I prodotti d’intrattenimento nati in Giappone vengono spesso considerati parte integrante della cultura nipponica, e la loro importanza viene ostentata in numerose metodologie: diversi esempi sono i Gundam a grandezza naturale, i numerosi musei di studi d’animazione, i grandi parchi divertimenti a tema e molto altro.
Essi si pongono l’obiettivo di celebrare alcune delle più iconiche creazioni giapponesi, e anche grazie all’apertura sempre più grande degli occidentali verso questi media, la loro fama è stata in grado di diffondersi a macchia d’olio in tutto il mondo, rendendo il Paese per definizione un luogo “per gli amanti degli anime”.
Eppure, sembra che il regista di Gundam Yoshiyuki Tomino si senta piuttosto contrariato dall’influenza che gli anime hanno assunto nella vita reale. In un’intervista al Mainichi Shimbun, egli ha infatti effettuato diverse dichiarazioni, tra le quali quella di come gli anime non dovrebbero inserirsi nella vita reale delle persone, poiché “inquinerebbero” la cultura del Paese.
Il regista di Gundam si schiera contro gli anime nella realtà
Il creatore di Gundam ha ormai raggiunto la veneranda età di 80 anni, e nonostante egli si sia ormai ritirato ciò non gli impedisce comunque di lanciare diverse stoccate all’industria dell’animazione giapponese e a importanti figure imprenditoriali. Tempo addietro, egli non ha riservato aspre critiche alla situazione di questo settore, affermando come il Giappone ormai “stia per essere superato dall’animazione cinese”.
Parlando della sua città natale Odawara, a un certo punto egli fa riferimento al design a tema Gundam da usare per i tombini della cittadina, e di come egli abbia assunto il ruolo di ambasciatore di Odawara nell’estate del 2021. Tomino afferma di aver accettato la posizione, ma confessa di avere un certo odio per la città. In aggiunta, detesta l’idea di vedere il sorgere di così tanti tombini di Gundam, poiché non apparterrebbero allo “scenario naturale”. Questo commento del regista si collega a come il governo di Odawara avrebbe voluto usare la serie per creare tombini e targhe per veicoli.
Tomino incalza ulteriormente la questione dell’introdurre sempre più riferimenti e personaggi anime nella vita quotidiana. Egli non può evitare di sentire come se la cultura giapponese sia ormai inquinata, e include nel discorso anche le tipiche “mascotte” giapponesi usate per promuovere attività, regioni, eventi od organizzazioni. Sostiene che non sarebbe un problema se servissero a pubblicizzare un business, ma se usati nel campo delle pubbliche relazioni, le parti interessate dovrebbero almeno trovarlo strano.
Vengono effettuate delle dichiarazioni anche su diversi altri argomenti: di non voler abbellire la sua stanza con oggetti a tema anime e manga, magari appartenenti alla sua iconica serie: le uniche cose a cui egli tiene sarebbero una litografia ottenuta 30 anni prima. Essa raffigura la pittura a olio dell’impressionista Van Gogh, titolata “Terrazza di un caffé di notte”, con una tecnica che trasporta il quadro su tre dimensioni.
Il papà di Gundam parla poi del super-realismo nelle illustrazioni, che va a definire addirittura anche i pori dei soggetti disegnati, ritenendo come non sia una cosa buona. Queste illustrazioni vengono vendute a prezzi esorbitanti solo per le persone che hanno denaro in eccesso da spendere per via delle tasse. Essi non realizzano quanto stanno inquinando l’ambiente, usando i loro soldi anche per le loro avventure nello spazio o lanciando razzi.