La manovra di Bilancio, la prima del nuovo governo Meloni, è in fase di ultima elaborazione, ma da tempo circolano molte indiscrezioni sulle misure che potrebbero essere inserite nel provvedimento. Rivelazioni che in alcuni casi stanno facendo discutere e non poco, maggioranza, opposizione ma anche addetti ai lavori. Una di queste è la nuova tassa sulle consegne a domicilio, ribattezzata “Amazon Tax”.
Tra i vari propositi dell’esecutivo, che ne ha discusso durante una riunione dei capigruppo il 18 novembre, la nuova tassa avrebbe come obiettivo quello di sostenere il commercio di prossimità e di porre un freno alle consegne effettuate con mezzi non ecologici.
È stata infatti ipotizzata l’introduzione di una Web Green Tax per colpire l’e-commerce effettuato con mezzi inquinanti. L’ipotesi è sul tavolo ma restano delle difficoltà tecniche legate soprattutto al rischio di colpire le piccole imprese di trasporto che effettuano le consegne per le piattaforme del commercio elettronico.
Nota anche come tassa verde, dato che il colosso di Jeff Bezos è il leader mondiale delle consegne a domicilio, si tratterebbe di una tassa che punta a favorire il commercio di prossimità. Infatti, con una ulteriore tassa sulle consegne si cercherebbe di invogliare i consumatori finali a recarsi sul posto per comprare dal negozio fisico anziché da quello online, per favorire le piccole realtà che nell’era dello shopping sul web stanno accusando non poche difficoltà.
Va sottolineato che si tratta ancora di una delle tante ipotesi sul tavolo e sarà da capire se potrà entrare a far parte della manovra oppure verrà cestinata. Quel che è certo è che l’eventuale tassa non andrà a impattare sulle consegne di beni di prima necessità e sugli alimentari.
Le incertezze non mancano secondo Netcomm, l’associazione del settore e-commerce. “La presunta ‘tassa verde’ sulla rete distributiva dell’eCommerce proposta dal governo all’interno della nuova legge di Bilancio non tiene conto del reale impatto economico e ambientale di questo settore sull’intera economia del nostro Paese”, ha detto di recente il presidente di Netcomm, Roberto Liscia.
Aggiungendo: “Porre un freno a un settore strategico come quello del digitale, che già sta subendo un rallentamento a causa dell’inflazione e dell’aumento dei costi tecnologici e di gestione dell’intera rete, significherebbe minare la competitività dell’Italia sul piano internazionale. E a farne le spese sono in primis le piccole e medie imprese, che hanno trovato nel digitale, in questi ultimi anni, una risorsa strategica per lo sviluppo del loro export, raggiungendo consumatori in tutto il mondo grazie all’eCommerce”.
Fonte: QN