Il Governo avrebbe intenzione di “spegnere” lo Spid, malgrado già più di 30 milioni di cittadini abbiano acquisito la propria identità digitale. La prossima battaglia dell’esecutivo Meloni infatti, riguarda un’innovazione che, anche grazie alla pandemia, ha ottenuto una spinta importante.
Ad aprire all’ipotesi di una cancellazione dello SPID, è Alessio Butti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’innovazione tecnologica e, quindi, fonte autorevole per esprimere al meglio il punto di vista del Governo sulla questione.
“Cerchiamo di spegnere gradualmente Spid che raccoglie una serie di identità digitali e facilitare l’azione delle nostre imprese e dei cittadini con la Pubblica amministrazione”, ha detto intervenendo all’iniziativa per i dieci anni di Fratelli d’Italia.
Il Sistema Pubblico di Identità Digitale, lanciato ufficialmente nel 2016, è oggi diventato un vero e proprio riferimento per i rapporti tra i cittadini e le Pubbliche Amministrazioni (gli ultimi dati confermano come oltre 120 mila amministrazioni abbiano già adottato lo SPID) oltre che per l’accesso ai servizi di aziende private per la verifica dell’identità (come, ad esempio, l’apertura di un conto corrente con il riconoscimento tramite SPID).
Nel corso degli ultimi anni, anche per via della pandemia e della digitalizzazione forzata di molti servizi, lo SPID ha registrato una crescita considerevole. Ad inizio 2022, infatti, erano 28 milioni le identità SPID attive in Italia mentre ora siamo arrivati a 33 milioni. Prima della pandemia, invece, erano appena 6 milioni i cittadini italiani che avevano richiesto lo SPID, completando la procedura di identificazione che viene effettuata da un ente terzo accreditato da AgiD (come Poste Italiane, Telecom e altri ancora).
Divario generazionale
“Dobbiamo cominciare a spegnere lo Spid e avere la carta d’identità elettronica come unica identità digitale”, ha sottolineato Butti. L’idea di fondo sarebbe quella che lo Spid sia poco usato tra gli anziani per le difficoltà legate all’ottenimento e all’accesso. Con la carta d’identità elettronica, invece, ad avviso di Butti, tutto sarebbe più semplice.
È necessario, però, considerare tutti gli elementi che rendono difficile puntare esclusivamente sulla CIE. Sia in termini di costi per lo Stato, che dovrebbe dismettere un servizio su cui ci sono stati importanti investimenti in questi anni, sia per quanto riguarda le tempistiche di rilascio della CIE (spesso è necessario aspettare settimane o addirittura mesi per ottenerla), gli interrogativi in merito al progetto anticipato dal sottosegretario con delega all’innovazione tecnologica sono diversi.
Attualmente, il punto di vista di Butti non ha ancora trovato spazio di un nuovo decreto e anche con la Manovra non ci saranno interventi sullo SPID. Nel corso del 2023, però, il Governo potrebbe decidere di concentrarsi sulla questione, con un inaspettato cambio di rotta rispetto al precedente esecutivo che, invece, aveva puntato fortemente sullo SPID come sistema per completare la digitalizzazione dell’Italia. Si saprà di più, molto probabilmente, già nei primi mesi del 2023.
Fonte: ilfattoquotidiano.it