La favola che vi stiamo per raccontare ha come protagonista un (quasi) bambino che dovrà compiere un viaggio alla scoperta della sua vera natura: al suo fianco vi sarà il suo creatore, di nome Geppetto, una giovane donna dai capelli turchini, un grillo e tante… bugie. La favola, però, non si chiama Pinocchio, ma Lies of P, e non è il tipo di favola che consigliamo di raccontare ai bambini prima di farli addormentare.
Neowiz e Round8, publisher e studio di sviluppo sud-coreani fino ad oggi praticamente sconosciuti, hanno provato a raccontare un Pinocchio alternativo, impreziosendo la storia nata dalla penna di Carlo Collodi con rispetto, originalità e un pizzico di… Hidetaka Miyazaki. Limitarsi alle sole fonti di ispirazione, nel descrivere Lies of P, sarebbe semplicemente guardare la punta dell’iceberg: vi invitiamo ad andare maggiormente in profondità con la lettura della nostra recensione.
La trama: innovazione ed ispirazione
L’intera vicenda di Lies of P è ambientata nella città di Krat, metropoli con uno stile d’altri tempi dall’immancabile impronta steampunk che ora riversa nella totale devastazione. La rovina di Krat è dovuta a due inquietanti fattori: un morbo pietrificante che ha decimato la cittadinanza e l’improvvisa rivolta degli automi, robot che assistevano la popolazione nei lavori di tutti i giorni dalla straordinaria complessità strutturale, dovuta alla presenza nei meccanismi del misterioso Ergo, materiale prezioso tanto da essere una valuta, realizzati grazie alla stretta collaborazione tra l’inventore Geppetto e l’imprenditore Lorenzo Venigni, che hanno improvvisamente perso il controllo e fatto strage della popolazione di Krat.
La nostra storia ha il via in una carrozza della stazione di Krat, ove una piccola farfalla turchese verrà a ridare vita al nostro protagonista, un Pinocchio decisamente diverso da quello immaginato da Collodi. L’automa prediletto di Geppetto è identico ad un essere umano se non per il suo braccio artificiale ed è dotato di una capacità unica tra tutti i suoi simili: è capace di dire bugie. Secondo quanto stipulato infatti in un patto tra automi e creatori, una versione alternativa delle tre leggi della robotica di Asimov, i robot (quasi tutti evidentemente) non hanno capacità di mentire.
Le bugie avranno un ruolo importante nello sviluppo della trama: non solo le più piccole side-quest (ove dovremo ritrovare e consegnare a NPC di ogni sorta oggetti che troveremo in giro per la mappa) ma anche per quanto riguarda lo svolgersi della trama principale sarà essenziale compiere più volte una scelta: mentire o dire la verità? Le scelte di Pinocchio influenzeranno pesantemente il corso degli eventi, portando ad uno dei tre finali disponibili per Lies of P.
Entro breve tempo faremo la conoscenza di tutti i personaggi che hanno caratterizzato il racconto di Collodi, ovviamente in una versione decisamente alternativa e insolita. La trama ci vedrà di fronte a numerosi NPC dal design coerente con lo stile artistico del titolo, che ricalca con una decisa nota dark il tema della belle-epoque: gli NPC, nella loro totalità, ci sono sembrati sufficientemente approfonditi nelle loro caratteristiche fisiche e psicologiche. Tra Geppetto, la “Fata Madrina” Sophia, il futuristico Grillo Parlante, gli asini del Paese dei Balocchi e l’immancabile duo del Gatto e la Volpe, proverete molto spesso la sensazione di star vedendo qualcosa che già conoscete sotto una prospettiva del tutto nuova.
Nella modalità storia di Lies of P, della durata di circa 30 ore e suddivisa in 11 grandi livelli, abbiamo trovato la giusta dose di originalità, presenza di colpi di scena, fedeltà al racconto da cui la vicenda è tratta (seppur con un forte riadattamento a tematiche più cupe ma ben inserite nel contesto di voler omaggiare l’opera dello scrittore italiano) e capacità di raccontare, sì, ma in maniera velata, anche se non certo allo stesso criptico livello al quale i giochi di From Software ci hanno abituati. Aspettatevi, insomma, che una certa dose di sottotrama giaccia tra le pagine di un giornale abbandonato nel mezzo della strada o in una lettera nascosta in qualche casa abbandonata.
Gameplay e struttura dei livelli: solo un clone-souls?
Andiamo ora al fulcro del gioco: il suo gameplay. Lies of P trae ispirazione in maniera certamente non velata dalle opere di Hidetaka Miyazaki, riprendendo tantissimi aspetti artistici e non da tutte le opere, con una particolare ed evidente affezione per Bloodborne da parte dei ragazzi di Round8. Ciò si nota nella presenza di Stargazer “falò”; un hub principale sede delle entrate ai diversi livelli e degli NPC principali, che permettono la progressione e il potenziamento di armi, statistiche e dell’albero delle abilità (l’Hotel Krat); il fatto che, alla morte, perderemo tutta la nostra valuta (l’Ergo) che dovremo raccogliere proprio nel punto dove siamo stati sconfitti e tanto altro.
Il nostro Pinocchio, all’inizio dell’avventura, può scegliere che tipo di stile di combattimento adottare: non sarà un’adozione definitiva, ma potremo scegliere fin da subito se avere particolari propensioni (o mantenere un consigliato stile equilibrato) per quanto riguarda arma di base e statistiche. Qualunque sia lo stile scelto, però, saremo capaci di compiere tutte le azioni che ci si aspetterebbe da un souls-like: attacco, attacco caricato, schivata, parata, uso di oggetti.
I livelli, ambientati ognuno in una diversa zona di Krat, forniscono tutto sommato una buona varietà di situazioni metereologiche e ambientali, anche se la devastazione dei corpi nelle strade e il senso di abbandono del tocco umano saranno praticamente un punto ricorrente in tutte le aree della grande città, con strutture piuttosto lineari che, ogni tanto, tendono a deviare con una verticalizzazione (una scala per salire su un’impalcatura ad esempio).
I livelli di Lies of P sono solitamente composti da aree che prevedono una grande presenza di nemici di piccole/medie dimensioni, con un moveset, debolezza e dimensione piuttosto variegata e con un design coerente con l’ambiente di gioco; delle aree che fungono da simil-arena per dei mini-boss, ove comunque vi è un collegamento diretto con le altre aree precedentemente citate, e delle vere e proprie aree per i boss, a tenuta stagna rispetto al resto del livello.
Le aree di maggiore dimensione in Lies of P saranno quelle “di corridoio” tra un boss e l’altro: affrontare questi nemici di piccole dimensioni, soprattutto se dovessero raggrupparsi, può essere alla lunga frustrante: per questo motivo, vi consigliamo di guardarvi sempre intorno, in quanto il team di sviluppo ha inserito diversi meccanismi che, se attivati, aprono la strada ad un’utile scorciatoia.
Va ovviamente aperta una parentesi nei confronti dei boss e i mini-boss che, in Lies of P come in tutti i souls-like che si rispettino, hanno un ruolo più che fondamentale. I mini-boss, che spesso non sono nemmeno obbligatori per il proseguimento dell’avventura e possono essere aggirati con facilità, ci sono sembrati poco vari nel moveset e nel design: ci sono alcune eccezioni, ma a farla da padrone sarà un certo tipo di schema che non vi anticipiamo.
Per quanto riguarda i boss di Lies of P, invece, dobbiamo fare un altro tipo di discorso: riconoscerete un boss perché l’arena che lo ospita è anticipata da una porta chiusa e da una vaschetta di acqua azzurra che, al costo di un Frammento di Stella, permetterà l’evocazione di uno Spettro durante il combattimento. Questo Spettro è però dotato di una scarsa IA e finirà per essere ucciso in poco tempo dal boss in quanto non fa altro che sferrare colpi senza schivare quelli dell’avversario: un discreto aiuto per prendere mano con i primi boss, ma non certo un alleato utile fino in fondo.
Il nemico che affronteremo alla fine del livello segue alcuni canoni fissi: è di grandi dimensioni, ha un elemento che lo caratterizza e che ne varia debolezza e resistenza rispetto ai nemici incontrati nel corso del livello ed ha un combattimento diviso in due fasi dalla crescente difficoltà. Nonostante queste premesse, vi stupirà sapere che in queste fasi abbiamo rinvenuto una maggiore varietà in termini di moveset e di design, e anche un maggiore divertimento e soddisfazione nella loro uccisione, rispetto ai mini-boss.
Ogni boss in Lies of P ha una serie di attacchi specifici che necessiteranno di tanti tentativi (e morti) per essere compresi e, tra questi attacchi, dovremo avere il giusto tempismo per rispondere con un nostro colpo. Possiamo scegliere se parare l’attacco o schivarlo: padroneggiare la parata, che riduce il danno subito, e la parata perfetta, un movimento che, se attivato proprio nell’istante in cui si sta per ricevere il colpo, permette di azzerare il danno subito, sarà fondamentale e abbiamo trovato questa modalità di difesa piuttosto giusta nei confronti del giocatore.
Al contrario, non abbiamo apprezzato fino in fondo l’altrettanto importante schivata: la sua velocità ed efficienza sarà influenzata dal peso del nostro personaggio (dovuto al peso dell’arma e alla statistica che riguarda la capacità di sopportare il peso del nostro P, che può essere costantemente migliorata previo pagamento di Ergo) ma, in generale, risulta dare un tempo di invulnerabilità eccessivamente basso per essere performante.
Segnaliamo, inoltre, che la presenza di oggetti (spesso fastidiosi e non rimovibili cadaveri che popolano a bizzeffe le strade in Lies of P) sul suolo che potrebbero rendere vano il tentativo di schivata e impedire il libero movimento del personaggio, che incontrerà un ostacolo praticamente insormontabile: spesso ci siamo ritrovati “intrappolati” alla mercé di un nemico proprio a causa di questi elementi che, data la luminosità di base molto bassa, a volte non riuscivamo nemmeno a vedere chiaramente.
Il nostro Pinocchio, in Lies of P, potrà fare uso di una buona varietà di armi e anche il suo braccio robotico avrà un che di veramente interessante (e familiare) sul lato del combattimento. Partiamo col dire che ogni arma è in verità divisa in Lama ed Elsa, permettendo ad armi diverse di essere fuse e di creare un nuovo braccio della morte che varia in peso, portata del colpo ed elemento. Il braccio metallico, ove i creatori di Lies of P prendono chiaramente ispirazione da Sekiro: Shadows Die Twice, potrà essere sostituito e adattato a seconda della situazione, diventando un’ottima arma.
Avremo un braccio con rampino annesso, uno metallico per sferrare colpi estremamente potenti, uno capace di creare potenti cariche elettriche e molti altri. Sia il braccio che le armi avranno una loro durevolezza: il braccio smetterà completamente di funzionare dopo un numero limitato di utilizzi, mentre l’arma potrà essere affilata nuovamente tramite un dispositivo sul nostro braccio.
Grafica e scelte artistiche
Sotto il punto di vista dello stile e delle scelte artistiche non possiamo che fare i complimenti a Round8: Lies of P è un piccolo capolavoro di design e di atmosfera. Le strade di Krat luccicano visibilmente di un’antica maestosità, che si rivede ancora nei palazzi, nelle case disabitate e nei luoghi chiusi, particolarmente ricchi di dettagli. Abbiamo apprezzato molto l’uso di Unreal Engine da parte dei coreani, che hanno saputo rendere realistico e d’effetto il riflesso della luce su superfici di vetro e marmorizzate.
Una menzione va fatta anche alla colonna sonora: mai scontata, coerente con quanto si vede su schermo e con un apice qualitativo che risponde al nome di “Feel”, vero e proprio tema del gioco che potrebbe diventare una colonna sonora iconica tra i souls-like e non solo. Per quanto riguarda le prestazioni grafiche, Lies of P, nella versione PS5 (che è quella che abbiamo giocato) offre la possibilità di dare priorità a performance (60 fps e 1440p) o risoluzione (30 fps e 4k). Abbiamo trovato entrambe le opzioni valide e ben supportate dalla console.
Lies of P in conclusione…
Possiamo considerare Lies of P un souls-like completo e fedele al genere (forse anche troppo): l’ispirazione alle opere di From Software è evidente in numerose scelte di gameplay ed è forse la mancanza di un qualche aspetto estremamente originale su questo lato il più grande difetto del titolo. Dal punto di vista della trama, della direzione artistica e del design, invece, l’inventiva di Round8 si è mostrata in tutto il suo potenziale, raccontando in modo inedito, sottile e, in certi punti, davvero memorabile una vicenda che non avevamo mai osservato sotto un simile punto di vista.
Alcuni elementi di gioco, tra cui la telecamera e la già citata schivata, ci sono sembrati un po’ acerbi rispetto alle produzioni a cui il titolo si è ispirato, ma essendo Lies of P solo l’opera di debutto di Choi Ji-Won non possiamo che attendere pazientemente la sua prossima creazione, in quanto le premesse sono tutt’altro che malvagie.
Leggi anche: STARFIELD – RECENSIONE: ODISSEA NELLO SPAZIO
Lies of P
Voto: - 8.4
8.4
/10
Lies of P è un souls-like sviluppato da Round8 e pubblicato da Neowiz, uscito su PS4, PS5, Xbox One, Xbox Series X/S e PC.