prettamente incentrato sullo smart working e tra queste troviamo di certo la compagnia di archiviazione dati Dropbox. Lo conferma il CEO dell’azienda Drew Houston, che, in una recente intervista a Fortune, ha dichiarato di preferire una politica 90/10 per i suoi dipendenti, ovvero con il 90% delle ore impiegate in smart working.
I dipendenti della compagnia con sede principale a San Francisco possono dunque lavorare tranquillamente fuori sede. Ma non è una notizia del tutto inattesa: la compagnia aveva già annunciato di voler diventare “prevalentemente digitale” nel 2020, proprio durante la pandemia di COVID-19, rendendo così il lavoro a distanza lo standard comune per tutti i dipendenti.
I motivi alla base della scelta di Dropbox
Quando gli è stato chiesto che messaggio avesse per tutti i colleghi che invece credono fermamente in un ritorno al lavoro in ufficio, Houston ha risposto:
Gli direi: “I tuoi impiegati hanno opzioni. Non sono risorse da controllare.” Serve un differente tipo di contratto sociale e abbandonare il controllo totale. Se ti fidi delle persone e li tratti come adulti. La fiducia deve venire prima della sorveglianza.”
Drew Houston
L’approccio di Houston tuttavia è molto diverso da quello di altri importanti dirigenti, come il CEO di Meta Mark Zuckerberg, quello di Goldman Sachs David Solomon e quello di JPMorgan Jamie Dimon.
Dimon, per esempio, richiede ai suoi dipendenti di venire in ufficio cinque giorni alla settimana e, quando interrogato sull’argomento, ha detto ai microfoni dell’Economist:
Posso assolutamente comprendere il motivo per cui alcuni non vogliono investire un’ora e mezza del loro tempo, lo comprendo perfettamente. Non significa però che debbano avere un lavoro.
Jamie Dimon
In realtà, la transizione digitale di Dropbox non è stata del tutto positiva. Alcuni ex-dipendenti nel 2022 hanno rivelato all’Insider che significava anche la perdita totale di alcuni privilegi, come ad esempio l’accesso all’elegante caffetteria presente nella sede principale.
“Di certo la compagnia vuole farne vedere soprattutto gli aspetti positivi” ha dichiarato un ex-dipendente che ha lasciato la compagnia nel 2021, aggiungendo poi “prevalentemente digitale” significava anche molte meno opzioni per coloro che amavano andare in ufficio.