La Gazzetta dello Sport è sbarcata su Twitch ma il suo arrivo ha fatto molto discutere. Il nuovissimo canale ha avuto circa 3500 spettatori simultanei durante una delle loro prime live, numeri incredibili che farebbero gola anche allo streamer più affermato.
Per raggiungere queste cifre il player del canale Twitch di Gazzetta è stato inserito tra le pagine del quotidiano online: gli utenti attivi in chat, secondo il profilo Twitter Average Juventino Guy, erano soltanto 29. La pratica, chiamata embedding, fa sì che gli spettatori presenti sul sito de La Gazzetta dello Sport vengano conteggiati anche da Twitch. La pratica è completamente lecita ma alcuni hanno evidenziato problematicità.
La Gazzetta dello Sport ha fatto embedding: cosa significa?
L’embedding è una pratica che molte redazioni utilizzano per far conoscere il proprio canale Twitch ai visitatori del proprio sito. Ne fanno uso praticamente tutte le testate che contestualmente hanno un canale Twitch all’attivo.
Il caso è stato rilanciato dal profilo di Average Juventino Guy che ha segnalato soltanto 29 utenti in chat a fronte di ben 3500 spettatori. Il portale di notizie sportive ha semplicemente inserito il player di Twitch all’interno del proprio sito: tutti gli utenti presenti su una pagina che ha al suo interno l’embedding della diretta vengono conteggiati come spettatori.
La pratica è del tutto lecita ed è Twitch stesso a permettere l’embedding su siti internet proprietari, anche se è necessario che vengano rispettati alcuni requisiti. Innanzitutto, il dominio che utilizza gli embed deve utilizzare un certificato SSL, il player non deve essere oscurato in alcun modo da pubblicità o altri elementi della pagina e deve rispettare i requisiti minimi di altezza e larghezza raccomandati (400×300 pixel). Twitch richiede anche di segnalare il dominio su cui si effettua l’embedding con l’attributo iFrame parent.
Perché l’embedding è problematico?
La Gazzetta dello Sport ha rispettato tutti i requisiti necessari per praticare l’embedding. Questo tipo di pratica scavalca però realtà più piccole che non dispongono di un bacino d’utenza costante su un sito proprietario.
Davide Marra, co-host del Cerbero Podcast, ha più volte parlato della questione embedding durante alcune live dedicate. Lo streamer si è espresso pubblicamente su Instagram ritenendo la pratica scorretta anche se formalmente legittima:
Sono anni che denunciamo pubblicamente le problematiche del BOTTING e dell’EMBEDDING su Twitch spiegate ampiamente nell’inchiesta “BotGate”, che potete recuperare su YouTube (sono 2 capitoli). […] Premettendo che tale pratica, SE SEGNALATA alla piattaforma (con un accordo privato che rimuove o limita la possibilità di monetizzare tramite ads), non viola i termini di Twitch, rimane a dir poco scorretta. È di fatto un doping, una concorrenza sleale nei confronti di chi ha un pubblico REALE e si vede surclassato da numeri irreali nel meccanismo “a classifica” di Twitch.
Marra critica soprattutto la visibilità che ottengono certi canali a discapito di competitor con un numero inferiore di spettatori. Scalare le classifiche di Twitch con queste modalità, stimolando l’effetto carrozzone, è molto più semplice. L’obiettivo dello streamer con il post è, comunque, rendere più consapevole il pubblico:
La mia premura è che la gente sia consapevole di questo trucco: non solo la piattaforma può avere i suoi benefici (maggior pubblico complessivo, seppur gonfiato). […] Una grossa azienda può semplicemente sbaragliare la concorrenza di chi si è fatto la gavetta o di chi è capace di portare pubblico REALE sul sito da altri luoghi.
Marra ha riferito di aver parlato con una persona che lavora per la Gazzetta dello Sport e gli è stato confermato che Twitch e il portale sportivo hanno uno speciale accordo per l’embedding. È davvero improbabile che il traffico sulle pagine de La Gazzetta dello Sport sia fasullo: questa pratica rimane comunque, secondo lo streamer, del tutto scorretta ed una sorta di “doping legalizzato”.
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