Nel tempo, il mining delle criptovalute, è divenuto un’attività molto popolare: complici gli alti margini di guadagno e le spese (relativamente) basse, sempre più persone hanno deciso di confrontarsi con questa nuova realtà. Oggi, addirittura, si può estrarre moneta virtuale comodamente seduti alla guida della propria auto.
Infatti, negli USA, uno youtuber è riuscito a trasformare la sua Tesla Model 3 in una vera e propria macchina da mining, attraverso l’inserimento di un cluster, collegato alla centralina della macchina e alimentato dalla batteria interna.
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La Tesla modificata
Siraj Raval, questo il nome dello youtuber, è riuscito in questa piccola impresa compiendo 3 fondamentali passaggi: in primo luogo ha hackerato il computer interno della vettura, in modo da garantirsi la buona riuscita dell’operazione, in secondo luogo ha inserito un piccolo cluster, composto da 5 schede grafiche, nel bagagliaio frontale; infine ha effettuato i collegamenti tra la CPU, il cluster e la batteria della Tesla.
Così facendo, il computer di bordo esegue il software di estrazione, mentre le GPU eseguono i calcoli necessari.
L’ultimo dei passaggi è certamente il più rischioso: non solo c’è la possibilità di rimanere folgorati o di danneggiare le componenti elettroniche, ma anche si rischia di invalidare la garanzia. Secondo Raval, però, il rischio è più che giustificato dai futuri guadagni. Egli stesso ha affermato che, durante il periodo di maggior valore delle criptovalute, riusciva a guadagnare fino a 800$ al mese. C’è però da specificare che lo youtuber non ha sostenuto alcuna spesa per la ricarica della vettura: egli ha acquistato la Model 3 nel periodo in cui Tesla offriva ricariche gratuite a vita.
Questo ambizioso progetto frullava nella testa di Raval già da un po’ di tempo: basti pensare che, in una precedente configurazione, aveva collegato un Mac Mini, dotato di chip M1, alla presa di alimentazione della Model 3.
A nostro parere, i vantaggi maggiori che offre questo set-up sono sicuramente la forte possibilità di guadagno (specie se non si hanno spese per l’alimentazione) e la relativa facilità di installazione, ferma restando la competenza tecnica necessaria. Il maggior svantaggio, oltre al già citato pericolo di danni a cose o a persone, risiede nell’impatto che l’attività di mining può avere sulla longevità della batteria, la cui sostituzione non è certamente economica.
E voi, che ne pensate? Il gioco vale la candela, oppure si rischia solo di rovinare i componenti dell’auto?