Non tutti sono al corrente delle stringenti e irragionevoli regole presenti in alcuni istituti scolastici del Giappone, con diverse che lasciano perplessi non solo noi “gaijin”, ma anche gli stessi studenti giapponesi e il resto della popolazione. Alcuni esempi tra queste regole draconiane ancora in funzione, specialmente nelle scuole private, sono l’obbligo di tingersi i capelli di nero, restrizioni molto severe riguardo la divisa, l’utilizzo di cosmetici o l’indossare degli accessori sul proprio corpo, come orecchini e braccialetti.
Abbiamo parlato in altri articoli precedenti di altre regole che subentrano anche nella privacy e nella libertà personale degli alunni, come l’obbligo d’indossare biancheria intima di un certo colore, o il divieto di utilizzare un certo tipo di acconciatura che potrebbe mettere in mostra la nuca delle ragazze, poiché colpirebbe un nervo sensibile per i maschi più precoci.
Ma dopo queste strane e improbabili regole, definite comunemente con il nome di “regole nere” (black kousoku) se ne aggiunge un’altra che ha creato abbastanza scalpore nel corso di questi ultimi giorni in Giappone. Stavolta, si parla del divieto di utilizzare dei soprannomi verso i propri compagni, optando invece per l’onorifico “-san” verso ogni persona.
Nelle scuole in Giappone niente soprannomi
Secondo quanto riportato dal quotidiano giapponese Yomiuri, le scuole elementari dove viene imposto l’utilizzo del “-san” anziché di un nomignolo o soprannome sono in aumento. La motivazione dietro ciò, da quel che viene raccontato, sarebbe per via di alcuni casi in cui dei soprannomi sono stati utilizzati per prendere in giro degli studenti o per atti di bullismo. Eppure, alcuni esperti sollevano alcuni timori sull’imporre il “-san”: la paura è che ciò porti ad un impedimento profondo verso una comunicazione armoniosa con il prossimo.
Nella città di Mito, la scuola elementare privata Mito Hidehiro pone chiaramente tra le regole quello di aggiungere il -san quando ci si rivolge ad un amico. Il vice-preside della scuola, Mitsuo Nobuchi, sostiene come spesso i nomignoli siano frutto di episodi incresciosi o volti allo scherno, e anche se cambiare il modo di rivolgersi a qualcuno non è un vero e proprio deterrente per il bullismo, aiuterebbe comunque a mettere a freno la cosa.
Non tutti però in Giappone sono d’accordo con la presa di posizione di queste scuole: un sondaggio del 2008 effettuato da Japan Trend Research mostra come, su 1400 persone adulte e lavoratrici, il 69% abbia avuto un soprannome alle elementari, e il 36,7% di esse sosteneva di aver avuto una “sensazione spiacevole”. Per quanto riguarda la loro opinione sul divieto di usare dei soprannomi nelle scuole elementari, il 18,5% sarebbe d’accordo, il 27,4% non lo sarebbe, e il 54,1% non si esprime a favore di alcuno schieramento.
In aggiunta, l’utilizzo del “-san” in modo totalmente universale pare si stia estendendo anche al mondo del lavoro: il Toray Managament Research Institute ha deciso a partire dal 2020 di chiamare sia i superiori, che i subordinati solo con l’onorifico “-san”. In questo modo ci sarebbe più rispetto tra i vari dipendenti, e pare che azioni simili sono state intraprese anche da altre aziende come Phonogram già nel 2003.
Ovviamente, anche su questo argomento l’internet ha deciso di esprimere la propria opinione: molti sostengono come questo sia un tentativo di stringere ulteriormente sulla libertà d’espressione, mentre altri ribadiscono come questo non eliminerà il bullismo. Degli utenti affermano anche di aver fatto amicizie con delle persone proprio grazie al loro soprannome, e in più si aggiunge anche un problema interessante su cos’è che si classificherebbe come soprannome, ad esempio, se si abbreviasse il nome “Watanabe-san” in “Nabe-chan”.