Dal sentimento di insoddisfazione alla critica verso l’industria degli anime: così nasce Puparia
Creato grazie al singolo sforzo di Shingo Tamagawa, Puparia è un potente, curatissimo e ipnotizzante cortometraggio che parla allo spettatore servendosi del silenzio — che usa l’animazione per comunicare attraverso la staticità.
Un documentario pubblicato sul canale YouTube Archipel e intitolato “3 minuti, 3 anni”, ci spiega come è stato realizzato.
Il primo grande passo che ha condotto Tamagawa alla realizzazione di Puparia è la sua decisione di abbandonare il suo lavoro come animatore a causa dell’insoddisfazione che questo gli provocava. Secondo Tamagawa, l’animazione è per sua natura un qualcosa di cui si tende a fruire velocemente e che poi si rimpiazza con facilità, e questa consapevolezza l’ha gradualmente spinto quasi ad odiare il suo lavoro, e con esso l’atto stesso di disegnare.
” […] In quel momento sentì di aver raggiunto il mio limite.”
Dopo aver preso quella drastica decisione, nel 2015, Tamagawa si è completamente distaccato dal mondo dell’arte. Ha affrontato un periodo di circa un anno e mezzo in cui “non ha fatto nulla”. Tuttavia, nel lungo tempo trascorso a passeggiare, Tamagawa ha avuto modo di riflettere e ha iniziato a maturare delle idee.
“Detto semplicemente, ho iniziato a convincermi che i valori che modellano il nostro mondo stessero scomparendo lentamente”, “Sentivo che tutte quelle cose a cui facciamo affidamento e in cui ci identifichiamo fossero dirette verso il collasso.”
Queste idee si sono successivamente tramutate nel desiderio di produrre un qualcosa di suo: una storia che presentasse un mondo visto da una prospettiva diversa. Quel “qualcosa” sarebbe poi diventato Puparia.
Durante il documentario Tamagawa parla del suo approccio al corto e della metodologia di lavoro che ha impiegato per produrlo da zero. Tamagawa era conscio di star lavorando ad un progetto “astratto” e “difficile da comprendere”, e per questo ha pensato di rendere la “superficie” quanto più chiara possibile. La sua idea era quella di evitare “metodi di espressione” poco concreti.
L’obiettivo principale di Tamagawa era quello di imprimere le proprie emozioni all’interno dei diversi personaggi del corto, i quali, per raggiungere quest’obbiettivo, dovevano avere delle espressioni “che li facessero sembrare vivi”. In questo senso, Tamagawa paragona il potenziale espressivo dei personaggi da lui ideati a quelli presenti nei manga.
È quindi già da questo punto che si sviluppa concretamente una delle colonne portanti del cortometraggio di Tamagawa: l’idea di creare un quadro che si muove.
“Io credo che l’animazione abbia anche a che fare con le singole immagini.”
Tagamawa rivela di aver creato Puparia completamente da solo, e confessa di essere certo che nessuno avrebbe voluto aiutarlo nel concretizzare questa sua idea. Per questo per lui “non c’era altra soluzione che farlo da solo.”
Puparia è per il suo autore un progetto necessario che ha deciso di portare a termine principalmente per se stesso. Ecco perché a suo dire questo doveva necessariamente essere un progetto indipendente.
“Anche se fosse rimasto sconosciuto non avrebbe avuto importanza, perché per me realizzare Puparia è stato un passo fondamentale per andare avanti.”
Realizzare questi tre minuti d’animazione, come suggerito dal titolo, ha richiesto 3 anni. “La mole di lavoro era enorme”, commenta Tamagawa. “Ci sono stati giorni in cui non facevo altro che ripulire i disegni e scannerizzarli.”
Allo stesso tempo, però, Tamagawa sottolinea che produrre Puparia interamente da solo gli ha permesso di godersi al meglio il processo di creazione. Tamagawa non aveva sin dall’inizio un’idea chiara di come voleva concretizzare le sue idee, né tanto meno una bozza preparatoria dell’intero corto.
La sua idea di fondo era quella di avere un approccio più libero e sperimentare. In questo modo avrebbe avuto modo di capire gradualmente cosa voleva fare e dove voleva arrivare esattamente.
” [Mentre lavoravo] non sapevo cosa mi sarebbe venuto in mente dopo.”
Il documentario conclude l’intervista con una riflessione di Tamagawa riguardo l’industria d’animazione giapponese. Secondo l’animatore, quest’ultima offre sempre meno spazio a chi tenta di perseguire metodi di espressione sconosciuti. In questo senso, Puparia è per l’autore un modo di mostrare al mondo dell’animazione per le masse che il medium ha ancora qualcosa di nuovo e diverso da dire.
“Non dovrebbe essere esclusivamente una questione di lavorare nel modo più semplice ed efficiente”, afferma Tamagawa. “Se inseguiamo un qualcosa di più alto, un qualcosa di nuovo, sono convinto che con il tempo questo riuscirà ad avere del potenziale anche dal punto di vista commerciale.”
“Io non faccio animazione per essere efficiente. Faccio animazione per creare nuove cose e per generare delle emozioni che non ho mai provato prima d’ora.”