Sviluppato dallo studio Sloclap, Sifu si è presentato come uno dei “titoli minori” nel mese di febbraio 2022, trovandosi a dover uscire mentre opere come Dying Light 2, Horizon Forbidden West e Elden Ring continuavano ad essere per l’utenza la principale fonte di trepidazione. Eppure, quest’apparente competizione non ha comunque inficiato così tanto la performance del gioco, raggiungendo la vendita di mezzo milione di copie dopo solo una settimana dall’uscita.
Gli sviluppatori in questi mesi hanno mostrato alcuni retroscena del gioco, approfondendo anche il lavoro svolto con il motion capture per la riproduzione ottimale delle strabilianti tecniche di arti marziali. Il cinema ci ha abituato a vedere un certo genere di kung fu, con un combattimento inebriante e composto da catene di mosse mirabolanti, calci letali, raffiche di pugni, lo sfruttamento di ogni tipologia di oggetto contundente e tante, molte grida per esprimere il proprio kiai. Tuttavia, in Sifu si avrà a che fare con una realtà piuttosto diversa.
Con Sifu, Slocap ha collaborato insieme a un maestro dello stile kung fu Pak Mei, assorbendo così una tecnica di combattimento più realistica, meno volta alla spettacolarità ma comunque in grado d’impressionare grazie alla sua rapidità ed efficacia. Anche se non mediante il combattimento, il titolo non sarà comunque estraneo a situazioni nel quale si potrà incappare in citazioni palesi ai dei film, dai quali l’opera stessa trae ispirazione. Ma quali sono esattamente questi film? Scopriamolo insieme nelle prossime righe.
I film che hanno ispirato Sifu
In un’intervista agli sviluppatori a Slocap, è stato rivelato come essi avessero preso molti elementi da diversi film, traendone porzioni di narrativa, caratteristiche dei personaggi presentati e delle ambientazioni. Tra i nomi fatti, non sono mancati titoli noti come il film indonesiano The Raid, John Wick di Keanu Reeves, e alcuni film iconici di Jackie Chan come Miracles e The Police Story. Inoltre, la storia prende in certi punti anche delle pieghe “bizzarre”, che non impediscono di far pensare a film come Grosso guaio a Chinatown.
Oltre a questi, nel gioco è stato dato spazio anche a ulteriori lungometraggi meno rinomati rispetto a quelli sopracitati, come Fearless, The Blade e Dragons Forever. In questo elenco, andremo a fare una lista di alcuni tra i titoli più rilevanti che si possono notare durante il gioco, includendo sia i riferimenti più ovvi, che quelli non sempre riconoscibili agli occhi di persone meno colte sul genere.
La perdita
La storia di Sifu si apre con un elemento piuttosto classico nel genere dei film di arti marziali: la perdita di una persona cara, che abbandona prematuramente il giovane protagonista, lasciandolo solo a dover affrontare il mondo e tutti i conti rimasti in sospeso, o cercando giustizia per la vita strappata dal proprio mondo. E da qui, come se stesse seguendo un processo guidato dalla natura, la perdita assume quasi la funzione di un seme, che germoglia con il tempo mutando in vendetta.
La scena d’apertura, dove il giocatore si trova a combattere gli avversari che incontra mentre attraversa il daochang, è già di per sé il primo momento dove risulta impossibile non trovare dei parallelismi con alcuni dei film più celebri fatti da Bruce Lee, e che richiamano anche una storia che segue le stesse righe.
Pensiamo ad esempio a L’urlo di Chen Terrorizza anche l’Occidente ( Dalla Cina con furore, o più semplicemente Enter the Dragon): tra le scene più famose, quella maggiormente evidenziabile è quando il protagonista Chen cerca la vendetta per la morte del suo maestro di kung fu, e affronta ogni membro della scuola di judo e jujjutsu, arrivando poi a sconfiggere il maestro Suzuki. Inoltre, un simile filo narrativo viene seguito anche da Fist of Legend, film con il celebre Jet Li. Ebbene, la stessa vicenda viene poi rappresentata in Sifu, anche se la prospettiva viene poi alterata dalla narrazione.
Prima di proseguire, un piccolo ma importante appunto da fare riguarda una meccanica di gioco fondamentale in Sifu: il titolo rivela come il protagonista abbia la possibilità di “non morire”, o perlomeno di non farlo subito: questa sua abilità di tornare in vita, accorciando però così la longevità della stessa, potrebbe essere uno degli spunti forniti da Blade of the Immortal, nel quale il prodigioso samurai Manji, protagonista della storia, è condannato a una vita impossibile da cessare, dove non importa quante volte egli venga atterrito, tornerà comunque in piedi a combattere.
Arti marziali urbane
Dopo la parte introduttiva di Sifu, si entra finalmente nei panni del protagonista vero e proprio, adesso divenuto ventenne e pronto a portare a compimento la missione che ha bramato sin da quella fatidica e infausta notte. L’ambientazione getta l’attenzione del giocatore verso le strade più povere della città, ed esse saranno un altro richiamo alquanto esplicito ad altri film di arti marziali molto noti: il primo che verrà in mente sarà sicuramente The Raid.
Questo lungometraggio di produzione indonesiana prende interamente luogo nelle parti meno raccomandabili di Giacarta, accendendo i riflettori sulle lotte svolte all’interno di edifici abbandonati e malmessi, che danno rifugio a delinquenti, drogati e criminali di ogni specie.
Allo stesso modo, Sifu conduce il giocatore tra i corridoi, tetti e strettoie della zona, concentrando il combattimento in un perimetro quasi claustrofobico, dove la tattica sarà più utile della fuga. Se solo avessero aggiunto anche qualche bizzarro e pazzo autista che guida nel bel mezzo delle strade, sfonda le lamiere sistemate qua e là, e causa esplosioni molto random, avrebbero avuto modo d’inserire anche una delle parti più memorabili di The Police Story.
Lo stile dei classici
Tra i film citati all’interno di Sifu, non possiamo non ricordare il primo riferimento in assoluto mostrato al pubblico, presentato sin dall’annuncio del gioco e riconosciuto dalla stragrande maggioranza dell’utenza: Old Boy. E, nello specifico, LA scena di Old Boy: quella dove il protagonista di quest’opera coreana, in cerca di vendetta dopo essere rimasto imprigionato in una stanza per quindici lunghi anni, vaga per la città affrontando i suoi aggressori, alla ricerca del suo rapitore.
La parte dove egli combatte gli scagnozzi sguinzagliati dal suo obiettivo, mentre si ritrova confinato all’interno di un lungo e stretto corridoio, rimane tutt’oggi uno dei momenti più rinomati nella cinematografia delle arti marziali, e del media in generale. E come se non bastasse, in Sifu la sua prima rievocazione non sarà neanche l’ultima.
Un ulteriore classico da cui Sifu attinge chiaramente è John Wick: dopo essersi infiltrati a forza nel club una volta raggiunto il secondo livello, l’atmosfera inizia a farsi più pressante, e la musica assordante costringe il giocatoree a sfoggiare le sue mosse migliori – che siano da ballo o da combattimento – poiché questo è ciò che da lì in poi comincia a fare la differenza tra la vita e la morte. Al contrario di John Wick, in questo stage non vengono utilizzate armi da fuoco, ma in ogni caso il riferimento al kung fu moderno di Keanu Reeves è senza alcuna ombra di dubbio più vivo che mai.
Diversamente dai casi citati poc’anzi, vi è un classico che potrebbe passare in sordina, sempre presente nel corso di questo secondo livello. Nello specifico, il momento esatto di questa citazione arriva quando ci si getta all’interno di una “arena fai da te”, trovandosi in un ring occupato da alcuni folli combattenti che se le danno di santa ragione, all’interno dei confini di una piscina vuota.
Il titolo che viene in mente è Danny The Dog, altra opera dove l’amato Morgan Freeman, insieme allo sfolgorante Jet Li, fanno da protagonisti. Il campione di arti marziali veste i panni di Danny, un giovane dal passato traumatico, cresciuto per vivere la vita di un cane (letteralmente) e con le capacità di sprigionare dal suo animo più profondo una violenza inaudita. In seguito a diversi avvenimenti, il massacrante e sanguinoso combattimento che Danny si trova ad affrontare dentro la fossa della piscina resta ancora oggi scolpito nel cuore degli spettatori.
I cinque esponenti
Arriviamo infine a parlare anche dei boss presenti in Sifu, ovvie citazioni ai vari pezzi grossi che come di consueto sbarrano la strada di un protagonista di film di kung fu che si rispetti. Gli spoiler saranno molto limitati, e riguarderanno essenzialmente i tratti dei boss e le ambientazioni dove si terranno le battaglie, includendo ovviamente quali sono i boss affrontati nelle rispettive location. Ciascun opponente nel gioco rappresenta un diverso status sociale, al quale corrisponde anche un elemento naturale che ne determina la loro tecnica e l’aspetto dell’area di combattimento.
Questa distinzione è già considerabile un riferimento a Five Elements Ninjas, dove il protagonista ha a che fare con guerrieri ninja esperti nello sfruttamento dell’ambiente, ognuno con la propria tecnica utilizzata per calare colpi da direzioni insospettabili, come ad esempio sbucando fuori dal terreno, impersonando fisicamente degli alberi o sfuggendo alla vista grazie a del fumo rosso.
Affrontando il primo boss del titolo, che prende il nome de “il Botanico”, l’ambientazione va a richiamare fortemente al film Foresta dei pugnali volanti, soprattutto per i suoi fitti gruppi di bambù che blindano l’intero scenario, e vengono sfruttati per lanciare attacchi a sorpresa. Ma una delle citazioni più rilevanti e apprezzate tra i cinque boss è quasi certamente quella che accompagna L’Artista Kuroki, durante la lotta in una radura ricoperta dal candido manto della neve.
Molti avranno ricollegato questa scena evocativa al duello visibile nella prima parte di Kill Bill, creazione del regista Quentin Tarantino, contenente l’indimenticabile scontro tra Lucy Liu e Uma Thurman sotto le note di Shura no Hana. In realtà, questa prende però a piene mani da un’opera cinematografica giapponese uscita nel 1973, Lady Snowblood. In questo film cult la protagonista Yuki, guidata da un destino unicamente rivolto verso la vendetta, è costretta a portare avanti la sua tragica vita da errante, segnata dalla visione di due sole tinte di colori: il rosso del sangue, e il bianco della neve.
Una poesia all’Oriente
In conclusione, si possono dire numerose cose riguardo il lato videoludico di Sifu: è difficile, è frustrante, è capace di far dubitare delle proprie abilità. Ma per quanto riguarda invece il lato artistico, la dedizione investita dallo studio di sviluppo è incommensurabile. Basti vedere all’attenzione effettuata per costruire la narrazione, le ambientazioni, i personaggi e soprattutto il combattimento, per comprendere come non esistano scuse per classificarlo come qualcosa di diverso da un piccolo capolavoro, oltre a essere un’ode vera e propria alle opere cinematografiche relative al mondo delle arti marziali.