Non è una novità trovare accostati videogiochi e violenza dalla stampa generalista
Dopo le infinite critiche mosse nei confronti del mercato videoludico, nonché i numerosi dibattiti sulla presunta correlazione tra videogiochi e violenza, DrCommodore ha interpellato gli utenti per far emergere l’altra faccia della medaglia. Un lato che è sempre rimasto fuori dall’occhio vigile dei media, ma ben visibile quando ci si approccia al culto del videogioco. Parlando con i nostri amati Commodoriani, abbiamo scoperto quanto l’Arte Videoludica sia stata fondamentale nella crescita personale di numerosi videogiocatori e videogiocatrici. Tra i tanti episodi di vita vissuta e gli aforismi, abbiamo deciso di condividere i messaggi più ricorrenti degli utenti in due scaglioni.
Videogiochi e istruzione
Sono molti i racconti degli utenti legati al valore istruttivo del videogame. Tra le numerose testimonianze, citiamo quello di Tony, il quale ci ha parlato di uno degli eventi più importanti nella formazione di una persona: l’esame di Maturità. Le tesine che ogni anno vengono analizzate dalle commissioni d’esame di tutta la penisola, coprono argomenti che spaziano dalle Lettera alla Scienza. Tuttavia, a quanto pare, parlare di videogiochi risulta ancora qualcosa di sorprendente!
“Io al mio esame di maturità ho portato la tesina: ‘Videogiochi, Una Passione Come Strumento di apprendimento’, portandomi a casa un bel 100 tondo tondo. Ho parlato ai prof non dei videogiochi, ma come essi mi abbiano aiutato a studiare meglio alcune materie (Assassin’s Creed ne è praticamente la prova), ad approfondire l’inglese e la pronuncia (grazie ai giochi multiplayer) oppure a capire come funziona il marketing nelle aziende. Ne ho parlato principalmente come una passione che oltre ad aiutarmi a studiare, ha fatto sì che potessi non pensare ai problemi quando necessario e soprattutto a conoscere gente nuova, con la quale tutt’ora mi diverto online. Per me i videogiochi sono una passione, ma forse la passione più bella che possa esistere.”
Ma non è tutto qui. Come già sottolineato da Tony, molte persone hanno imparato l’Inglese videogiocando e divertendosi, come hanno dichiarato Roberto e Nazario nei loro rispettivi commenti. Insomma, è ora di ripensare i metodi di insegnamento delle lingue integrando strumenti videoludici nel processo didattico?
“Ragazzi, se oggi io so l’inglese è grazie alla ps2” e “Devo la mia conoscenza di inglese alla saga di GTA.”
Un altro simpatico aneddoto è arrivato da Federico che, grazie alla celebre saga di Need For Speed, è riuscito a destreggiarsi dove il suo docente aveva fallito: la spiegazione del petrolio e dei suoi derivati. Per vie traverse, Federico si è documentato sull’argomento in seguito alla curiosità suscitata dalla serie EA. Per fortuna, aggiungiamo noi!
“Qualche anno fa ero di maturità e come seconda prova uscì chimica industriale, più precisamente la produzione delle benzine e l’aumento del numero di ottani. La sfortuna volle che in nostro prof a quel tempo si trovò in dietro con il programma e decise di non spiegare l’argomento riguardante il petrolio e i derivati proprio perché uscito la volta prima e quindi non sarebbe ricapitato. E invece cosa capitò? Esatto, proprio l’argomento del petrolio. Naturalmente nessuno sapeva nulla, o comunque nulla di così specifico. Fortunatamente qualche giorno prima avevo giocato a Need For Speed e mi ero incuriosito riguardo al NOS e sul come facessero certe auto ad andare così veloci. Alla prova presi 14/15.”
Videogiochi tra relazioni, emozioni e ricordi d’infanzia
Oltre ad un prezioso supporto all’apprendimento, l’Arte Videoludica è riuscita a dare una nuova vita a molte persone. Ricordi, legami e amori sono nati tra pad e tastiere, tra mondi virtuali che coinvolgono le persone e le rendono partecipi di un universo narrativo, emotivo e riflessivo. Sono diverse le storie arrivateci, e non neghiamo di averne a bizzeffe da raccontare in prima persona. La prima testimonianza è di Alberto, il quale deve ringraziare un certo cavaliere di nome Link.
“Grazie a Zelda ho conosciuto la mia prima ragazza (ora ex) e lo stesso Zelda l’ho portato alla maturità, ricevendo elogi per ‘la tesina più originale che abbiamo visto quest’anno’. Grazie ai videogiochi ho conosciuto i miei migliori amici e non so come avrei fatto senza conoscerli (ciao Davide, ciao Sara ).”
Gianmarco, grazie ai Videogiochi, è riuscito a tessere delle preziose relazioni, le quali definiscono la persona che è attualmente. Addirittura, tramite giochi come Ultima Online, ha trovato la persona diventata suo testimone di nozze!
“A livello video ludico ho conosciuto dei miei amici carissimi, tra cui il mio testimone di nozze. La mia passione poi mi ha portato qua che è diventata quasi una mia seconda famiglia. Se non ci fosse stata ultima online probabilmente non avrei conosciuto diverse persone fondamentali nella mia vita.”
Stando al racconto di Eleonora, i Videogiochi hanno il potere di rafforzare persino i legami di parentela, a tal punto da non dormire pur di non interrompere il momento di unità familiare! Padre, Madre e non solo, anche persone conosciute su Xbox Live, unite da un fortissimo legame ludico che va ben oltre la distanza fisica.
“I videogiochi mi hanno sempre aiutato a creare legami e relazioni davvero forti: è successo con mio padre, con mio zio, con mia madre e il mio patrigno (nerdavamo a RE4 fino alle 2 del mattino, non lo faccio più neanche adesso!).
Per non parlare poi delle amicizie nate su Xbox Live! Concludendo: i videogiochi mi hanno sempre aiutata a rafforzare e creare splendide relazioni, e se non è positivo questo non saprei proprio cos’altro dire!”
C’è anche chi, con il videogioco, è riuscito a migliorare sia le relazioni familiari che i propri studi, come la Commodoriana Giorgia. Non è una tipa che gioca molto, ma le innumerevoli sfaccettature del Videogioco sono riuscite ad ispirarla come character designer.
“Non sono una che gioca molto, anzi, però alcuni lati positivi li ho trovati anche io.
Partendo dal fatto che i videogiochi sono sempre una fonte infinita di ispirazioni e reference per quanto riguarda il disegno e la progettazione di character, quindi mi aiutano un sacco e mi hanno aiutato anche per alcuni esami in uni, anche io come molti ho conosciuto gente giocando online (a cui attualmente voglio un sacco bene tra l’altro). In più: capisco meglio l’inglese; sono una super fonte di distrazione quando sono triste, anche se sono effettivamente il mio piano B sono uno dei punti in comune con mio fratello, con cui tra l’altro anni fa non andavo affatto d’accordo, mentre ora penso sia il miglior fratello di sempre.
Insomma, solo roba positiva.”
Concludiamo la carrellata con una testimonianza indiretta che ci propone Filippo, il quale racconta il rapporto padre-figlio del vicino di casa.
“Ogni giorno sento il mio vicino di casa (40 anni passati) giocare a Fifa con il figlio di 8 anni. Ogni gol esultano entrambi come se avessero vinto la coppa. Mi fanno troppo sorridere. Il figlio, a quanto ho capito, ha appena vinto una partita al novantesimo e sta suonando un jingle con il flauto.
I videogiochi sono una cosa stupenda.”
Naturalmente, i racconti sono tanti e risulta impossibile riportare tutti gli interventi degli utenti. Invitiamo dunque tutti i Commodoriani a condividere le proprie storie, scritte o con un breve video, con l’hashtag #CommodoreStories per diffondere un semplice messaggio: i videogiochi non sono il male che molti dipingono, ma fonte inesauribile di empatia, istruzione e lavoro. Dopotutto, come ogni Arte riconosciuta dagli esseri umani.
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