Una nuova beta di WhatsApp sembra contenere un indizio su come Meta abbia intenzione di adeguarsi al Digital Markets Act (DMA), il provvedimento approvato di recente dall’Unione Europea, che è entrato in vigore il 25 agosto scorso. Il DMA ha lo scopo di creare uno spazio online più sicuro e aperto, che affronta i contenuti illegali in rete e protegge i dati degli utenti, andando contro a compagnie “gatekeeper” che possono bloccare l’accesso al mercato digitale. Esso chiede inoltre l’interoperabilità delle chat con servizi di aziende concorrenti, e sembra che WhatsApp avrà questa feature tra non molto.
Secondo quanto riportato da WABetaInfo, un aggiornamento per la versione 2.23.19.8 dell’app per Android contiene dei dati che rimandano a una finestra di “Chat di terze parti“. L’account ha preso questo come simbolo del fatto che Meta stia lavorando per rendere l’app cross-piattaforma. In futuro quindi potrebbe essere che chi ha WhatsApp potrebbe anche chattare con persone che usano Telegram e viceversa (nel caso anche l’app di Durov aggiungesse una funzione simile).
Qualche giorno fa la commissione europea ha definito Meta una compagnia “gatekeeper” dei mercati digitali, quindi l’uscita di un aggiornamento con dati simili è davvero molto curioso. La funzione delle chat di terze parti è ancora in pieno sviluppo, infatti la sezione risulta praticamente vuota a parte il nome della pagina, e non è accessibile agli utenti. La feature potrebbe debuttare nei prossimi mesi (anche se non è chiaro se sarà resa disponibile solo in Europa o in tutto il mondo), visto che l’app ha solo 6 mesi per adeguarsi alle nuove norme europee.
Non solo WhatsApp: altre idee di Meta per adeguarsi al DMA
Oltre a chiedere alle compagnie “gatekeeper” di rendere le loro app interoperative, il DMA glin richiede anche di permettere agli utenti di rimuovere app pre-installate o di comprare delle app da altri app store non connessi a esse.
Meta e Microsoft stanno lavorando alla creazione dei loro app store in risposta al DMA. Quello di Meta permetterebbe agli utenti di comprare le app direttamente dalle pubblicità visibili su Facebook, e il primo prototipo è atteso per la fine dell’anno su dispositivi Android. L’azienda sembra inoltre non voler prendere una parte del guadagno da questi affari, almeno inizialmente.