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Attacco ransomware al Comune di Brescia: gli hacker chiedono 1,3 milioni di euro

Il Comune di Brescia si è trovato vittima di un grosso attacco ransomware. I tecnici dello Stato sono a lavoro per ripristinare i servizi, ma gli hacker chiedono 1,3 milioni di euro

I ransomware sono tra gli attacchi informatici più aggressivi che esistano. Riescono a bloccare i computer delle vittime criptando tutti i dati sensibili, a cambiare password del sistema (grazie a un nuovo aggiornamento del virus) e l’unico modo che si ha per tornare alla normalità è pagare gli hacker che decriptano i dati. Sono tante le aziende e gli enti governativi che hanno subito questi attacchi, tra cui anche il governo degli Stati Uniti.

Adesso, però, tocca ad una realtà italiana, ovvero il Comune di Brescia che è sotto assedio da qualche giorno. I sistemi amministrativi sono stati infettati proprio da un ransomware DoppelPaymer e ora gli hacker hanno chiesto un riscatto di ben 26 Bitcoin, ovvero più di un milione di euro. L’attacco è avvenuto tra il 30 e il 31 marzo, mentre la conferma da parte dei vertici del Comune è arrivata solo in questi giorni. 

ransomware

Il Comune, tramite la sua vicesindaca Laura Castelletti, ha parlato di una situazione in divenire poiché i tecnici dello Stato stanno lavorando costantemente per ripristinare i servizi. Mentre il sindaco, Emilio Del Bono, ha optato per il no comment, queste sono le parole della sua collega:

“È stato un gruppo di cyber-crime molto organizzato e preparato. Crediamo l’attacco sia tuttora in corso.”

È la prima volta che un attacco ransomware di queste proporzioni colpisce una grande città italiana. Da pochi giorni, però, il sito del comune di Brescia è tornato operativo insieme alla maggior parte dei servizi rivolti ai cittadini. Non si sa bene quale sia la portata totale dell’attacco, anche se alcuni quotidiani parlano di attacchi verso i servizi anagrafe, gestione delle gare di appalto, polizia locale e sistema scolastico. Stante le dichiarazioni dell’ente, infine, i dati dei cittadini sarebbero al sicuro, e questo perché l’anagrafe fisicamente non gira sui server locali ma su un sistema terzo, di Linux.

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Giovanni Arestia

Giovanni Arestia

Ingegnere informatico con la strana passione per la scrittura. Essa, unita alla passione per la tecnologia, mi ha portato ad essere qui. Chiamatemi pure Gioare, ormai anche i miei genitori mi conoscono così.

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