L’Attacco dei Giganti è ormai arrivato alla sua stagione finale. L’adattamento del manga di Hajime Isayama si sta avvicinando sempre più alla sua conclusione, anche se non è ancora chiaro se essa arriverà con una terza parte o mediante un lungometraggio animato che vada a coprire le parti rimanenti del manga. Nel corso della sua lunga storia siamo entrati in contatto con una miriade di personaggi che abbiamo visto evolvere in moltissimi modi diversi, perfino trasformarsi – letteralmente, è proprio il caso di dirlo – da buoni a cattivi, in un susseguirsi continuo di stravolgimenti.
Ora, però, vorrei soffermarmi su un personaggio che è stato, per certi versi, centrale, talmente importante, che la sua assenza si fa pesantemente sentire, anche dopo così tanti anni di distanza. Sto parlando di Erwin Smith, ex-Comandante del Corpo di Ricerca, deceduto durante la Prima Battaglia di Shiganshina, nel tentativo di uccidere Zeke Jäger, mentre tentava di scoprire il segreto legato alla cantina posta sotto casa di Eren. La sua morte è stata la massima espressione del suo pensiero “Tutti sono sacrificabili” e ha lasciato un vuoto incolmabile, molto più grande di quello che pensavamo.
Ad oggi la sua scomparsa rappresenta discutibilmente il maggiore rimpianto della serie. Parliamone.
La ragione principale, innanzitutto, è che Erwin ha compiuto talmente bene il suo ruolo strategico da rendere necessarie due persone per sostituirlo: nell’attacco a Liberio per esempio, il piano per il salvataggio di Eren è ideato da Hanji e Armin – con maggiore ruolo compiuto dal ragazzo, tant’è che la stessa Zoe dichiara “per caso il fantasma di Erwin ti ha posseduto?” – facendo presumere – almeno sul piano strategico – che Armin sarà il nuovo “consigliere”, mentre Hanji occuperà il ruolo di comando effettivo. In secondo luogo, dal punto di vista dell’autorità, a Erwin non serve nemmeno parlare per imporsi sulla scena, riuscendo a monopolizzare l’attenzione semplicemente con la sua presenza.
E su questo punto, purtroppo, non abbiamo ancora trovato un sostituto. Riuscire a imporre l’ordine come faceva il 13° Comandante del Corpo di Ricerca è una cosa che non abbiamo più trovato nel corso della serie, permettendo a diversi personaggi di derivare dalle loro posizioni, facendo scaturire il caos – basti pensare a Eren, ma anche a Floch – facendo sembrare il disciplinato Corpo di Ricerca una banda raccogliticcia allo sbaraglio, che si fonda più sulla forza bruta che sull’ordine fatto e finito.
Ma torniamo al punto iniziale: perché Erwin sarebbe il vero rimpianto de L’Attacco dei Giganti? La risposta è quindi complessa, ma ovviamente non avremo mai la controprova, proprio perché è una situazione totalmente ipotetica. La morte del Comandante più che creare una mancanza strategica – infatti, abbiamo visto che Armin sarebbe perfettamente in grado di sostituirlo in questo, cosa riconosciuta anche da Erwin stesso quando era ancora in vita – ha fatto scaturire un vero e proprio “buco” di autorità. Era quantomeno ovvio che Hanji non sarebbe stata in grado di sostituire TOTALMENTE un personaggio così carismatico come Erwin, ma qui il problema è un altro.
Infatti, stando così le cose, sembrerebbe che Erwin abbia scelto Hanji come sua erede solo per permettere al Corpo di Ricerca di rimanere indipendente rispetto alle altre due branche dell’esercito. Infatti, il nuovo Comandante sembra totalmente a disagio con il nuovo ruolo e sembra una scelta solo momentanea, una specie di interregno nella speranza che arrivi qualcun altro. Inoltre, dal punto di vista strategico, nell’ultimo episodio uscito abbiamo la conferma che Armin è un Erwin “a corrente alternata” poiché il ragazzo non riesce a rimanere glaciale e riflessivo come il deceduto Comandante, nonostante la sua spiccata intelligenza.
Se la scelta di Levi fosse ricaduta su Erwin, avremmo probabilmente avuto degli effetti diversi: innanzitutto non si sarebbe creato questo vuoto di autorità e sicuramente non avremmo avuto la nascita degli Jägeristi, poiché il Comandante non avrebbe permesso una reazione interna così forte, tale da spaccare il Corpo di Ricerca in due; inoltre c’è da considerare la grandissima considerazione che ha Erwin per la vita umana, quindi – sebbene sia il primo a sacrificarla per la salvezza finale – non avrebbe mai permesso una strage come quella di Liberio, ma avrebbe mediato diversamente.
Oltretutto, l’unico in gado di tenere sotto controllo Eren è proprio Erwin, che si è sempre dimostrato perfettamente in grado di calmare e controllare il giovane Jäger, quindi non si sarebbe sicuramente sviluppato il piano del ragazzo, ma piuttosto, sarebbe diventato una pedina sulla grande scacchiera del Comandante. Ma se ci sono – a quanto sembra – solo effetti positivi, perché Erwin è dovuto morire? Questa risposta è, differenza della prima, incredibilmente semplice: altrimenti la storia non sarebbe mai andata avanti. Sarebbe stato una sequela di battaglie e piani strategici interminabili, che si sarebbero limitati a mantenere la pace sull’isola di Paradis, senza uscire dai loro confini.
E, soprattutto, Erwin è dovuto morire per permettere a Eren di assurgere a quel ruolo di antagonista totale ed estremamente variegato che è diventato, cosa che non sarebbe mai potuta succedere con il Comandante ancora in vita. Quindi, possiamo solo essere grati al ruolo di Erwin Smith all’interno de L’Attacco dei Giganti, riuscendo a risultare grande quando presente, ma ancora più grande quando è venuto a mancare, cosa in cui solo i grandi personaggi possono riuscire.
Shinzou wo Sasageyo!
Commodoriani, siete in pari con L’Attacco dei Giganti? Leggete anche la recensione dell’ultima puntata e dell’ultimo episodio che sarà rinviato! Vi ricordiamo che trovate la serie su Crunchyroll.