La fiumana del progresso trainata da IA e machine learning sta tirando fuori dal cilindro di sviluppatori, scienziati e appassionati progetti del calibro di Midjourney e Dall-E Mini capaci di esprimere dati e numeri in arte visuale spesso mozzafiato. Abbiamo, ad esempio, ricevuto in dono un corto dei fratelli Lumiere in 4K@60fps, combattuto il Covid-19 e accelerato la ricerca per un vaccino. Ma soprattutto, abbiamo una IA che genera foto di piedi.
Per tanto, vista l’immensità dei campi di applicazione possibili non dovremmo meravigliarci dell’investimento di alcune etichette come Capitol Record nell’automatizzare i processi creativi dei propri artisti con un esperimento chiamato FN Meka.
Abbiamo creato un algoritmo che analizza le canzoni popolari di generi specifici. Sulla base di ciò, la tecnologia genera suggerimenti per gli elementi costitutivi di nuovi pezzi come il contenuto dei testi, gli accordi e le top line.
Anthony Martini, CEO di Factory New
Fn Meka: il problema della Nword
Il virtual rapper, che viene “doppiato” da una controparte a base organica munita di corde vocali, basava però la sua intera produzione artistica – compreso testo, metrica e ritmo dei brani – sull’analisi dei dati. Un analisi che lo ha portato, a detta di chi ne ha chiesto lo spegnimento e le scuse pubbliche: una rappresentazione grossolana e razzista della società. Il tutto condito da una quantità non indifferente di Nword (senza Npass, pur essendo la stessa IA doppiata da un rapper nero)
Non sono bastate le dichiarazioni del team, molto eterogeneo e composto in prevalenza da persone nere, al New York Times per smorzare le lamentele, al punto che il progetto è stato messo offline pur avendo raggiunto un successo degno di nota su TikTok con 10+Mln di followers.
Lo shutdown di FN MEKA smorza così gli entusiasmi di Anthony Martini, volto nel realizzare un universo discografico completamente virtuale pronto per approdare nel Web 3.
Fonte: Variety
