Tutto Chiede Salvezza è la nuova serie Netflix tratta dal romanzo omonimo di Daniele Mancarelli edito da Mondadori, già disponibile sula piattaforma streaming a partire dal 14 ottobre. Noi abbiamo avuto l’occasione di vedere tutti gli episodi in anteprima e siamo orgogliosi di donarvi la nostra opinione.
Dicendo da subito che il prodotto sarà valutato come opera audiovisiva e non scritturale, eviteremo il confronto con il libro discutendo unicamente del lato tecnico della storia insieme al messaggio che essa vuole trasmettere in maniera più diretta possibile senza condensare gli spoiler, quindi anche se non l’avete ancora vista leggete tranquilli.
Siamo fragili, anche se spesso lo ignoriamo
Le vicende mettono al centro Daniele, un ragazzo sensibile, giovane, che ancora non sa affrontare il mondo, o almeno non riesce a inquadrare le conseguenze della vita, insieme a un “motivo valido” per cui esse accadono. Successivamente a un tragico evento che lo sconvolge completamente il ragazzo cerca “rifugio” nelle droghe e nell’alcol, facendo serata ed esagerando completamente, sfociando così in un evento di rabbia e crisi psicotica dovuto ai suoi demoni interiori, che mai come quel momento si sono manifestati più che mai.
Daniele si risveglia il giorno dopo in un letto d’ospedale e scopre di dover affrontare un TSO di una settimana, permettendo così ai medici di estrapolare una cura, una diagnosi per il suo futuro tramite analisi, colloqui intimi e analisi psicologica. Ricordiamo che TSO è un trattamento sanitario obbligatorio che il paziente è costretto a seguire senza avere voce in capitolo; questo è quello che accade a Daniele, che deve affrontare tutto insieme ad altre 5 persone.
Da subito potete capire la natura della trama e le sue complesse digressioni, che sicuramente accomuneranno tutto il pubblico che visionerà la serie. Le vicende vengono strutturare in una settimana appunto, e ogni episodio raccoglierà un giorno specifico, narrando gli eventi a partire dalla mattina fino alla sera, intervallando tutto con i flashback del protagonista in modo tale da donare un quadro completo del suo personaggio.
L’infarinatura del tutto è completa e fortunatamente siamo riusciti a spiegare tutto senza spoiler. I personaggi con cui Daniele interagirà sono molteplici e diversificati tra di loro grazie a una scrittura solida e un livello recitativo all’altezza delle vicende narrate. Il cast e vario, giovane, talentuoso, anche se ci sono volti e nomi noti del cinema e teatro italiano come Andrea Pennacchi, Ricky Memphis, Filippo Nigro, Lorenzo Renzi, Carolina Crescentini e molti altri. Che siano comparse o ruoli terziari non importa, i volti, la scrittura e l’utilità di tutti è essenziale nel racconto, e nulla viene lasciato al caso. Buono anche il lato tecnico, permissivo di alcune riprese ispirate e alcune trovate stilistiche molto interessanti, coronate da una fotografia chiara quando serve e scura quando occorre, colpendo e confezionando a dovere le vicende mostrate e narrate dal “reparto attoriale”. La colonna sonora è invece delicata, dolce, quasi “comprensiva” con i personaggi, e accompagna lo spettatore in ogni sfaccettatura presente all’interno della serie, riuscendo a trasmettere ogni particolare, ogni emozione, che sia negativa o positiva di ogni situazione, di ogni sguardo, di ogni sorriso smorzato, malinconico.
“Tutto come sempre, né meglio né peggio”
La piattezza della vita i suoi eventi inspiegabili e “senza senso” sono messi al centro di tutto e ogni personaggio vive queste vicende a modo suo. Il mondo, le parole, le vicende e tutto quello che ci circonda viene messo sempre sotto il nostro occhio che spesso vigile, spesso disattento cerca di analizzare, cercare e confermare, trovando risposte incerte, deboli e spesso senza un collegamento logico con nulla. C’è chi cerca la risposta e si deprime, e chi non la cerca e accetta tutto, e consapevole va avanti, cresce, cade, vince, perde e fallisce.
Tutto Chiede Salvezza ci ricorda che siamo tutti sulla stessa barca, che alla fine compie sempre e comunque lo stesso viaggio: approdiamo tutti sulla stessa meta, nulla fugge, ma tutto resta. Non serve “elevarci” non occorre metterci su un piano superiore rispetto a un altra persona, non ha senso, tutti siamo unici e tutti abbiamo la nostra vita, i nostri difetti e l’empatia è il collante che potrebbe tenere in piedi il mondo. Ma spesso è inesistente, decaduta.
Il talento prezioso della nuova generazione va conservato, apprezzato, amato. Daniele, interpretato da Federico Casari dona un personaggio all’apparenza semplice, materialista, anche se in realtà suo animo e sensibile, forse anche troppo e per questo trascinato dalle ingiustizie dell’esistenza. La scorza inizialmente dura con Gianluca (Vincenzo Crea) sarà la sua arma segreta, il movente che lo porterà a scoprire la sua sensibilità, tramite una grande profondità del personaggio di Crea, che omosessuale deve tentare di ricostruire a denti stretti la sua vita, il suo cuore e la sua anima dopo la riluttanza e il “disgusto” dei genitori verso la natura del proprio figlio che ovviamente lo ha fatto a pezzi.
A far compagnia a Daniele, oltre Gianluca, si sono anche “Madonnina” (Vincenzo Nemolato), Alessandro (Alessandro Pacioni), Mario (Andrea Pennacchi) e Giorgio (Lorenzo Renzi). “Madonnina” detto così per la sua devozione alla Vergine Maria, non riesce a esprimersi come vorrebbe e tramite gesti, occhi, bocca e i suoi sforzi nel comunicare “gridati dall’anima” offre un tassello importante della vita al protagonista, insieme ad Alessandro, che per un fatale, tragico e beffardo incidente è rimasto immobile nel letto senza nessun motivo apparente; anche da qui Daniele trae una lezione sulla vita, capendo di come esso sia così fortunato a essere così com’è.
Tutto Chiede Salvezza è prodotta da Picomedia e vede Francesco Bruni alla regia e Daniela Gambaro e Francesco Cenni alla sceneggiatura assieme all’autore di Tutto chiede salvezza, il romanzo (Daniele Mencarelli).
“Per i pazzi di tutti i tempi, ingoiati dai manicomi della storia: salvezza”
In Tutto Chiede Salvezza, degna di nota, e anche attuale è il personaggio di Nina (Fotinì Peluso), che ricalca le personalità d’Instagram in una veste più intima e personale, sommergendo lo spettatore in una forte sensazione di solitudine nonostante la ragazza sia sostenuta da milioni di follower. La natura “guidata” e materialistica del suo lavoro la portano a condurre un’esistenza piatta, inutile e poco “vera” dato che tutto quello che ha sono solamente numeri su un cellulare. Anche qui la profondità della recitazione è ottima e immerge pienamente lo spettatore nel cuore del personaggio, grazie anche a una scrittura da manuale, funzionale, efficace.
Poi troviamo Giorgio, affetto da demenza e squilibrio mentale, anch’esso incastrato e devastato da un tragico evento che a quanto pare è stato una delle cause scatenanti del suo peggioramento psicologico. Una performance impeccabile da pare di Renzi, che spesso è anche la parte più divertente della vicenda grazie alla sua capacità di “alleggerire” le cose, la sua vita, i suoi pensieri. Infine troviamo Mario, il “maestro di Daniele”, ma forse anche quello di tutti noi.
Il suo modo di vedere le cose, il mondo intorno a lui ne amplifica la sofferenza, anche se in tutta l’oscurità della sua esistenza non ha mai smesso di cercare la luce. La sensibile e struggente interpretazione di Pennacchi è da manuale, perfetta, immersiva. Nonostante il male, nonostante la sofferenza, la depressione e i tragici eventi della sua vita non si è mai arreso e ne ha sempre tratto un insegnamento, trasmesso solamente a chi ha voluto passare oltre alle sue azioni scavando nella sua anima.
Dulcis in fundo troviamo le malinconiche, dure e apparentemente superficiali performance di Nigro e Memphis (forse alla sua migliore interpretazione) che sottopongono i loro personaggi a una crescita personale, intima, accettando e apprendendo da ogni vicenda vissuta, visionata nel corso della settimana, sbloccando per sempre i loro sentimenti repressi, nascosti sotto una colata di cemento costruita con la freddezza, la “cattiveria” e la solitudine.
Vi lasciamo con una massima di Mario, un po il maestro di ognuno di noi: “Non permettere mai a nessuno di dirti come devi vedere il mondo”. Buona visione.