Dalle menti folli dei fratelli Danny e Michael Philippou, celebri per l’irriverente canale Youtube “RackaRacka”, arriva la loro opera prima sul grande schermo, intitolata Talk to Me, presentato al Sundance Film Festival e diventato già un successo tra il popolo statunitense, tanto da assicurarne lo sviluppo di un sequel.
In un’epoca storica hollywoodiana, tra ingenti budget di produzione, flop commerciali e attori e sceneggiatori ai picchetti sotto le porte delle grandi major, gli studios indipendenti della A24 percorrono un sentiero parallelo, diverso rispetto ai concorrenti, assecondando le richieste degli scioperanti e registrando sempre più successi al botteghino.
E se gli A24 decidono di dare carta bianca a dei ragazzi emergenti, ai quali nessun’altra film company darebbe due lire, non v’è dubbio che si è di fronte a qualcosa di originale, significativo, di quanto meno commerciale possa esserci sul mercato attualmente: Everything Everywhere All at Once ne è stata la prova provante, e di sicuro Talk to Me non fa eccezioni alla regola.
Talk to Me: Stravolgere e innovare gli stereotipi
Anni e anni di tavole ouija, jumpscares, invocazioni di spiriti e possessioni demoniache hanno portato ad una vera e propria convenzione nel cinema Horror moderno, un dittamo da cui sembra impossibile riemergere, dato anche dalle idee aprioristiche etichettate dal pubblico generalista a queste tipologie di prodotti che, nonostante tutto, rientrano nel genere cinematografico contemporaneo più redditizio.
Una mano, probabilmente appartenuta ad un medium, imbalsamata nella ceramica. Una forma di opera d’arte moderna. Una mano aperta, due candele accese. Se stringi la mano e pronunci tre precise parole un’anima viene invocata: è l’abituale cliché di sorta, corollario di opere intrise di banali espedienti narrativi.
Poi, però, subentrano le tre parole: Talk to Me, “parlami, io ti faccio entrare”; ecco che l’anima ha il controllo del corpo, attraverso cui può parlare, può sfogarsi di fronte ad una platea di giovani ragazzi con il cellulare puntato a riprendere il tutto. Novanta secondi e poi il collegamento deve essere necessariamente interrotto. È una sensazione inebriante, una nuova forma di piacere. E come una nuova droga, tutti la vogliono provare.
La Possessione, qui, assume delle sembianze ben diverse: è un’esperienza breve, ma appagante, che impone in cambio di essere ascoltati; l’anima conosce a fondo il suo ospite, lo spoglia dei suoi traumi, dei suoi rimorsi, dei suoi segreti. Tutti vogliono essere ascoltati almeno una volta.
Ma c’è chi respinge questa esperienza spiritica, e non per la presenza di un’anima demoniaca, piuttosto per paura di aprirsi di fronte alle persone che, invece di ascoltare, preferiscono accendere le luci e filmare, in attesa di qualche aneddoto divertente che possa macchiare reputazioni o spopolare sul web. Un tono quasi satirico che, a partire dalla prima, agghiacciante, scena d’apertura della pellicola, svolge un ruolo prevalente nella sua struttura.
La Paura che si insinua nei ragazzi e nelle ragazze non ha più la forma stereotipica di un demone, di rumori sinistri, di un’ombra alle spalle. Ora, lo “spirito maligno” è rappresentato dalla paura di parlare, di ascoltare ed essere ascoltati; quel terrore di esternare traumi, angosce che perseguita incessantemente i protagonisti.
“Talk to Me” gioca con l’ansia dello spettatore, una sensazione che lo attanaglia fin dal primo minuto: si può ridere, si può creare empatia con i personaggi e i loro traumi interiori, ma un brivido è pronto a correre lungo la schiena quanto meno lo si aspetta, sfociando addirittura in una violenza esagerata.
I fratelli Danny e Michael Philippou stravolgono ed innovano la formula narrativa dell’Horror, e da un apparentemente banale cliché tirano fuori un macabro ritratto della nuova generazione, caricaturale ma perfettamente accurato.
Si sceglie di non puntare tanto sugli espedienti visivi – unico perno delle opere di genere qualitativamente inferiori – quanto più sulla solidità della sua scrittura: il piglio moderno permette di donare tridimensionalità ai personaggi, creando una perfetta commistione tra commedia, dramma e puro horror, con una marcata cifra stilistica che costruisce inquadrature precise e pregne di invettiva.
“Talk to Me” sbarcherà nelle sale italiane a partire dal 28 settembre.