Da pochi giorni, più precisamente dal 28 ottobre 2021, è approdato nelle sale di tutta Italia l’attesissimo lungometraggio di Gabriele Mainetti “Freaks Out“, già vincitore del Leoncino d’oro all’ultimo Festival di Venezia.
Il regista romano, che già aveva conquistato critica e pubblico con il suo Lo chiamavano Jeeg Robot nel 2015, torna a collaborare con lo sceneggiatore Nicola Guaglione per questa pellicola di stampo autoriale che mira a portare un cambiamento nel cinema italiano, questa volta con un budget di ben 12 milioni di euro.
Si dice che il secondo film sia il più difficile da realizzare, soprattutto quando il primo ha generato un riscontro positivo. Non sarà facile soddisfare le aspettative ora che l’asticella si è alzata ulteriormente. Come nella precedente esperienza faremo del nostro meglio per fare di più di quello che potremmo permetterci. Alla fine l’approccio produttivo sarà com’è stato con Jeeg … solo su una scala più grande.
dichiarazione da parte della società Goon Films
Dopo anni di commediole demenziali e di drammi borghesi, infatti, Mainetti sta cercando di rivoluzionare il campo cinematografico del nostro Paese portando una ventata di autorialità, sperimentando nuove forme e nuove tematiche, senza, però, rinunciare al suo lato più pop e creando una pellicola comprensibile ed apprezzabile da tutti.
Il cast
A guidare letteralmente e metaforicamente il carro del circo di Freaks Out ci sono Claudio Santamaria (Fulvio), Aurora Giovinazzo (Matilde), Pietro Castellitto (Cencio), Giancarlo Martini (Mario), Giorgio Tirabassi (Israel), Max Mazzotta (Gobbo) e Franz Rogowski (Franz).
La trama
Nella Roma invasa dai nazisti del 1943, quattro artisti circensi vagano per la città mettendo in scena il proprio spettacolo, nel quale intrattengono il pubblico con le capacità sovrumane delle quali dispongono. Il circo per il quale lavorano, il Circo Mezza Piotta è gestito da Israel, elemento conduttore del quartetto. In seguito alla scomparsa di quest’ultimo, i quattro freaks si ritrovano soli ed in balia delle loro eccezionali capacità, così decidono di avventurarsi per Roma.
Il tema supereroistico
Gabriele Mainetti aveva già dimostrato nella sua precedente pellicola di essere perfettamente a proprio agio con il racconto supereroistico, creando non solo una storia originale ed in linea con il genere, ma donandoci anche un cattivo indimenticabile. Con il suo esordio alla regia, infatti, aveva acceso in tutti noi un barlume di speranza che anche nel nostro territorio si sarebbe potuto fruire di prodotti originali con gli stilemi dei cinecomics.
In questo nuovo Freaks Out, il regista lascia ancora più spazio ai superpoteri, facendo ruotare proprio attorno a questi l’intero sviluppo della storia e donandone di particolari ed interessanti anche all’antagonista.
Eppure l’ambizione del lungometraggio è ancora più alta: il film punta a non voler appartenere ad un solo genere cinematografico e, già dalle prime immagini, inizia a muoversi tra il Cinema bellico, il racconto d’avventura ed il cinecomic.
Il villain
Se in Lo chiamavano Jeeg Robot avevamo avuto un villain di tutto rispetto, lo Zingaro, qui abbiamo Franz, un cattivo che, però, non riesce mai a sembrarci realmente tale, probabilmente a causa di una sceneggiatura che non è in grado di approfondire il suo background e a conferirgli profondità.
Inoltre Franz, così come i nazisti in generale, non regala mai momenti di pura cattiveria o di brutali crudeltà. Tutto ciò che, alla fine, ci viene mostrato non è altro che uno sparo a sangue freddo ai danni di un disabile, un tentativo di stupro ed un cranio spaccato.
Volendo forzare un paragone, ciò che risalta maggiormente è che lo Zingaro fosse un villain molto più iconico, senza scrupoli e senza morale.
Influenze e citazioni
Le citazioni di Freaks Out sono veramente molteplici, dal cinema d’autore a quello popolare. Impossibile, già dalle prime scene, non farsi tornare alla mente il rimaneggiamento della Storia che avviene in Bastardi senza gloria di Quentin Tarantino o in Jojo Rabbit di Taika Waititi.
All’interno della pellicola è inoltre presente un elemento anacronistico che ha permesso al regista di rendere omaggio al contemporaneo e alla cultura pop.
Gabriele Mainetti si è occupato personalmente anche della colonna sonora, collaborando con Michele Braga, per regalarci musiche mozzafiato che spaziano dall’atmosfera fiabesca a quella più cupa.
All’interno del film, per un orecchio veramente attento, sono presenti dei rifacimenti al pianoforte di In The Hall of The Mountain King di Edvard Grieg, Creep dei Radiohead e Sweet Child O’ Mine dei Guns ‘n Roses.
Non mancano anche influenze italiane, con citazioni che spaziano anche nel cinema di Fellini e Monicelli, ma anche tra i già citati cinecomics, che Mainetti reinterpreta per creare un nuovo genere all’italiana, così come è già accaduto in passato, ad esempio, con gli spaghetti western.
Eccessiva lunghezza ed epilogo
Come la maggioranza dei film contemporanei, anche Freaks Out gode di un’eccessiva lunghezza; infatti ha una durata di ben 2 ore e mezza.
Questo aspetto, ad ogni modo, non gioca a suo favore, rendendo la pellicola a tratti lunga e confusa, specialmente nell’epilogo.
Proprio a tal proposito, la scena finale si protrae per diverse decine di minuti, con evidenti errori di montaggio che rendono le scene molto confuse e di difficile comprensione agli occhi dello spettatore. È quasi impossibile, in effetti, capire in quale posizione siano molti dei personaggi in confronto al fuori campo, smorzando la linearità della storia.
Questo, comunque, non influisce sul complessivo giudizio positivo del film, che riesce finalmente a regalarci avventure supereroistiche tutte all’italiana, contornato di una fotografia da manuale e ambientazioni suggestive. Non ci resta che sperare in un futuro cinematografico sempre più roseo per Gabriele Mainetti.