Tutti gli occhi della fighting game community sono puntati su Project L, il fighting game in lavorazione presso Riot Games. Con membri storici del torneo EVO alla guida del progetto ed il gigantesco budget di Tencent a disposizione per lo sviluppo, il picchiaduro di League of Legends ha la possibilità di ripopolarizzare il genere presso il grande pubblico tramite la forza bruta del suo IP.
È arrivato come promesso il secondo update dell’anno (qui il primo), che ci fornisce un assaggio di come apparirà il gameplay di Project L e mostra finalmente i personaggi di League in movimento. Con un gameplay definito “facile da imparare ma difficile da padroneggiare“, il gioco mira ad attirare la grandissima playerbase del MOBA più guardato al mondo, mettendo sotto i riflettori (e in mezzo al ring) i personaggi più iconici ed amati dal pubblico.
Innanzitutto ci viene confermato che il gioco sarà Free to Play, seguendo sulle orme del mastodontico lancio di Multiversus, che a luglio aveva polverizzato il record per giocatori al day one tra i picchiaduro. Una scelta perfettamente in linea con i prodotti Riot Games, che scelgono di monetizzarsi principalmente grazie alle skin di ottima fattura. I capi progetto procedono poi a scendere ancora più nel dettaglio riguardo lo sviluppo del gioco, mostrando come girano le rotelle di questo fighting game.
Project L, ecco i principi base del gioco
Come sentiamo dalle labbra di Shaun Rivera (game director), Project L è pensato per essere immediatamente divertente, senza però dimenticare i giocatori che invece dedicano più tempo a padroneggiarne le finezze.
La base del gioco si appoggia su un movimento veloce e fluido, che consente al giocatore di posizionarsi esattamente dove vuole. Vari tipi di salto, scatto, e corsa aprono infinite possibilità, su cui ogni campione elabora poi con le proprie abilità di movimento uniche.
A questo vanno aggiunte le opzioni di assist: sì perché Project L lascia perdere il tradizionale picchiaduro 1v1, preferendogli un approccio basato sul tag-system. Ogni giocatore sceglierà due personaggi con cui combattere, e potrà scegliere di far intervenire la “riserva” in maniera sia offensiva che difensiva.
L’entrata in scena del personaggio secondario può infatti estendere le combo o permetterci di attaccare da una direzione inaspettata, ma serve anche a respingere un attacco in arrivo o “salvare” il campione in difficoltà (una specie di Burst, per i giocatori di Guilty Gear).
Chiarezza per lo spettatore
Una frase interessante che abbiamo raccolto nel video è stata “(…)Pensiamo che questo renda più emozionante sia giocare che guardare“. Una qualità di Project L che è subito chiara —anche se il filmato proviene da una build ancora in sviluppo— riguarda la chiarezza del gameplay. Nonostante lo stile sia decisamente d’ispirazione anime, quindi con animazioni velocissime che si cancellano l’una nell’altra, è facile capire esattamente cosa sta succedendo sullo schermo in ogni momento.
Ogni pressione di un bottone si riflette con immediatezza sul modello in-game, che possiede movimenti ben differenziati l’uno dall’altro. Quando Jinx lancia una bomba e chiama l’assist di Ekko che la colpisce scagliandola addosso al nemico, non ci sono dubbi su cosa sia successo. E così ogni dash, ogni presa e recupero cancellato hanno effetti visivi e richiami sonori incredibilmente facili da decifrare. Un’accorgimento che senza dubbio lascia intuire l’intenzione di ricavare un posticino per Project L nell’olimpo degli eSports targati Riot Games.
Project L non arriverà sul mercato ancora per un bel po’, come ci hanno avvisato in precedenza gli sviluppatori, però la build che ci hanno mostrato sembra essere a buon punto. Il gioco ha un’identità generale, delle meccaniche di base, e dei campioni che si allacciano l’un l’altro sfruttando sinergie uniche. Insomma un’inizio davvero promettente per il fighting game della Riot, a cui adesso occorre davvero un nome vero.