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Crunchyroll: la crescita della piattaforma attira l’attenzione anche della rivista economica Forbes

Da quando Crunchyroll è diventata di proprietà di Sony, fondendosi così con Funimation e Wakanim, la piattaforma di streaming arancione è letteralmente diventata il servizio leader indiscusso nel settore della distribuzione di anime in tutto il globo.
Tra le molteplici serie proposte in simulcast ogni stagione e gli annunci, e poi approdi, dei primi doppiaggi in italiano, il servizio di questa piattaforma sta facendo i primi passi verso una posizione di controllo pressoché totale dell’industria, almeno per quanto concerne il mercato occidentale.

Essendo la nostra civiltà in piena epoca dello streaming, con nuovi servizi che nascono all’ordine del giorno e le conseguenti “guerre” ai diritti di trasmissione, risulta quantomeno peculiare che una piattaforma partita praticamente dal nulla e con un background molto recente come Crunchyroll sia riuscita negli scorsi anni a scalzare colossi del settore quali Netflix, Amazon Prime Video e Disney+.
Questi ultimi, d’altronde, hanno dimostrato di avere un certo tipo d’interesse per i prodotti d’animazione nipponica, ma senza mai effettivamente premere sull’acceleratore, spianando così la strada al sito arancione.

Questa crescita continua e costante di Crunchyroll nel panorama dello streaming mondiale, riuscendo a tutti gli effetti a diventare parte integrante della cultura mainstream, ha addirittura attirato l’attenzione della rinomata rivista economico-finanziaria Forbes, la quale si è interrogata sulle cause del successo e su quali prospettive il futuro ha in serbo per il mercato dello streaming in una realtà così monopolistica.

Sony-Funimation-Crunchyroll

Forbes e l’articolo sull’impero di Crunchyroll

Come forse ricorderete, dal 5 al 7 Agosto 2022 si è tenuto il Crunchyroll Expo, evento annuale della piattaforma al cui interno vengono spesso e volentieri diffuse nuove informazioni esclusive riguardanti gli anime più attesi, vengono invitate diverse figure di spicco dell’industria e, più in generale, partecipano milioni e milioni di persone per godersi un evento su larga scala riguardanti un argomento che fino a pochi anni fa era considerabile di nicchia.
Il successo dell’edizione del 2022 (oltre che l’ottimo andamento della piattaforma) ha suscitato l’interesse della rivista finanziaria Forbes, la quale ha scritto un articolo a riguardo intitolandolo: “Come Crunchyroll sta costruendo un fondato sugli anime”.

Rob Salkowitz, autore dell’articolo, parte subito spedito nel cercare di fornire una visione d’insieme del successo di Crunchyroll negli ultimi anni:

Questi sono tempi felici per Crunchyroll, la joint venture indipendente tra Sony Pictures Entertainment, con sede negli Stati Uniti, e la giapponese Aniplex (entrambe parte del gruppo Sony di Tokyo) specializzata in tutto ciò che riguarda gli anime. L’azienda, che è passata di mano più volte nell’ultimo decennio, ha finalmente trovato un vertice aziendale che riconosce il valore di un pubblico di nicchia e ha investito in modo significativo in fusioni e acquisizioni strategiche che hanno consolidato la sua posizione dominante sul mercato.

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Gita Rebbapragada, Chief Marketing Offiacial di Crunchyroll
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Travis Page, Chief Financial Officer di Crunchyroll
Mitchel Berger, Senior Vice President of Global Commerce di Crunchyroll

D’altronde, facendo un breve passo indietro, la storia di Crunchyroll dalla sua nascita sino ai giorni nostri è sicuramente degna di essere menzionata.
Crunchyroll nacque nel 2006 come piattaforma riconducibile (almeno idealmente) ai warez; il sito arancione difatti in origine si occupava di ricaricare tutti quegli anime che non erano disponibili al di fuori del Giappone. Tutto ciò, naturalmente, senza avere alcun tipo di licenza legale e, al contrario dei ben più accettabili fansub, lo facevano a scopo di lucro tramite i tipici banner pubblicitari e pop-up spam, molto comuni all’epoca.

I numeri esorbitanti, in un periodo in cui internet non era ancora così diffuso come lo è oggigiorno, furono un segnale forte per tutti i distributori e possessori delle licenze del settore, evidenziando come ci fosse l’effettiva necessità di allargare gli orizzonti di questo medium, garantendo un’accessibilità più sostenibile e meno controproducente.
Nel corso degli anni, di conseguenza, molte persone si sono succedute ai vertici di Crunchyroll, cercando di ripulire la piattaforma dalle sue “vecchie abitudini” per darle un’immagine migliore di fronte agli investitori ed ai potenziali partner commerciali, facendola diventare quella che tutti noi ora riconosciamo come azienda leader nel settore.

Naturalmente nell’arrivare a questa conclusione si passa per un processo pieno di momenti chiave quale, tra tutti, l’acquisizione del brand da parte di Sony per $1.175 miliardi per poi fonderlo pochi mesi dopo con l’altra diffusissima piattaforma Funimation, creando così (a livello contenutistico ed economico) la piattaforma dedicata agli anime più grande al mondo.

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Nell’ultimo anno, Crunchyroll ha lavorato parecchio all’elaborazione di cataloghi di contenuti e tipologie di abbonamenti differenti per offrire agli utenti la possibilità d’accesso all’intera gamma di prodotti, per un totale di oltre 16.000 ore di programmazione e più di 44.000 episodi. Nel frattempo, gli altri colossi del mercato dello streaming di massa come Netflix hanno iniziato a raggiungere i limiti della crescita, sollevando dubbi sul fatto che i loro volumi di investimento in contenuti specializzati come gli anime siano effettivamente sostenibili. Questa dinamica da parte della concorrenza ha lasciato Crunchyroll da sola, in ascesa all’interno una fetta di mercato in rapida e continua crescita.

Pur non rivelando i dati di mercato interni di Crunchyroll, Travis Page (CFO) ha concordato sul fatto che la stima di Netflix di 100 milioni di spettatori di anime in tutto il mondo sia verosimilmente rapportabile alla propria valutazione e ha affermato che il mercato nel solo Nord America conta decine e decine di milioni di unità ogni anno. Secondo l’Association of Japanese Animators, ciò si aggiungerebbe a un mercato totale indirizzabile attorno ai $25 miliardi in tutto il mondo nel 2022 (con un trend destinato ad incrementare nei prossimi anni).
Mitchel Berger (SVP) si è così espresso in merito allo sviluppo vertiginoso di Crunchyroll negli ultimi anni:

L’azienda guadagna attraverso diversi canali: streaming di proprietà e rilascio nelle sale cinematografiche di film d’animazione, vendita di prodotti di intrattenimento legati al proprio catalogo (cofanetti DVD/BD e così via), licenze di merchandising e distribuzioni secondarie.
Noi acquistiamo i diritti dai licensor e distributori direttamente dal Giappone, alcuni per la distribuzione diretta [attraverso l’app Crunchyroll] e altri per l’uscita nelle sale cinematografiche tramite Sony Pictures. Gli anime sono molto in voga per diverse ragioni. I fandom distorcono i giovani ed essi sono molto più inclini ad appassionarsi a tutto ciò che ne concerne: merchandising, oggetti da collezione, action figure, cosplay e videogiochi […].

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L’azienda ha riconosciuto il valore dei “collezionabili” dei franchise più famosi del mondo dell’animazione a tal punto che nelle scorse settimane ha ufficializzato l’acquisto di Right Stuf, il più grande rivenditore di articoli e gadget legati agli anime e ai manga.
Ciò, naturalmente, ha creato alcune controversie dato che il giorno stesso dell’acquisizione, Right Stuf ha bloccato le vendite di materiale 18+ (uno dei settori dagli introiti maggiori) in nome di un insieme di contenuti “più adatti alla politica del brand di Crunchyroll”.

Travis Page ha inoltre voluto specificare alcune questioni riguardanti l’apparente monopolio quasi totale dell’offerta:

Tanti altri servizi stanno spendendo molto per gli anime. Non sono solo uno o due altri. Sono anche grandi compagnie come la Disney. E, francamente, noi diamo il benvenuto alla diversità di fornitori e di prodotti forniti […].
Crunchyroll ha ancora incentivi per investire e innovare perché i licensor giapponesi controllano ancora i contenuti e rinnovano le licenze stagione dopo stagione in base a quali punti vendita (intesi come servizi di distribuzione) possono fornire la copertura e le entrate migliori.

Per mantenere ottimi rapporti con i partner giapponesi, stiamo cercando di essere un servizio SVOD (Subscription Video on Demand) basato sulle royalties, così che il nostro successo sia condiviso con loro. Ci dà incentivi per continuare a fornire nuove produzioni ai fan perché quando i contenuti hanno successo sulla nostra piattaforma, una parte di tale successo ritorna in Giappone, creando quello che noi riteniamo un circolo virtuoso sul medio-lungo termine.

Sony, Crunchryoll

Fonte: Forbes

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Matteo Comin

Matteo Comin

Sono Matteo, scrivo da Desenzano (BS), Studio Scienze della comunicazione e lavoro in un cinema multisala. Sono appassionato, come tutti voi, di tutto ciò che riguarda la cultura nerd, in particolar modo di anime e manga.

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