In questi giorni si sta discutendo molto del nuovo decreto in tema di rave party voluto dal governo Meloni, che vede diventare reato l’organizzazione di raduni con più di 50 partecipanti in terreni o edifici altrui, che potrebbero essere “un pericolo per l’ordine e la salute pubblica”. Chi organizza questi raduni potrebbe essere condannato a pagare una grossa multa e a scontare una pena dai 3 ai 6 anni di reclusione.
A far discutere molti è la soglia massima di persone introdotta per i raduni, elemento che è stato preso di mira da molti sul web. Anche la Ryanair non si è astenuta dall’esprimere la sua, e ha lanciato una frecciatina alla normativa sul proprio profilo Twitter.
Nel tweet Ryanair ha inserito una foto del proprio aereo con una coda di 51 persone, in quanto quell’assembramento sulla pista potrebbe essere illegale. La provocazione, però, non è stata ben accolta dagli utenti del web.
Le reazioni del web alla frecciatina di Ryanair
Molti hanno infatti criticato il tentativo della compagnia aerea di fare politica tramite battute poco divertenti, senza risolvere prima i suoi problemi (che secondo questi commenti sarebbero la poca trasparenza, la poca serietà e gli stipendi dei piloti e degli altri dipendenti). C’è stato anche chi ha considerato la battuta divertente, e chi ha difeso la compagnia dicendo che è una delle più sicure e solide sin Europa, oltre che la seconda per numero di paseggeri.
Alcuni simpaticoni hanno invece risposto alla frecciatina con battute riguardanti il decreto, sottolineando come la compagnia si sia indirettamente paragonata ad un capannone abbandonato.
Il decreto anti-rave e le polemiche
Il decreto anti-rave del governo Meloni è ancora da sistemare e da rendere più chiaro in parlamento, ma negli scorsi giorni l’opposizione e non solo hanno criticato il testo di esso. Appena uscito il decreto, molti hanno infatti avuto paura per la propria libertà di manifestare.
Il viceministro della giustizia Francesco Paolo Sisto ha assicurato a Mattino 24 che quando il decreto diventerà legge non riguarderà le manifestazioni scolastiche e le proteste in piazza. Prima di diventare legge esso deve passare al vaglio del Parlamento e poi ricevere le opportune modifiche.