Crimes of the Future segna il grande ritorno del maestro del body horror David Cronenberg, dopo l’allontanamento parziale e a volte quasi completo delle sue tematiche principali inerenti alla modifica del copro e i suoi complessi e sfaccettati cambiamenti interni ed esterni, spesso fautori di un drastico cambiamento psicologico.
Successivamente a Maps to the Star, l’ultima pellicola del regista uscita nel lontano 2014 dove quest’ultimo analizzava temi completamente diversi dalla sua originale concezione di fare cinema, ecco che Crimes of the Future non solo segna il suo ritorno dopo 8 anni di assenza, ma conferma nuovamente il suo incredibile talento, capace di creare dei concetti altamente all’avanguardia usando delle basi attuali ed estremamente reali e vicine al nostro essere.
Prima di cimentarci nell’analisi e la recensione vera e propria, vi alleghiamo in calce a queste righe sia la sinossi ufficiale del film, sia il trailer, nel caso ambe due le cose fossero sfuggite alla vostra attenzione:
Crimes of The Future: il “Disturbante” ritorno di David Cronenberg
In un futuro imprecisato i disastrosi effetti dell’inquinamento e dei cambiamenti climatici hanno modificato il corpo degli esseri umani, adesso in grado di attuare continue mutazioni. L’ex chirurga Caprice (Léa Seydoux) sfrutta la capacità del suo compagno Saul Tenser (Viggo Mortensen) di sviluppare nuovi organi per realizzare delle performance artistiche di rimozione chirurgica, in cui la coppia mostra pubblicamente la metamorfosi interna dell’uomo. Questi spettacoli d’avanguardia attirano l’attenzione di Timlin (Kristen Stewart), investigatrice del Registro Nazionale degli Organi, ma anche di un sospetto gruppo sovversivo il cui scopo è portare l’umanità al prossimo stadio evolutivo.
Da come avete potuto leggere ci troviamo di fronte ad un futuro comunque distopico ma di certo non lontano dal nostro per determinati e incisivi aspetti, soprattutto considerando il fattore psicologico e la mentalità dei personaggi presenti nell’opera. Il continuo tentativo di mutazione, di cambiamento e il forte ed incontrollato desiderio di “mostrare” e “mostrarsi” per una continua accettazione quasi rasentando un disturbo istrionico di personalità, pone Crimes of the Future come un’opera futuristica e all’avanguardia, che si pone su delle basi solide comprensive della natura umana.
Crimes of the Future: l'”estrapolazione” e l’interpretazione del mutamento umano inteso come “arte”
Nonostante non si tratti di un remake o un sequel del film degli anni ’70 (come detto dallo stesso regista nel corso delle recenti interviste ndr) di certo la poetica, il cuore e la disgustosa “filologia” frammentata ricostruita all’interno del film riguardante le nefandezze e l’adattamento umano fanno delle due pellicole, intitolate entrambe “Crimes of the Future”, due pezzi di un puzzle sì differente ma anche “lontanamente identico” dato che si racconta e si “sviscerano” (in tutti i sensi) dei lati del nostro essere altamente complessi e pregni di sfaccettature che spesso non si riescono minimamente ad analizzare, figuriamoci donargli anche un senso logico compiuto.
Queste sono le basi di Crimes of the Future, un film dove i protagonisti si muovono in un mondo disgustoso ed allo stesso tempo elegante nel modo di fare, di dire e vivere, un mondo dove l’arte e la sua concezione hanno assunto un volto diverso è stravagante, unico, come ben sappiamo anche questo concetto fa parte della mutazione e del cambiamento umano, specie se consideriamo l’evoluzione artistica avvenuta nel corso dei millenni, e di come ad oggi un Leonardo Da Vinci possa essere diverso da Picasso e di come un Andy Warhol si distacchi completamente dalla visione artistica e totale del mondo di un Claude Monet.
Questa semplice digressione artistica si pone per comunicare apertamente che Cronenberg esplora anche questo aspetto, un aspetto del genere umano posto su delle basi attuali riguardanti l’evolversi dell’arte, che allo stesso tempo si muove a pari passo con il mutare del tempo, con l’evolversi della psicologia umana. In un mondo dove sono accettate delle performance disgustose basate sulla sezione e l’estrazione degli organi umani che fanno spazio a funzioni completamente nuove, possiamo dire tranquillamente di essere di fronte ad un’evoluzione completa, non solo del copro umano ma anche dell’animo e la psicologia degli individui che assistono. Se si stia evolvendo in maniera decadente o meno, non sta a noi deciderlo.
Crimes of the Future: un’atmosfera soffocante e colma di solitudine
L’atmosfera claustrofobica e malsana del lungometraggio pone lo spettatore in una costante “gabbia di emozioni” vacillante tra il disgusto e la sorpresa, data anche l’incredibile variazione e riflessione di Cronenberg verso il suo pubblico, che ha di fronte un film stratificato e colmo di simbologie e riflessioni sul futuro, l’adattamento e la fragilità dell’essere umano, capace di tutto pur di ottenere un posto nel mondo anche se per farlo deve sacrificarsi per portare avanti la sua vita, la sua “malata” evoluzione, che sta addirittura evolvendo anche la naturale fruizione e funzione del sesso, ponendo quest’ultimo su un piano ed un livello diverso basato sul dolore come nuova forma di piacere.
In Crimes of the Future il tutto è reso tecnicamente perfetto non solo dalla regia, dalla fotografia e dalla scrittura ma anche dalle “performance” attoriali che ancora una volta confermano e mostrano nuovi e vecchi talenti, solidificati e mostrati nel corso del tempo tramite ruoli differenti tra loro. Viggo Mortensen (Saul Tenser) non ne sbaglia una e riesce nuovamente a raccontare il suo personaggio con empatia, distacco e comunicazione non verbale, lasciando il resto al fruitore della sua interpretazione. Kristen Stewart (Timlin) si conferma nuovamente un’attrice talentuosa e riesce a tirar fuori una figura altamente grottesca, furba, ingenua ed allo stesso tempo intelligente, che si contrappone al personaggio della bravissima Léa Seydoux (Caprice, moglie di Saul), una donna dalla mente sopraffina che riesce a sfruttare al meglio le doti del marito Saul, un uomo capace di produrre nuovi organi lontani dall’attuale concezione umana.
Crimes of the Future segna il ritorno alle origini del maestro del body horror David Cronenberg, un uomo dall’intelletto sopraffino che ancora una volta porta al suo pubblico un film all’avanguardia, preciso e disturbante, a tratti disgustoso, intraprendendo la strada dell’evoluzione e la mania che si aggiunge a questo passaggio nella psicologia umana, pronta sempre a tutto pur di raggiungere il suo scopo. Un film sull’ego e la solitudine, una pellicola sulla mania della ricerca e della risoluzione della morte e dei suoi limiti, una tela di un futuro non troppo lontano dal nostro che con la giusta visione è più attuale che mai.