Il caso Cambridge Analytica torna a far parlare di sé: lo scandalo sul trattamento dei dati che ha coinvolto Meta (allora ancora Facebook Inc.) nel 2018 sembra avere un lieto fine, per lo meno per la multinazionale statunitense.
La società di proprietà di Mark Zuckerberg ha infatti deciso pagare l’esorbitante cifra di 725 milioni di dollari per risolvere la questione fuori dell’aula di tribunale.
Lo scandalo Cambridge Analytica e l’accordo raggiunto da Meta
Nel 2018 una pesante accusa si levava contro Facebook Inc., ossia quella di aver concesso i dati personali di 87 milioni di utenti a società di terze parti senza il consenso da parte degli interessati.
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Da questa accusa, che presto si è trasformata nello scandalo Cambridge Analytica, è partita una class action contro la società capitanata da Mark Zuckerberg al fine di ottenere un equo indennizzo per i danni derivanti dalla negligenza di Meta.
“I querelanti affermano che Facebook ha concesso a numerose terze parti l’accesso ai propri contenuti e informazioni di Facebook senza il loro consenso e che Facebook non è riuscito a monitorare adeguatamente l’accesso e l’utilizzo di tali informazioni.”
La causa intentata contro il social network ora si risolve con un colpo di scena: Meta ha accettato di pagare 725 milioni di dollari per mettere a tacere la questione e non farla finire in tribunale.
In realtà, questa soluzione era abbastanza prevedibile, infatti lo scorso agosto le parti avevano già negoziato un accordo preliminare, che però non conteneva né i termini per risolvere la questione, né l’importo di un eventuale risarcimento.
Stando a quanto affermato dagli avvocati che si sono occupati dell’azione collettiva, questo è il compromesso più importate mai raggiunto negli Stati Uniti in materia di privacy. Oltre a questo, bisogna precisare anche che l’accordo ha infranto un altro record: è la cifra più alta mai pagata per far terminare una class action.
In una nota emanata da Meta, la società ha sostenuto di essere scesa a patti “nel migliore interesse della nostra comunità e degli azionisti” e di non avere alcuna responsabilità nella faccenda.