Una recente class-action accusa Google e Apple di aver violato le leggi antitrust degli Stati Uniti, alla luce del modo con cui i due colossi tech gestiscono i loro rapporti commerciali. Non è di certo un segreto il fatto che da anni Google versi notevoli somme nelle tasche dell’azienda di Cupertino per mantenere come predefinito il proprio motore di ricerca su tutte le linee di prodotti Apple (anche se agli utenti è comunque permesso modificare la preferenza nelle impostazioni).
Inoltre, non è la prima volta che le due aziende si trovano al centro di problematiche di questo tipo: solo qualche mese fa infatti, in Giappone, era stata avviata un’indagine antitrust nei loro confronti. A quanto pare, ora si sono aggiunte nuove accuse ad aggravare il quadro generale.
Potrebbe interessarti anche:
L’AGCM condanna Google, Apple e Dropbox per i loro servizi Cloud
La nuova denuncia ricostruisce questo scenario: Google avrebbe pagato Apple per rinunciare allo sviluppo di un motore di ricerca proprietario, al fine di evitare la spietata competizione che di sicuro si sarebbe venuta a creare tra le due società.
Google e Apple in violazione delle leggi antitrust? Qualche ulteriore dettaglio
Inoltre, il presunto problema non sarebbe circoscritto al solo pagamento: pare infatti che, in base a un ulteriore accordo, Google debba condividere i dati di ricerca con Apple, in cambio di un trattamento di favore su tutti i prodotti della Mela Morsicata. Ad aggravare il contesto si presume che tutte queste collaborazioni siano state sancite durante incontri segreti tra i dirigenti dei due colossi.
Se le accuse venissero confermate, verrebbe anche naturalmente confermata la volontà delle due aziende di collaborare per impedire ai competitor più piccoli di emergere efficacemente in questo mercato, con anche un conseguente aumento delle tariffe pubblicitarie che altrimenti sarebbero ridotte all’interno di un sistema competitivo.
La causa mira a vietare accordi di non concorrenza tra Apple e Google, l’annullamento del patto riguardante la condivisione dei dati di ricerca e di ogni trattamento preferenziale. C’è da ricordare comunque che, a differenza di ciò che afferma l’accusa, Apple ha una propria attività pubblicitaria all’interno dell’App Store e un proprio motore di ricerca, non accessibile dal web, che utilizza per Siri e Spotlight Searches.
Fonte: AppleInsider