Il 2004 è stato un anno denso di eventi:
- al centro NASA di Pasadena (California) giungono le prime immagini rilanciate dalla sonda spaziale Spirit atterrata sul pianeta Marte
- In Giappone esce la visual novel Fate/stay night
- Mark Zuckerberg crea Facebook.
- Il Signore degli Anelli – Il ritorno del re si aggiudica 11 Premi Oscar
- Mozilla Foundation lancia la versione 1.0 del suo browser, Mozilla Firefox.
Questi sono solo alcuni degli avvenimenti che hanno segnato l’anno, limitatamente al mondo cinematografico e tecnologico. Altri due eventi, però, si susseguirono nel corso di pochi mesi durante quell’anno e anche se sul momento nessuno se ne rese conto, sarebbero stati destinati a cambiare non solo il mondo della televisione e della serialità, ma anche quello della società.
Il 2004 è stato l’anno della fine di Friends e dell’inizio di Lost.
Le date fondamentali che prendiamo oggi in esame sono due: il 6 maggio e il 22 settembre.
La prima data è quella della messa in onda dell’ultimo episodio di Friends. La sit-com iniziata nel 1994 chiudeva i battenti dopo 10 stagioni di record d’ascolti e di successo e amore incondizionati da parte del pubblico, lasciando dietro di se un’eredità non indifferente di situazioni, gag ricorrenti e stereotipi che hanno influenzato una moltitudine di comedy degli anni successivi.
La seconda, data, quella che ci interessa maggiormente, è relativa alla messa in onda del primo episodio di LOST. Come abbiamo già avuto modo di dire su queste pagine LOST ha cambiato il mondo della serialità, ridefinendo le regole dei canali broadcast, avvicinandosi più ad una produzione cable. È stata capace di reinventarsi stagione dopo stagione, proponendo sempre dei nuovi personaggi, contestualizzandoli e caratterizzandoli senza farli sfigurare in confronto a quelli precedentemente introdotti.
LOST, all’epoca, fu un vero game-changer. Uno di quei prodotti che riesce a cambiare le regole di un genere, alzando gli standard a livelli mai visti prima e diventando improvvisamente quello da inseguire, quello da raggiungere, quello da eguagliare. Un Maradona della serialità, se vogliamo. Un Michael Jordan del piccolo schermo. Un Tiger Woods della narrazione.
Un cambio di sensibilità
Il 2004, in verità, è stato un anno abbastanza florido per il panorama televisivo statunitense. Ma persisteva ancora quella divisione, come detto poco sopra, tra i canali broadcast e quelli cable, soprattutto in riferimento alle serie drama. Le comedy hanno infatti sempre avuto il loro successo a prescindere dal canale di messa in onda. In questo, NBC la faceva da padrone e il successo di Friends, come già detto, ne è l’esempio più lampante. Tuttavia proprio la fine delle avventure di Ross, Chandler, Joey, Rachel, Monica e Phoebe segnava un cambio di rotta nella sensibilità non solo degli spettatori, ma anche e soprattutto dei produttori e delle emittenti.
Volendo ricercare la qualità più estrema, sempre in riferimento a serie iniziate nel corso del 2004, bisogna andare su Sci-Fi Channel (ora SyFy). Il canale via cavo dedicato alla fantascienza è stato infatti la casa di Battlestar Galactica. Space-opera con influenze politiche e militari, lo show, che ha avuto come backdoor pilot una miniserie andata in onda lo stesso anno, è una re-immaginazione ad opera di Roland D. Moore della serie omonima del 1978 creata da Glen A. Larson.
Il panorama broadcast era invece ancora dominato da altri tipi di prodotti. Il 2004 è stato l’anno, ad esempio, di House, M.D. e di Veronica Mars i quali, pur essendo delle serie che oggi possiamo tranquillamente definire cult, erano ancora legati ad un modo ormai obsoleto di fare serialità, che già in quegli anni iniziava a far sentire i primi scricchiolii. Si trattava infatti di prodotti con alla base una struttura procedurale con un trama orizzontale ridotta all’osso o spalmata nel corso delle stagioni e condita con numerosi episodi autoconclusivi, usando uno stile di narrazione riconducibile al “freak of the week” che ha tanto fatto la fortuna di serie come Smallville, Streghe o X-Files.
Le novità di LOST
LOST ha cambiato le carte in tavola proponendo una struttura più aperta, in cui a farla da padrone non erano gli avvenimenti in se ma i personaggi e le loro azioni che poi portavano a un determinato evento. Rapporti interpersonali, necessità di adattamento, voglia di sapere la verità, diffidenza verso l’ignoto, paura di morire, combattere per proteggere quel che si è ottenuto sono sono alcuni dei leitmotiv che hanno caratterizzato le sei stagioni. Una forte componente mitologica (anche se alcuni aspetti della lore della serie restano ancora oggi un mistero) e un preciso disegno filosofico alle spalle, che ha il suo cardine nel concetto di Isola come entità a se stante e che è riassumibile dalla celebre frase “live together, die alone” sono stati due dei pilastri che hanno fatto il successo della serie.
LOST è ormai quasi maggiorenne. A 17 dalla messa in onda del primo episodio, ci sentiamo in dovere di fermarci un attimo a celebrare la creatura di Abrams e Lindelof per quello che ha dato al mondo della serialità e per quello che continua a dare ad ogni appassionato di televisione.