Qualche giorno fa aveva suscitato curiosità un’iniziativa del comune di Arezzo. Stiamo parlando della sperimentazione dal 1 dicembre di “super occhiali infrarossi” per la polizia municipale. Si tratta di un dispositivo laBGlasses, costituto da un paio di occhiali dotati di visore e di telecamere ad alta risoluzione (tornano subito in mente i Google Glass e HoloLens 2 di Microsoft)
Lo scopo di questi occhiali smart è quello di “rivoluzionare l’operatività degli organi di Polizia nell’ordinaria attività di controllo del territorio”. Infatti, questo dispositivo consentirebbe agli agenti di controllare in tempo reale le infrazioni: per esempio, collegandosi con un banca dati, il software verificherebbe la validità della targa dell’auto e le informazioni relative.
L’iniziativa, però, ha suscitato qualche dubbio sulla questione dei dati personali. E infatti è intervenuto il Garante privacy, che ha aperto un’istruttoria sui “super occhiali infrarossi” di Arezzo. Non solo: infatti, lo stop riguarda anche un’iniziativa simile avviata dal comune di Lecce, che vorrebbe sperimentare il riconoscimento facciale nella videosorveglianza.
Il controllo smart: i dubbi del Garante privacy
Il Garante per la Protezione dei Dati Personali vorrebbe vederci più chiaro sull’iniziativa del comune di Arezzo e di Lecce. Da una parte, il trattamento di dati personali realizzato da soggetti pubblici “mediante dispositivi video” è “generalmente consentito”, nel caso sia necessario per l’esecuzione di un compito di interesse pubblico. Dall’altra, però, la normativa non consente “l’uso di sistemi di riconoscimento facciale” fino al 31 dicembre 2023 o “fino all’entrata in vigore di una specifica legge in materia.
L’Autorità ha messo in guardia dall’uso di dispositivi video che possano comportare – anche indirettamente – un controllo a distanza sulle attività del lavoratore e ha invitato al rispetto delle garanzie previste dalla disciplina privacy e dallo Statuto dei lavoratori.
Il Garante privacy ha chiesto al comune di Arezzo di fornire la copia informativa sul trattamento dei dati personali che sarà resa “agli interessati”, in riferimento ai soggetti “a cui si riferiscono i veicoli”, sia gli agenti che indosseranno i dispositivi. Una richiesta simile è arrivata anche per Lecce: in questo caso, il Garante privacy vorrebbe una descrizione dei sistemi adottati e le finalità dei trattamenti dei dati personali.
Per quanto riguarda il sistema di sorveglianza di Lecce, la Municipale ha comunque voluto precisare che il sistema installato non prevede l’uso di un sistema di riconoscimento facciale vero e proprio:
Nella fase di installazione delle nuove telecamere di videosorveglianza, il Comando di Polizia Locale […] ha in verità osato per una tecnologia che, benché all’avanguardia, non prevede il cosiddetto riconoscimento facciale. Infatti, non è ancora disponibile una idonea previsione normativa che consente la raccolta di dati biometrici, funzionale in particolare all’identificazione dei soggetti interessati da specifiche esigenze investigative
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Fonti: Quotidiano di Puglia, Garante privacy, Comune di Arezzo