Una delle conseguenze più importanti della pandemia da Covid-19 è stata sicuramente la crisi dei semiconduttori. Questa, ancora in piena fase acuta, consiste sostanzialmente nella mancanza di chips e di “wafer” (ovvero, i semilavorati in silicio usati come base dei chips), essenziali per la produzione di beni elettronici.
A causa della suddetta crisi molte imprese specializzate in ambito elettronico hanno subito forti rallentamenti, e ciò ha comportato un generale ritardo in tutta la filiera produttiva: il risultato è stato l’aumento dei prezzi dei componenti e dei prodotti finiti.
Ultimo effetto prodotto dalla mancanza di semiconduttori è la scarsità dei beni elettronici, come ad esempio schede video, PlayStation 5 e via discorrendo. Ciò ha portato ad una crescita esponenziale del fenomeno del bagarinaggio, danneggiando così tutti i consumatori.
In questa difficile situazione, la Commissione Europea è decisa a superare la crisi incentivando la produzione di semiconduttori a livello europeo: a tal fine ha approvato il “Chips Act”.
LEGGI ANCHE: Spinto dalla vendetta, fa saltare internet in tutta la Corea del Nord
Il “Chips Act”
La proposta, appena resa pubblica dalla Commissione, consiste in una serie di misure volte a garantire “la sicurezza dell’approvvigionamento, la resilienza e la leadership tecnologica dell’UE nell’ambito delle tecnologie e delle applicazioni dei semiconduttori”.
Ursula Von Der Leyen, Presidente della Commissione Europea, durante la presentazione del Regolamento ha dichiarato la volontà di “fare dell’Ue un leader industriale in questo mercato strategico”, prefiggendosi “l’obiettivo di avere nel 2030 in Europa il 20% della quota di mercato globale della produzione di chip” (attualmente ferma al 9%). La Presidente è inoltre sicura che durante il periodo di attuazione “la domanda raddoppierà”, per cui sarà necessario quadruplicare gli sforzi.
Di conseguenza, l’Unione Europea si prefigge 3 importanti obiettivi a medio termine: interrompere il rapporto di dipendenza che ha con l’Oriente, soprattutto con la Cina, accelerare la ripartenza di tutti i settori colpiti dalla crisi, come quello automobilistico o quello dei dispositivi sanitari, e impedire che questa situazione possa ripetersi nuovamente.
La manovra intende mobilitare 43 miliardi di investimenti, sia pubblici che privati. A tal fine, l’Unione prevede di derogare in parte alla disciplina inerente agli aiuti di Stato. Gli Stati membri, infatti, potranno investire nel settore, a patto di rispettare i principi di proporzionalità e di adeguatezza.
È però necessario ricordare che il “Chips Act” è una proposta, non un atto vincolante; questo dovrà quindi essere sottoposto ed approvato dal Consiglio e dal Parlamento Europeo prima di diventare un vero e proprio Regolamento.