L’intelligenza artificiale più chiacchierata in questo ultimi mesi è senza ombra di dubbio ChatGPT. Il bot creato e sviluppato da OpenAI viene usato da tante persone, e ci sono anche delle versioni del bot che sono a pagamento (GPT-3.5 e GPT-4). Il bot però non sembra star creano un gran profitto per l’azienda: secondo quanto riportato da Analytics India Magazine, per mantenere attivo il chatbot si spendono all’incirca 700 mila dollari al giorno.
Sam Altman, presidente di Open Ai, aveva già dichiarato a dicembre che tenere attivo il bot sarebbe costato un sacco di soldi. Al momento i costi sono coperti da Microsoft e da altri investitori, ma OpenAI non sembra riuscire a generare profitti che possano cambiare la situazione. Il profitto è diventato infatti una priorità per l’azienda, che ha attivamente cercato dei nuovi metodi per monetizzare GPT-4, mentre sta sviluppando GPT-5. L’azienda ha infatti registrato perdite per 540 milioni di dollari dallo sviluppo del chatbot.
Nonostante questo, l’azienda ha l’obiettivo di raggiungere 200 milioni di utili nel 2023 e un miliardo nel 2024. OpenAi non ha licenziato nessuno dei suoi dipendenti, anche se alcuni sono stati persuasi a lavorare per i concorrenti Meta, Google e xAI.
Tutte le causa alla base della “crisi” di ChatGPT
Le perdite monetarie non sono le uniche ragioni alla base della terribile situazione dell’azienda. Un altro motivo è il declino degli utenti attivi sul sito (a luglio si è registrato un calo del 12% rispetto a giugno). Questo perché ci sono alternative open-source e gratuite a OpenAI, che sono dovuto anche alla creazione di chatbot da parte di aziende che acquistano accessi all’API dell’azienda.
Altre complicazioni sono dovute a una diminuzione della qualità dei risultati di ChatGPT causate dallo sviluppo del modello 5, e alla carenza di GPU dovuta alla guerra tech tra l’America e la Cina. Le aziende cinesi hanno infatti acquistato un gran numero di GPU, spendendo anche 5 miliardi di dollari per i chip AI A800 e A100 di Nvidia.
Di recente anche Altman è andato contro a OpenAI, in quello che molti hanno definito un “momento Frankenstein” perché lui sembra essersi pentito di aver creato il chatbot. Altman ha dichiarato pubblicamente che le AI devono essere regolate, se no rappresenterebbero un disastro.
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Fonte: Firstpost.