L’arco di Wano è stato decisamente uno di quelli più lunghi e pieni di colpi di scena all’interno dell’intera storia di One Piece. Ci sono state numerose “morti” (alcune delle quali poi smentite) e questo fatto è andato anche a frustrare alcuni dei lettori più assidui, che hanno trovato in questo stratagemma una sorta di “codardia” e voglia di drammaticità facile ma al tempo stesso protetta da possibili conseguenze, sia per quanto riguarda la trama in sé, che per le possibili reazioni che una morte potrebbe scatenare tra i fan.
Tuttavia, alla fine dell’arco narrativo c’è stata una scena in particolare che ha scatenato clamore tra i fan: mentre non ci è stato dato sapere in modo esplicito il destino di Kaido e di alcune supernova presenti a Wano, la morte di Orochi è una delle poche ufficialmente confermate. Persino Hiyori alla fine di tutto si mostra in qualche modo “soddisfatta” della sua dipartita, dopo anni e anni di oppressione e terrore verso la popolazione e la sua famiglia.
Eppure, numerosi fan hanno ritenuto il discorso di Hiyori troppo “forte” per i loro gusti. Si è trattato in realtà di un difetto di traduzione, che ha portato le sue parole a risultare più aggressive e violente di quanto fossero realmente, ma se vi interessa un chiarimento maggiore vi rimandiamo al nostro articolo. Detto ciò, questa discussione ha riportato a galla le parole di Eiichiro Oda riguardo la sua “politica” nella morte dei personaggi, e di come si muove nel farli passare nell’aldilà.
Eiichiro Oda e la morte in One Piece
One Piece copre ogni genere d’emozione: presenta scene comiche, battaglie epiche, scene toccanti e un’ambientazione capace di entrare nel cuore. La morte di un personaggio porta sicuramente a far sentire qualcosa al lettore, ma Eiichiro Oda sembra seguire una regola particolare per quando si parla dei suoi personaggi. Nel mondo dei film e fumetti, è comune riportare in vita personaggi morti, visto come non vi sono limiti imposti dalla vita reale, ma sembra che Eiichiro Oda non sia della stessa idea.
In un’intervista al magazine Weekly Playboy del 2007, Eiichiro Oda spiega come resuscitare i personaggi non sia nel suo stile.
“Rianimare un umano non è naturale, no? Se un magaka finisce con il resuscitare qualcuno, allora non avrebbe dovuto ucciderlo sin dall’inizio. I miei personaggi non muoiono neanche se vengono lanciati in una situazione disperata. Inoltre, ho odiato il ritorno di personaggi morti sin da quando ero piccolo: mi faceva dubitare dei mangaka, come se “il motivo per cui questo mangaka ha rianimato il personaggio potrebbe essere perché era davvero popolare”. Non farò ciò che mettevo in dubbio da piccolo e farò invece ciò che volevo da un mangaka. Sono passati anni dall’inizio di One Piece, ma i miei criteri non sono cambiati da quando avevo 15 anni.
In effetti non ci sono state morti dichiarate dove poi qualcuno è stato in grado di rialzarsi in piedi (escludendo Brook). Pensiamo anche al modo in cui l’autore in un certo senso “demonizza” questo atto con Hogback e Moria, i quali hanno cercato di rianimare le persone in un modo terribile, creando semplicemente dei gusci contenenti ombre rubate. Inoltre, Oda preferisce presentare qualcosa di logicamente impossibile, simile all’uccidere un personaggio che poi viene tratto in salvo, come ad esempio Wapo, tornato in vita nonostante gli fosse stata tagliata la testa.
Eiichiro Oda non rianima i personaggi, ma di certo ci mette molto per far capire ai fan di non averli uccisi. Le “false morti” di Eiichiro Oda sono spesso molto discusse dai fan di One Piece, i quali non accettano di buon grado questo compromesso. Eppure, le aspettative che i fan si costruiscono sulla sorte di un personaggio sono, appunto, delle loro aspettative: Oda non dichiara quasi mai in via definitiva la morte di qualcuno, se non quando è strettamente necessario e confermato in ogni forma, ma i fan si dilettano in ogni modo ad ipotizzarne la sua dipartita, ritenendo anche a volte come le loro teorie siano più che valide e comprovate.