L’accusa ad Amazon viene direttamente dal Wall Street Journal
Sappiamo tutti quanto ormai Amazon sia centrale nell’economia mondiale, soprattutto dopo l’ultimo anno passato in lockdown, che ci ha impedito di recarci fisicamente nei negozi per i nostri acquisti. Tra scioperi e polemiche varie, Amazon si trova di nuovo al centro dell’attenzione per qualcosa però che fino ad oggi non si era ancora sentito.
La continua lotta tra un mercato online e quello fisico, messo sempre più in ginocchio, è dura e in molti negozi hanno provato ad allargare i propri orizzonti costruendo degli e-commerce, appoggiandosi proprio ad Amazon. Beh, sembra che non si potesse fare scelta peggiore.
Stando a quanto riportato da un audit del Wall Street Journal, sembra infatti che Amazon abbia usato i dati dei propri clienti per copiarne i prodotti e crearne di simili per la propria linea interna (come ad esempio Amazon Basics); ovviamente avere i dati completi dei venditori terzi ha permesso all’azienda di Bezos non solo di creare prodotti simili, ma anche di avere accesso a informazioni come targeting, posizionamento del prodotto, decisioni sul prezzo e così via.
Secondo il rapporto infatti le informazioni rilasciate dai venditori terzi ad Amazon non sono sufficientemente controllate, permettendo ai dipendenti di avere accesso anche alla cronologia delle prestazioni, alle chiavi di autenticazione, gestire i resi e l’inventario. Non solo, ma tutto questo è visibile anche a dipendenti che non avevano né le competenze né la responsabilità di visualizzarli -e tantomeno maneggiarli. A corroborare questo rapporto del Wall Street Journal sono state anche dichiarazioni -rilasciate anonimamente- dei dipendenti di Amazon, che hanno appunto affermato come i dati dei venditori viaggiassero liberamente e senza particolare controllo all’interno dell’impresa.
I sospetti, che già in diversi venditori avevano da tempo a causa della forte somiglianza di prodotti a marchio Amazon lanciati dopo il loro arrivo sulla piattaforma, erano già presenti alle autorità dal 2010.
Ovviamente Amazon ha respinto tutte queste accuse, ma vedremo come e cosa ne uscirà fuori. Basti pensare che, dei 158 miliardi di dollari annuali di vendite, appena l’1% è prodotto dai prodotti a marchio Amazon ma entro il 2022 l’azienda punta a far diventare quell’1% il 10%.
Fonte: Business Insider