In questi anni di pandemia da COVID-19, purtroppo abbiamo tutti vissuto il problema che spesso si riscontra quando si sospetta di essere stati contagiati e si va a fare il tampone da asintomatici: il risultato molto spesso è negativo e si positivizza qualche giorno dopo, in genere in concomitanza alla comparsa dei sintomi.
Adesso, uno studio condotto in questi anni (precisamente nel periodo tra marzo 2020 e aprile 2021) potrebbe aprire le porte a una tecnologia indossabile simile a un braccialetto che, analizzando i parametri vitali di chi lo indossa al polso, riuscirebbe a stabilire due giorni prima della comparsa dei sintomi se la persona sia stata infettata dal covid.
Dallo studio emerge che i dispositivi indossabili al polso che rilevano dati sulla salute possono essere combinati con il machine learning per determinare i contagi da COVID-19 presintomatici e asintomatici. In particolare, a essere stato utilizzato per la ricerca è stato un tracker di fertilità.
Come è stato condotto lo studio sui braccialetti anti covid-19
Lo studio, che è stato pubblicato il mese scorso su BMJ Open, è nato con l’obiettivo di determinare se i dispositivi indossabili esistenti siano in grado di aiutare contro la lotta al COVID, permettendo alle persone di capire se siano state contagiate ancora prima di quanto farebbe un tampone.
I dati sono stati raccolti su un campione di 1.163 partecipanti che hanno indossato un AVA Fertility Tracker, un braccialetto sanitario disponibile in commercio e approvato sia dalla FDA che dall’agenzia europea. Il braccialetto monitora la frequenza respiratoria e cardiaca, la variabilità della frequenza cardiaca, la temperatura della pelle e il flusso di sangue durante il sonno.
Il braccialetto è stato anche sincronizzato con una app che aveva il compito di registrare qualunque attività che influenzasse il sistema nervoso centrale, come l’uso di droghe, alcol e ogni possibile sintomo del COVID-19. Sono state 127 le persone risultate positive durante lo studio e in tutti i casi il braccialetto ha rilevato notevoli cambiamenti nei parametri vitali.
Sulle informazioni ricavate, un algoritmo è stato addestrato a rilevare i sintomi della malattia in una parte dei partecipanti risultati positivi, il risultato è stato sorprendente: il 73% dei partecipanti positivi è stato individuato due giorni prima della comparsa dei sintomi.
Per confermare i risultati ottenuti saranno però necessari test che coinvolgano un bacino di partecipanti più ampio e variegato: un altro studio coinvolgente 20.000 persone è già iniziato in Olanda.
Fonte: The BMJ