Siamo ritornati al cinema e questo è un dato di fatto. I dati di ingresso in sala per il 2022 sono aumentati rispetto agli anni della pandemia, favoriti da un nuovo rilancio delle case di produzione ma, allo stesso tempo, si continua a rimanere su cifre basse.
Per molte major, l’anno appena passato è stato quasi paragonabile ad un rinascimento di questo mondo. Con l’introduzione definitiva della fruizione mista, le logiche di produzione e di distribuzione sono cambiate.
L’arrivo delle pellicole in streaming dopo pochissimo tempo dall’uscita in sala ha portato gran parte del pubblico ad “abbandonare” (o quasi) l’abitudine di andare al cinema. Nonostante ciò, il 2022 è stato l’anno del ritorno ai grandi incassi con pellicole che sono già entrate nell’immaginario collettivo.
Oggi vi sveleremo quelle che (secondo noi) sono stata le migliori 10 pellicole del 2022.
Licorice Pizza di Paul Thomas Anderson (su Prime Video)
Paul Thomas Anderson torna al cinema con un film diverso dai suoi precedenti, in un certo senso, più leggero e spensierato.
Romantica e divertente, la pellicola è ambientata negli anni 70 e racconta la nascita e la crescita dell’amore adolescenziale nato tra Gary (Cooper Hoffman, figlio del compianto Philip Seymour Hoffman) e Alana (Alana Haim, membro delle Haim).
Anderson si conferma un regista generazionale, capace di raccontare, girare e realizzare in maniera sublime ogni storia gli si metta in mano.
Non aver premiato una pellicola del genere ad un’edizione povera degli Oscar come quella del 2021, lascia ben capire l’ormai inesistente attendibilità di questi riconoscimenti.
The Batman di Matt Reeves (su Sky)
Matt Reeves tira fuori una lettera d’amore al personaggio di Bruce Wayne, così ingiustamente bistrattato negli ultimi anni (non si vedeva un film fatto bene sul personaggio da Nolan).
Il cavaliere oscuro di Robert Pattinson, che conferma di essere uno dei migliori attori della sua generazione, è arrabbiato, impulsivo, depresso e incapace di gestire le situazioni senza ricorrere immediatamente alla violenza.
La pellicola ci porta in una Gotham sudicia e sporca, così simile a quella che Frank Miller racconta in Anno Uno, storia da cui Reeves prende ispirazione a piene mani.
Non solo un cinecomic, ma un noir fatto di indovinelli ed indizi lasciati come briciole di pane lasciate di proposito da L’Enigmista, interpretato magnificamente da Paul Dano.
Top Gun: Maverick di Joseph Kosinski (su Paramount+)
Dopo 36 anni, Maverick è tornato. Tom Cruise ritorna a vestire i panni del celebre pilota di caccia della Top Gun in un film sorprendente che supera di gran lunga il primo capitolo sia per storia raccontata che per qualità generale.
Tutto ciò che non funzionava nel film del 1986 viene totalmente ribaltato mostrandoci un Maverick ormai obsoleto, questa volta nelle vesti di insegnante e costretto a confrontarsi con il proprio passato.
Continua ad essere un film di propaganda americana ma comunque, rispetto al primo, gestisce la cosa in maniera più pacata non esaltando l’eccitazione della guerra o portando avanti un machismo forzato.
Il tutto è aiutato da un’ottima regia che, sostenuta dall’avanzamento tecnologico, è riuscita quasi nell’impossibile nella realizzazione di riprese aree mai viste prima.
Esterno Notte di Marco Bellocchio (su RaiPlay – diviso in 3 episodi)
Marco Bellocchio riesce in un miracolo che non in pochi hanno tentato: raccontare il rapimento Moro, uno degli eventi storici e politici più importanti dell’Italia del 900. Il terrore delle Brigate Rosse, la confusione della politica italiana, il classismo, la religione.
Tutto è perfettamente intrecciato nel racconto dei 55 giorni più neri della storia italiana. La figura di Aldo Moro, interpretato da un infinito Fabrizio Gifuni, viene sezionata attraverso incubi, lettere e parole.
In un appiattimento del cinema italiano senza precedenti, Bellocchio propone una pellicola con una visione artistica ben precisa, capace di rimanere nell’immaginario collettivo non solo per la storia che vuole raccontare, ma anche per le immagini che propone.
Pinocchio di Guillermo Del Toro (su Netflix)
Il maestro dell’horror fantastico, propone quella che, con molta probabilità, è la miglior versione di Pinocchio dai tempi di Balestri e Manfredi. Un capolavoro in stop motion che ha impiegato anni di lavoro ma che ne è valso totalmente la pena.
Nonostante i grandi cambiamenti fatti nella storia (partendo dall’ambientazione nell’Italia fascista fino alla motivazione che ha portato Geppetto a creare Pinocchio), Del Toro riesce a mantenere immutato il messaggio che vuole trasmettere la storia.
Commuovente, divertente e capace di fare una grandissima critica ai regimi totalitari, il film di Del Toro è già in corsa per un Oscar che meriterebbe senza alcun tipo di remora. E con una certezza. Anche a Collodi sarebbe piaciuto.
Doctor Strange: In the Multiverse of Madness di Sam Raimi (su Disney+)
Senza alcun tipo di dubbio siamo davanti al miglior film della Fase 4 del Marvel Cinematic Universe. Checchè se ne dica, è il prodotto del periodo post Endgame con più carattere e capace di trasmettere una visione artistica.
Lo stile di Raimi entra a gamba tesa in ogni inquadratura, nel modo in cui gestisce i personaggi e li inquadra mettendoli, costantemente, sotto una luce quasi inquietante.
Doctor Strange: In the Multiverse of Madness riesce nel dare una direzione stilistica ad un eroe che, già nei fumetti, è famoso per le sue immense influenze horror.
Qui, la missione di Raimi di rendere Strange un personaggio horror si fa sempre più palese anche a delle imprevedibili trovate registiche (chi non ha pensato all’Armata delle Tenebre?).
Glass Onion: a Knives Out Mistery di Rian Johnson (su Netflix)
Daniel Craig, i suoi completi alla Cary Grant e il suo accento improponibile sbarcano su Netflix dopo un contratto a 6 cifre e la voglia di fare bene come il precedente capitolo che riuscì a ribaltare totalmente le regole del giallo tradizionale.
Glass Onion si inserisce nella realtà odierna quasi quanto il precedente ma con un respiro molto più da blockbuster e da film ad alto budget rispetto a Knives Out.
Nonostante ciò Rian Johnson riesce a realizzare, anche in questo caso, una storia accattivante nel quale il vero interesse non sta nello scoprire il colpevole ma il movente e la dinamica con cui l’omicidio in questione viene architettato. Una costruzione e decostruzione del caso che qui diventa palese.
La satira, sempre presente, prende in giro (in maniera meno sottile e più diretta rispetto a Knives Out) i ricchi, la loro mancanza di spirito e di intelligenza. Come al solito, Johnson conferma tutto il suo talento.
Avatar: La via dell’Acqua di James Cameron (solo al cinema)
Il mondo di Pandora torna al cinema dopo ben 12 anni, portando avanti una denuncia ecologista e contro le vecchie generazioni.
Nonostante in molti abbiamo criticato la semplicità della trama, questa va in secondo piano rispetto ad una grandezza tecnica e visiva probabilmente mai vista prima. Cameron, proprio come nei suoi film precedenti, porta il mezzo tecnico al limite del possibile.
Avatar 2, proprio come il primo capitolo, introdurrà un modo di fare cinema attraverso l’utilizzo del digitale, sempre più sperimentale e capace di creare mondi alternativi.
Insomma, l’ennesima conferma che nulla è impossibile per un regista come lui. Siamo alla svolta e tutti, finalmente, se ne stanno accorgendo.
The Fabelmans di Steven Spielberg (solo al cinema)
Tutti i registi hanno il loro 8½. Per Paolo Sorrentino è E’ Stata la Mano di Dio, per Alejandro González Iñárritu è Bardo. Per Steven Spielberg, invece, il coronamento di decenni di onoratatissima (e premiatissima) carriera è The Fabelmans.
La pellicola, raccontando la storia di Sam Fabelmans, ripercorre tutte le tappe della vita di Spielberg, partendo dalla scoperta del mezzo cinematografico, alla creazione dei primi “film” con gli amici, fino all’essere emarginato, in un parallelismo a quell’allontanamento che il regista ha vissuto ad Hollywood a causa del suo ebraismo.
L’idea del film, partita nel 1999 con una storia scritta dalla sorella di Spielberg, si è protratta per oltre 20 anni con l’intenzione di realizzare una pellicola capace di raccontare la sua vita attraverso una prospettiva differente.
La storia di un semplice trasloco, tocca il cuore dello spettatore come solo Spielberg è sempre stato capace di fare.
The Banshees of Inisherin di Martin McDonagh (solo al cinema)
Martin McDonagh torna al cinema con la sua coppia preferita dopo ben 14 anni dall’uscita di In Bruges – La coscienza dell’assassino, che li vedeva protagonisti. Parliamo ovviamente di Colin Farrell e Brendan Gleeson.
Con 8 candidature ai Golden Globe all’attivo, la pellicola è una commedia dai risvolti tragicomici ambientata alla fine della guerra irlandese. Due amici, per scelta di uno dei due (Colm), non si frequenteranno più senza un apparente motivo.
Nonostante la scelta di Colm di non avere a che fare più con l’altro, l’amico (Padriac) inizierà ad essere insistente sulle motivazioni di questo abbandono.
Presentato in anteprima alle Mostra del Cinema di Venezia a settembre, la pellicola ha vinto il premio Osella alla miglior sceneggiatura e la Coppa Volpi al miglior attore assegnata a Colin Farrell.