Fate/Apocrypha è una serie estremamente controversa. Sia in generale, sia fra gli appassionati al brand di Fate, sono in molti a ritenerla qualitativamente mediocre, persino pessima. Non manca, anzi, chi arriva a definirla la peggiore in assoluto.
Oggi sono qui proprio per parlarne e per dire la mia su questo spin-off tanto discusso.
Il prodotto non è un disastro come molti credono, anzi, può contare numerosi pregi, purtroppo accompagnati da difetti che abbassano la qualità complessiva dell’opera.
Fate/Apocrypha decide di raccontarci una Guerra del Santo Graal differente da tutte quelle che abbiamo visto in altre opere di questo brand. Al centro delle vicende c’è infatti la Grande Guerra: un conflitto che coinvolge non sette servant, bensì quattordici, ognuno accompagnato dai rispettivi Master.
La serie già dai suoi primi episodi si propone come una sorta di lotta a squadre, nella quale l’obiettivo è eliminare tutti i membri dello schieramento opposto. Niente di più distante da ciò che realmente accade.
Delle premesse interessanti (ma mai realizzate)
Uno dei difetti principali di Fate/Apocrypha è proprio il fatto di non concretizzare mai le proprie premesse. L’idea di vedere uno scontro a squadre, con possibili strategie di gruppo e scontri con molti più personaggi in campo era piuttosto interessante, diversa da tutte le altre serie di Fate che abbiamo visto.
Peccato che tale idea non venga mai realizzata.
I primi episodi sembravano promettere dinamismo, scontri estremamente movimentati e privi di momenti morti nella narrazione. Il dinamismo c’è, non fraintendete.
Ciò che otteniamo, però, è una serie che dopo neanche dieci puntate dimentica completamente quelli che sembravano essere i propri obiettivi.
Le fazioni, Rossi e Neri, scompaiono molto presto, e al loro posto si formano invece due schieramenti di servant – guidati dai Ruler – circondati da qualcuno che invece rimane autonomo, come Jack o Mordred. Purtroppo anche questa logica degli schieramenti costruiti attorno ad un obiettivo comune crolla abbastanza presto.
Se nella “squadra Jeanne” i personaggi sono uniti più o meno dallo stesso obiettivo, nella “squadra Amakusa” troviamo un gruppetto di servant che dopo pochi episodi ricominciano ad agire per conto loro, e la cui storia si discosta completamente rispetto a quella di Amakusa e Semiramis.
Atalanta, per esempio, inizialmente passa dalla loro parte, dopo pochi episodi prende una strada del tutto diversa che la porterà ad un confronto 1vs1 con Jeanne.
E non è l’unica.
Molti personaggi in questa serie sono stati concepiti in opposizione con altri e già a metà serie alcune delle “coppie” di servant che alla fine si scontreranno è palese. Un esempio sono Achille e Chirone.
Questo rimane comunque un elemento interessante della serie, un suo pregio, non lo stiamo negando, ma al tempo stesso è qualcosa di completamente diverso dallo scontro totale fra fazioni di servant che Fate/Apocrypha aveva promesso nel suo incipit.
Personaggi interessanti: i servant
Come ogni altra serie del mondo creato da Nasu, uno dei pregi di Fate/Apocrypha sono alcuni suoi personaggi.
È vero che ci sono servant messi da parte o master che scompaiono troppo presto, ma è vero anche che ce ne sono altrettanti degni di nota e molto ben approfonditi tramite flashback o momenti dedicati interamente a loro.
Mordred, ad esempio, è un personaggio che viene approfondito molto bene. Riusciamo ad intravedere le sue motivazioni, l’umanità dietro ogni suo gesto (persino la rivolta contro Re Artù) e la sua determinazione nel perseguire un codice morale nonostante tutto. Cavaliere della Ribellione, certo, ma in Fate/Apocrypha la vedremo molto spesso agire senza cercare un vantaggio personale, solo perché ritiene che ciò che sta facendo è la cosa giusta.
Amakusa Shirou e Jeanne D’Arc sono entrambi approfonditi molto bene, sebbene nel caso di Jeanne l’anime si perda verso la fine: alcuni aspetti della Santa sono infatti tralasciati o resi volutamente ambigui rispetto al romanzo, primo fra tutti il suo rapporto con Sieg.
I due ruler sono le facce opposte di una medaglia, opposti eppure estremamente simili. Si può dire che l’intera storia ruoti attorno a loro, al loro conflitto, alle loro motivazioni e a come esso andrà a finire. Entrambi si reggono ben saldi sulle loro convinzioni e sulla loro Fede, desiderano riuscire a salvare qualcuno: come farlo (o se farlo) è uno dei dilemmi fondamentali di Fate/Apocrypha, nonché il nucleo stesso del conflitto.
Anche Vlad, sebbene presente solo nella prima metà della serie, si dimostra un personaggio estremamente interessante nonostante venga spesso ignorato dal fandom. È un re orgoglioso, potente e carismatico, esattamente come Vlad III dovrebbe essere, che non si fermerà di fronte a nulla pur di imporre il proprio potere e conquistare il Graal.
Personaggi interessanti: i master
A proposito di Shishigou, lui è fra i master che vengono approfonditi meglio assieme a Caules e Fiore.
Il rapporto che il negromante sviluppa con Mordred è ad oggi uno dei miei preferiti fra Master e Servant. I due si capiscono perfettamente, accettano ciascuno le sofferenze e i desideri dell’altro e si fanno da spalla. Non c’è alcun un rapporto di subordinazione, né di dipendenza, nessuno dei due si impone sull’altro: sono due pari che lottano per realizzare i propri desideri e quelli del compagno, che comprendono perfettamente pur non potendoli condividere.
Caules e Fiore sono invece due Master che riescono a darci un punto di vista diverso rispetto a tutti quelli presenti nella serie.
Sono due giovani maghi, consapevoli del ruolo che ricoprono nella loro famiglia e di quelli che un giorno saranno i loro doveri. Ciononostante, riescono a mantenere la loro umanità ed è evidente il conflitto che entrambi provano tra l’essere maghi o esseri umani. Sono due cose difficilmente conciliabili e i due, nonostante la giovane età, nel corso della serie dovranno necessariamente riconoscerlo.
I due fratelli maturano, crescono insieme fino a prendere due strade opposte. Una rinuncia alla propria vita come mago, l’altro la abbraccia completamente, prendendo il posto della sorella maggiore.
Questi tre Master sono quelli che più di tutti risaltano, oltre a rappresentare secondo me alcuni dei punti più alti raggiungibili da un rapporto servant-master.
Menzione d’onore anche a Darnic: questi ha lo stesso screentime di Vlad, il suo servant, ma entrambi spiccano particolarmente anche grazie ad un’accoppiata perfetta master-servant. Si somigliano moltissimo, entrambi sono leader carismatici e senza scrupoli. La chiave della validità di questi due personaggi è proprio questa: sono talmente simili da completarsi a vicenda, e ciascuno dei due riesce a spingersi, in certi aspetti, laddove l’altro non oserebbe mai.
…E personaggi meno approfonditi
Purtroppo ai personaggi approfonditi se ne accompagnano altri lasciati da parte. Questo sembra essere uno dei motivi che spingono a ritenere Fate/Apocrypha un prodotto decisamente inferiore a tutte le altre serie legate a Fate.
Ci troviamo di fronte a una serie piena di personaggi abbandonati o che spariscono dopo pochi episodi senza lasciare traccia. Sigfrido è forse l’esempio più significativo di questo vizio: sebbene ci venga presentato come un personaggio fondamentale nonché uno dei più forti della sua fazione, scompare nel giro di poche puntate e di certo non basta un piccolo flashback per consentirci di annoverarlo fra i personaggi più riusciti della serie.
Lo stesso destino tocca a servant come Avicebron o Spartacus. Salvo brevi momenti nei quali sembrano diventare una minaccia per tutti i gli altri servant sono completamente marginali e caratterizzati in modo molto superficiale.
Avicebron, in particolare, è una grande delusione. Il golemante ha delle potenzialità, non vale meno degli altri e infatti in un capitolo di Fate/Grand Order ha finalmente il suo momento di gloria. Comunque, il fatto che un personaggio venga approfondito maggiormente in un’opera dove è marginale piuttosto che nella serie in cui nasce è un’ulteriore conferma dei grandi problemi di Fate/Apocrypha.
Potrei citarne altri, come Shakespeare, Semiramis, lo stesso Astolfo – molto presente nell’anime – poteva essere molto meglio approfondito nel suo essere stato un paladino di Carlo Magno…
Un grande difetto di Fate/Apocrypha, in generale, è il seguente: la novel possiede diversi capitoli dedicati interamente ai singoli personaggi per approfondirne storia, motivazioni e tutto ciò che il lettore aveva bisogno di sapere.
Per motivi di tempo, questo nell’anime è assente, perciò inevitabilmente alcuni servant risultano molto meglio approfonditi di altri, che vengono invece lasciati a se stessi.
Un adattamento troppo frettoloso
Quello precedentemente citato è un punto che si ricollega a quello che, in definitiva, potremo definire il più grande difetto di Fate/Apocrypha.
L’anime è tratto da una serie di light novel conclusa in cinque volumi. Fate/Zero, nello stesso numero di episodi di Apocrypha, è stato in grado di trasporre in modo quasi completo quattro volumi. Riuscite ad intuire cosa c’è che non va?
Fate/Apocrypha si propone, in soli 25 episodi, di trasporre cinque volumi. Niente di sbagliato, gli sceneggiatori potevano effettivamente produrre un buon lavoro, ma purtroppo questo non è avvenuto. Non completamente, almeno.
Il risultato di questo adattamento è una serie che viaggia su due velocità: una prima parte che adatta molto fedelmente gli avvenimenti dei romanzi, che laddove possibile cerca di concentrarsi sui personaggi e regalarci, almeno per qualcuno, un’ottima caratterizzazione, e una seconda parte, palesemente frettolosa.
La seconda parte della serie è evidentemente la peggiore: avvenimenti che si susseguono senza un senso, plot armor, personaggi che scompaiono dalla scena senza neppure avere avuto un momento di approfondimento… Gli ultimi episodi in particolare sono un disastro, ma ne parleremo dopo.
Fate/Apocrypha avanza una pretesa gravissima: chiede agli spettatori di trovare una spiegazione per ciò che accade. Domande su domande, plot twist e plot armor a fare da contorno, molte domande rimangono senza risposta in questa serie.
E visto quanto bene si era presentata questa serie, forse si tratta del difetto più grande: Fate/Apocrypha si presenta come un prodotto interessante, innovativo, curioso. Dà delle aspettative agli spettatori, e purtroppo no, non le rispetta. Non fino alla fine.
Il protagonista peggiore di tutto il Nasuverse?
Non prendiamoci in giro: Sieg è semplicemente imbarazzante.
Si sente molto spesso parlare male di protagonisti come Shirou o Hakuno, ma la verità è una sola: se Amakusa fosse stato il protagonista di Fate/Apocrypha al posto di Sieg, la serie sarebbe stata molto più gradevole ed interessante.
Il fatto è che il brand di Fate ci ha abituati a protagonisti scritti benissimo, coi quali possiamo immedesimarci e dei quali riusciamo perfettamente a comprendere le motivazioni e la volontà. Shirou, Kiritsugu, persino Fujimaru nella trasposizione della singolarità di Babilonia è caratterizzato senza dovere ricorrere solo ed esclusivamente a stereotipi (per quanto sia uno dei punti più deboli della serie).
Ed è ovvio: Sieg, in mezzo a tutti questi personaggi principali degni di tale nome, sfigura decisamente.
Siamo di fronte ad un personaggio piatto, le cui motivazioni rimarranno ignote dall’inizio alla fine.
Nello scrivere il personaggio di Sieg sembra quasi che gli sceneggiatori si siano chiesti: perché caratterizzare seriamente un personaggio, quando possiamo riempirlo di stereotipi e spacciarlo per un protagonista fatto bene? Perché questo è esattamente quello che l’homunculus è: un’accozzaglia di stereotipi presenti in qualunque shonen, visti e rivisti.
Sieg non è interessante, non ci spinge a volere sapere di più sul suo conto, anzi i suoi monologhi sono tra le scene peggiori di tutta la serie.
Quello che è peggio, poi, è che per qualche assurda ragione la metà dei personaggi sembra siano dalla parte di Sieg a prescindere, come se avessero detto chissà cosa, rendendo il personaggio solo più irritante, oltre che irrealistico. Per quale assurdo motivo Jeanne d’Arc dovrebbe essere così legata a lui, al punto da porlo inconsciamente un gradino sopra chiunque?
Lo sviluppo delle relazioni fra l’homunculus e gli altri personaggi, è come lasciata alla fantasia dello spettatore: totalmente inesistente, come la sua caratterizzazione.
La conclusione e lo scontro finale
Una delle parti più belle di Fate/Apocrypha è il conflitto, fisico e ideologico, fra Jeanne ed Amakusa che raggiunge il suo culmine col termine della serie. Accanto a questo nell’ultimo episodio abbiamo anche l’apice di quella pretesa di conoscenza che la serie avanza della quale ho parlato prima: l’episodio 25 è un susseguirsi di avvenimenti senza né capo né coda, senza la minima spiegazione né contesto.
Si torna a parlare di Fran, che in qualche modo passa i propri poteri a Sieg perché altrimenti non avrebbe mai sconfitto Amakusa. E non è tutto! Il nostro protagonista decide di farsi trasformare in un drago per… Spostare il Graal fisicamente, in modo da impedire che si realizzi il desiderio del Ruler.
Perché? Perché sì.
Se vi aspettate una spiegazione per tutto ciò che succede al termine rassegnatevi: non la avrete. Gli sceneggiatori hanno deciso che era molto meglio chiudere la serie così. Perché? Perché sì.
OST spettacolari
Come molti di voi sapranno, qualche mese fa sul server americano di Fate/Grand Order si è svolta la collaborazione con Fate/Apocrypha.
Non mi soffermerò sull’evento in sé, ma su un punto in particolare. Questo evento mi ha spinta ad apprezzare ancora di più le OST del suo adattamento animato.
Durante la visione, devo ammetterlo, molto spesso non prestavo particolare attenzione al comparto sonoro, forse perché molto spesso gli effetti dei combattimenti erano assordanti e troppo rumorosi e soffocavano le OST.
Grazie a Fate/Grand Order ho apprezzato certe musiche a dir poco spettacolari presenti in questa trasposizioni. Inclusive, forti, rimangono immediatamente in testa e si adattano ognuna al momento in cui sono collocate.
Non raggiungiamo la grandezza di Yuki Kajiura ma penso che le OST di Fate/Apocrypha abbiano molto poco da invidiare a quelle di serie come Fate/Zero. Un consiglio: correte ad ascoltare alcune delle principali.
Belle anche le due opening. Anche qui: non raggiungiamo i livelli di Aimer o Kalafina, ma sono delle sigle che si lasciano apprezzare.
Conclusione
Non credo che Fate/Apocrypha sia un prodotto pessimo come molti lo definiscono. Ha indubbiamente numerosi difetti, ma tutti sono accompagnati da dei pregi. Il problema principale, alla fine, è che il brand di Fate ci ha abituati a prodotti molto migliori di così, da ciò deriva la delusione generale nei confronti di questa serie.
Fate/Apocrypha, in mezzo a prodotti validissimi come Fate/Stay Night o Fate/Hollow Ataraxia non riesce a fare il salto di qualità e si accontenta di essere un prodotto mediocre, godibile, ma che non spicca fra i titoli del Nasuverse.
Ciononostante è riuscito a farci conoscere e apprezzare diversi personaggi, ancora oggi fra i più discussi nel fandom, oltre a generare meme eterni (vero, Astolfo?).
7 è un voto onestissimo per questa serie ed è esattamente ciò che si merita: di più sarebbe impensabile, ma darle di meno significherebbe non riconoscere i pregi che, malgrado tutto, Fate/Apocrypha possiede.
Per rimanere informati sul mondo nerd, continuate a seguirci sul nostro sito DrCommodore.it e su Facebook, Instagram, Telegram, YouTube, Discord, Steam e Twitch.
Se siete interessati ad anime e manga seguiteci sui nostri social dedicati: Facebook e sul canale Youtube!