Secondo i fratelli Russo, Jon Favreau non era esattamente d’accordo che Iron Man si sacrificasse per salvare l’universo in Avengers: Endgame.
In una video-intervista a Vanity Fair, i registi del film campione d’incassi, nonché di una delle ultime produzioni Netflix The Gray Man, hanno ripercorso brevemente la loro carriera da Community all’esperienza pluriennale con l’MCU. Ed è stato proprio il sacrificio finale di Tony Stark ad aprire le danze, quando l’eroe interpretato da Robert Downey Jr. ha raccolto tutte le Gemme dell’Infinito nel guanto della sua armatura e ha schioccato le dita.
Un finale per Tony Stark e la chiamata di Favreau
I Russo hanno ammesso quanto sia stato difficile lavorare su quell’ultima scena di Stark. “E’ stato forse il frangente in cui abbiamo sentito maggiormente la pressione lavorativa, almeno in fase di scrittura del film”, afferma Joe Russo. “Non volevamo certamente rovinare l’ultima battuta di Tony Stark”.
E la pressione non proveniva soltanto dalla costruzione della scena dell’addio a Tony, ma anche dal regista dei primi due film di Iron Man, Jon Favreau. “Volete davvero uccidere Iron Man?”, ha detto il regista ai Russo dopo aver letto il copione di Endgame.
Sempre Joe Russo ha descritto la telefonata lunghissima in cui ha dovuto convincere Favreau: “Ricordo di aver camminato in lungo e in largo per la stanza, cercando di convincere Jon della nostra decisione. ‘Non potete farlo’, diceva. ‘La gente uscirà devastata dal cinema e si metterà alla guida’. Alla fine abbiamo deciso di farlo comunque”.
Entrambi i Russo, comunque, ammettono di aver compreso in pieno il dubbio di Favreau, perché “Jon non ha influito sul personaggio di Tony al nostro stesso modo, con una decisione così radicale. Ci saremmo sentiti anche noi così, se le parti fossero state invertite”, ha concluso Anthony Russo.
Allora perché hanno deciso di prendere comunque questa strada? Sempre secondo Joe, “avevamo impostato Infinity War ed Endgame perché avessero per Tony un arco di redenzione. Il suo sacrificio sarebbe stato sì triste, ma pieno di speranza per il futuro”.
