Nel corso dell’ultima edizione del Comicon, la casa editrice Upper Comics ha concesso ai suoi lettori la possibilità di incontrare Luca Maffia, autore di Aethernal, apprezzatissimo fumetto cyberpunk, per permettere a tutti di ottenere la propria copia sketchata o autografata. Upper Comics è una casa editrice di fumetti made in Italy in stile manga, ed Aethernal è di sicuro uno dei suoi più grandi successi in catalogo.
La storia si svolge in uno scenario post-apocalittico. Dopo una serie di scontri termonucleari, gli esseri umani sono rinchiusi in Arkae, sottoterra, impossibilitati a vivere in superficie. Per garantirsi la protezione, si sottomettono ai monarchi, degli esseri apparentemente divini che hanno in pugno le sorti degli uomini. In tale scenario, Weiss, rimasto orfano proprio a causa dei despoti, reclama vendetta. Allo stesso tempo, una cellula terroristica mira a rovesciare il sistema e restituire la libertà agli esseri umani: sono le cicale. Nell’opera, Luca Maffia manifesta tutta la sua sensibilità nei confronti di tematiche delicate ai giorni nostri.
A noi di Dr Commodore è stata concessa una chiacchierata con lui, durante la quale il nostro redattore Giovanni Parisi gli ha rivolto alcune domande. Nel corso dell’intervista, l’autore di Aethernal ha dimostrato una profondità rara e una cultura decisamente di spessore, sia in ambito nerd che non, rispondendo con disponibilità e sincerità a tutte le nostre curiosità, e focalizzandosi in modo particolare su alcune scelte stilistiche e suoi punti di vista. Luca Maffia ha anche realizzato uno sketch autografato per l’occasione, che trovate alla fine dell’articolo.
L’intervista a Luca Maffia, autore di Aethernal
Come prima cosa, potrebbe presentarsi ai nostri lettori? Quanti anni ha, quali sono le sue passioni, qualche informazione sui suoi studi.
Sono Luca Maffia, ho 23 anni, vengo dalla Lombardia, nei pressi del Lago di Como. Il disegno occupa la maggior parte della mia giornata, per cui non ho molto tempo per dedicarmi ad altro, anche se a volte mi diverto a suonare il pianoforte, strumento che “strimpello” da 10 anni ormai. Sono un consumatore di film, libri, letteratura, musica, le solite cose insomma. Trovo che l’arte nasca dalla contaminazione di ogni tipo di media ed esperienza reale, infatti mi piace anche viaggiare. Il disegno è il modo in cui butto fuori ciò che ho dentro, in particolare il fumetto è la tecnica artistica grazie alla quale riesco ad esprimermi di più.
Dopo essermi diplomato al liceo artistico, ho frequentato per 3 anni l’accademia di manga in Toscana, con sede a Volterra. Da poco ho terminato gli studi lì, diplomandomi a fine ottobre e terminando così il triennio. Adesso, a causa del Covid, ho deciso di prendermi una pausa, per valutare se intraprendere un master in Italia o all’estero, sempre in ambito di illustrazione o grafica. Desidero ampliare un po’ sia il mio bagaglio di skill che quello culturale.
L’obiettivo finale è comunque migliorare nel fumetto, che è un miscuglio di illustrazione, letteratura, cinema. Quindi, anche se sono contento di essermi specializzato nella tecnica fumettistica giapponese, trovo utile affrontarlo anche da altri punti di vista, per approfondire vari aspetti di regia, cura della grafica, comunicazione, sceneggiatura.
Aethernal mi è sembrata un’opera dal sapore fortemente psichedelico. La scelta di un simile stile è dovuta al messaggio che vuole comunicare, o è un tratto distintivo che sente suo e che riscontreremo anche in altre sue opere?
Mi viene da dirti entrambi. Lo stile di Aethernal è spesso definito da altri “sporco”, a causa del tratto dinamico che serve a dare più peso all’azione perché, sporcandosi, mette in risalto i movimenti. Questa scelta controbilancia gli sfondi e i paesaggi che illustro, fatti di dettagli e architetture complesse, fantastiche, quasi gotiche; ciò che faccio è appunto raccontare una storia “riempiendo” gli sfondi di dettagli. D’altra parte, è un po’ la mia firma, uno stile che sto approfondendo e che mi piace: sto ancora maturando come artista, cercando di comprendere i miei limiti e di oltrepassarli.
Aethernal è stato un ottimo modo per sperimentare dove volevo portare la mia arte, che direzione volevo intraprendere come artista. Prima di Aethernal avevo meno chiaro il mio stile. Creare un’opera, un universo narrativo a se stante, sembra ti imponga di ricercare un timbro di narrazione e un timbro grafico. In realtà, si tratta di qualcosa che ti trovi solo un po’ a decidere, ma che viene fuori per lo più da sola, non è una scelta troppo premeditata. Come avrebbe detto Michelangelo “Il foglio era già lì, io ho solo dovuto fare uscire il disegno”.
A proposito di cyberpunk, qual è la sua opera preferita di questo genere?
Sicuramente Aethernal è nato ispirandomi a vari media. Tra i fumetti ho letto i classici Blame e Akira. Amo il tratto di Oh! great, mi vengono in mente un sacco di altre opere, ad esempio tutte le pubblicazioni di Nihei. Nel cinema penso ai grandi classici: Blade Runner, Matrix, opere da cui è difficile distaccarsi, i grandi mostri con cui, chi si approccia al genere, deve confrontarsi.
Quanto rivede il mondo moderno ben rappresentato dall’oppressione presente nel suo Aethernal? C’è qualche aspetto della sua vita che ha inserito indirettamente parlando di oppressione?
Aethernal è nato nel 2016-2017, con l’inizio della collaborazione con Upper Comics. L’idea di un’umanità rinchiusa, che non può uscire, poco prima della pandemia e del lockdown, è stato un bel colpo come previsione. Sicuramente nel fumetto c’è una plateale denuncia alle problematiche ambientali: se l’uomo continuerà a perseguire i propri interessi di natura capitalista, incrementando lo sviluppo tecnologico, senza però aver cura della natura, quest’ultima verrà distrutta dalle macchine e dalla tecnologia stessa, che si inserisce in maniera distruttiva appunto.
Dal punto di vista sociale, la società che ho immaginato in Aethernal vive in una dittatura oppressiva autoritaria che oggi è presente in vari contesti politici: penso a imperialismi ancora esistenti, casi di piccole élite che, sfruttando la differenza di mezzi, riescono a opprimere delle minoranze. Parlando di me, Aethernal l’ho realizzato a 17 anni, nel pieno della ribellione adolescenziale contro il sistema. Un po’ mi vedevo così: volevo fare il fumettista, ero giovane, ma approcciandomi poi al mondo esterno, mi sono sentito schiacciato.
Quell’aura di claustrofobia volevo riversarla nel fumetto, e penso di averlo fatto tramite la volontà dei protagonisti di farsi spazio in un mondo opprimente. Il loro desiderio coincide con il mio, quello di trovare il mio spazio e farmi avanti in questo mondo con rabbia, decisione e con i mezzi necessari. Penso che recentemente, anche dopo aver vissuto il periodo della pandemia, mi sono sentito ancora più schiacciato, e sento la necessità di una libertà quasi ideologica, perché non so bene rispetto a cosa io senta il bisogno di tale libertà.
Una delle caratteristiche che mi ha colpito di Aethernal è la presenza di pagine o spazi vuoti quando si raggiunge un elevato livello di tensione. Può dirci qualcosa riguardo a tale scelta?
Gli spazi vuoti ho iniziato a inserirli probabilmente a causa dell’influenza di Dogs di Shirow Miwa. Trovo molto interessante il contrasto tra le tavole piene di dettagli, sia per i personaggi che per gli sfondi, e le pause scandite dalle vignette lasciate in bianco, quasi come sospiri. Nel cinema e nella musica si ricerca spesso la sensazione della suspense, così, allo stesso modo, un vuoto in una tavola di fumetto rappresenta un momento di calma prima della tempesta, conferendo incisività e creando un forte contrasto con le tavole in cui sono andato a fondo coi dettagli. Inoltre, presentare pagine sempre troppo piene alla lunga può stancare, in tal modo si dà un respiro alla narrazione.
Aethernal mi è sembrato un fumetto in cui il messaggio di libertà e il desiderio di rompere le catene sono più importanti della trama stessa. L’obiettivo principale sembra la comunicazione del messaggio piuttosto che l’intrattenimento del lettore attraverso la storia, impressione che risulta rafforzata dalla scelta di chiudere la storia in soli due volumi, nonostante il potenziale dell’opera, che avrebbe potuto tranquillamente essere più lunga. Si tratta solo di una mia impressione o è effettivamente così?
L’impressione è corretta, ciò che volevo comunicare è più una sensazione, un’emozione, piuttosto che un’articolazione di trama, che magari è il punto forte di altre opere. Quindi sì, sia tramite i disegni che tramite la sceneggiatura, ho voluto incentrare le mie energie più sul lasciare una sensazione e riuscire a comunicarla. Per quanto riguarda la lunghezza, si tratta della mia opera di debutto, per cui non ho voluti imbrigliarmi in una storia molto lunga, ma non nego che l’universo narrativo di Aethernal possa avere delle espansioni. La storia e l’universo che ho creato mi piacciono, e la voglia di approfondirli un po’ di più c’è, e spero di averne occasione nel futuro.
Ha anticipato un po’ la domanda successiva: ci sarà l’espansione dell’universo di Aethernal?
Non c’è nulla di definito e pianificato, ma niente si può dire certo a questo mondo. Nella mia testa, l’espansione c’è. Vedremo cosa ci riserverà il futuro.
Nonostante nell’opera sia espresso un impellente bisogno di “rompere le catene” e ribellarsi ai despoti, in antitesi ho riscontrato anche un incoraggiamento ad adattarsi. Mi vengono in mente le “cicale”, la cellula terroristica che vuole sì rovesciare l’ordine, ma nel farlo si prepara ed attende il momento giusto. Anche le Arkae sono simbolo della capacità di adattamento, persino in seguito ad una catastrofe. Si tratta di un’antitesi inserita volutamente?
Trovo sia venuta fuori un po’ da sé, dalla visione dell’uomo non molto diverso da un animale, guidato appunto dall’istinto di sopravvivenza, in un contesto predatorio. Il contrasto, più o meno voluto, è presente, tra la volontà di ribellarsi e la volontà di sopravvivere, così come è presente nella realtà di oggi, nella storia sia recente che contemporanea, senza un’idealizzazione dei fatti e ancora meno delle persone che li compiono.
Ecco perché le cicale, cioè i protagonisti, amo definirli terroristi e non ribelli, per non idealizzarli, ma per vederli appunto umani. Ecco perché, nella loro definizione, ho scelto il punto di vista del governo, che li vede come oppositori politici, un po’ come ha fatto Calvino ne Il sentiero dei nidi di ragno, in cui descrive i partigiani italiani non idealizzati come al solito, ma umani, con difetti e pregi.
Con ciò voglio dire che non serve l’idealizzazione, siamo tutti umani con limiti, pregi, difetti, ma nonostante ciò, l’atto di ribellarsi e lottare per tenersi stretta la “pelle” ci innalza un po’. Inoltre, il prendere una posizione è molto più virtuoso che ergersi a giudice dal divano di casa. D’altra parte, il punto di vista neutrale di Aethernal lascia al lettore lo sviluppo della propria opinione, dato che a volte provare a convincere qualcuno di qualcosa porta spesso all’effetto opposto.
Ma l’adattamento animato di Aethernal?
La domanda che tutti mi fanno! In cantiere direi. Ci stiamo rendendo conto della grandezza e complessità del progetto. Adattare un fumetto richiede tempo e lavoro, soldi e preparazione. Si sta procedendo, lentamente, per farlo bene. Di sicuro ci sarà, io stesso spero di potervi dire di più il prima possibile riguardo all’adattamento di Aethernal, al momento sono in attesa di direttive dall’alto.
Sul sito di Upper Comics è riportato che è un fan di Obata. Potrebbe dirci cosa ha letto tra le sue opere?
Di Obata ho letto Death Note, All You Need is Kill, Bakuman, grazie al quale mi sento di dire che sono qua, e una storia breve di cui non ricordo il nome. Sto leggendo Platinum End, ma sono un po’ indietro. Obata è un mostro sacro del fumetto giapponese, con il suo stile ha influenzato un’intera corrente artistica, me compreso.
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