Giunti ai primi giorni di febbraio, possiamo ormai dichiarare ufficialmente di aver avuto un inizio anno esplosivo: accompagnata da Leggende Pokémon Arceus, Nintendo continua a fare numeri da capogiro con la sua console, superando di gran lunga le vendite dell’amata Wii e della primissima PlayStation, e intanto i rispettivi brand di Sony e Microsoft continuano a espandere la propria influenza nell’industria, acquisendo nuovi studi.
In questa settimana le aziende videoludiche più importanti hanno tenuto diversi incontri con gli azionisti e investitori, dando una valutazione complessiva dei risultati ottenuti negli anni passati, e gli obiettivi che esse si trovano a perseguire nei prossimi mesi. Poco prima di ciò, Microsoft ha potuto mostrare i muscoli svelando l’affare in corso per Activision Blizzard, e Sony non si è fatta cogliere impreparata annunciando l’aggiunta di Bungie ai suoi studi.
Queste notizie hanno sicuramente avuto un effetto positivo sugli investitori delle due aziende, e per questa ragione è più che probabile che la competizione tra esse perdurerà ancora a lungo. Per quanto riguarda invece Nintendo, si sa come la compagnia giapponese stia da tempo vivendo in un “mercato tutto suo”, e durante il proprio incontro con gli investitori, la dirigenza ha espresso i motivi dietro la carenza di acquisizioni della stessa portata dei suoi rivali.
Il DNA Nintendo come punto essenziale
Tra le informazioni fornite dalla compagnia di Kyoto, viene rivelato come la problematica carenza di chip porterà a una riduzione nel numero di unità di Nintendo Switch vendute nel corso dell’anno fiscale. Tuttavia, non si tratterà poi di un declino così rilevante, contando 23 milioni di unità rispetto alle 24 milioni stimate inizialmente.
La prima versione di Nintendo Switch è stata rilasciata ormai cinque anni fa, e le vendite continuano a essere promettenti, anche grazie alle storiche esclusive Nintendo che continuano ad attirare le nuove generazioni di videogiocatori. Eppure, in luce dell’accordo miliardario di Microsoft e Sony, pare che gli investitori di Nintendo siano intenzionati a premere per una mossa simile da parte dell’azienda.
Ma chi conosce bene Nintendo, sa che essa non viene guidata dalle stessi menti proprietarie di Xbox e PlayStation. L’azienda si è da sempre affidata ai propri titoli first-party sopra ogni cosa, e sarebbe difficile immaginare anche solo verso quale studio o publisher essa potrebbe provare un minimo d’interesse nell’acquisto.
In più, a novembre Shintaro Furukawa, boss di Nintendo, aveva dichiarato di voler spendere fino a 100 miliardi di yen per lo sviluppo di videogiochi, e nella recente riunione ha riconfermato categoricamente la sua volontà nel non cambiare le proprie politiche d’investimento:
“Il nostro brand è stato costruito fondandosi su prodotti creati con dedizione dai nostri dipendenti, e avere un largo numero di persone non in possesso del DNA Nintendo nel nostro gruppo non porterebbe vantaggi all’azienda”.
Insomma, Nintendo continuerà a comportarsi da Nintendo, e mentre per alcuni queste intenzioni potrebbero non risultare troppo positive, potersi aspettare una figura “neutrale” e non interessata a inglobare più studi possibili non appare poi come una cosa così negativa.